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lunedì 5 maggio 2014

E le ragazze rapite in Nigeria? (da ilPost)

Nella notte tra lunedì 14 e martedì 15 aprile decine di militanti armati hanno fatto irruzione in un dormitorio di Chibok, nel nord-est della Nigeria, catturando e facendo sparire centinaia di ragazze tra i 15 e i 18 anni. I sequestratori sono arrivati sul posto con dei camion e si sono spacciati per soldati, dicendo di dover spostare le ragazze per motivi di sicurezza. Poi hanno ucciso un soldato e un agente di polizia, bruciato decine di case, rubato alcune scorte alimentari e caricato le donne sui camion scoperti. Alcune di loro sono riuscite a saltare dai veicoli in corsa e a tornare a casa, altre sono scappate nei giorni seguenti: in totale, una quarantina di loro è riuscita a salvarsi. Le ragazze ancora in mano ai sequestratori dovrebbero essere circa 190.
Si pensa che le ragazze siano tenute prigioniere nella foresta di Sambisa, nascondiglio dei militanti di Boko Haram, gruppo estremista islamico molto violento responsabile di tantissimi attentati in Nigeria. (...)

Boko Haram significa “L’educazione occidentale è proibita” (anche se il significato reale di “boko” è “falso”). Il vero nome del gruppo è Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad, che in arabo sta per “Popolo impegnato nella diffusione degli insegnamenti del Profeta e della Guerra santa”. L’organizzazione è stata fondata nel 2002 dal leader Ustaz Mohammed Yusuf nello stato del Borno, dove l’islamismo è molto radicato sin dalla presa britannica del Califfato di Sokoto nel 1903, nel nord povero della Nigeria ancora oggi a maggioranza musulmana – a differenza del sud cristiano e più agiato. Ustaz Mohammed Yusuf fu ucciso il 30 luglio 2009 in un carcere di Maiduguri dopo esser stato arrestato dalle forze di sicurezza nigeriane. Secondo la versione ufficiale sarebbe morto in un tentativo di fuga, ma successive indagini hanno smentito questa ricostruzione e diversi agenti sono stati incriminati per omicidio volontario.

Boko Haram ha ucciso almeno 2.300 persone dal 2010, secondo le stime giornalistiche e i rapporti di Amnesty International. Il suo obiettivo principale è l’applicazione della sharia nell’intera Nigeria, dove in realtà già vige dal 1999 in vari stati del nord del paese. L’organizzazione vieta ogni commistione con lo stile di vita occidentale, dalla cultura all’istruzione, fino ai jeans e alle t-shirt. Mohammed Yusuf diceva addirittura che la forma sferica della Terra era un falso assunto così come il darwinismo, perché tutto questo era contrario agli insegnamenti del Corano. Il gruppo esecra ogni interpretazione considerata “deviante” del Corano e infatti, come avvenuto in diversi attentati, non si limita ad attaccare le chiese ma anche moschee “troppo moderne”. Dopo la morte di Yusuf il gruppo si è diviso in tre diverse fazioni (una di queste pare avere profondi legami con al Qaida nel Maghreb islamico) e ha aumentato decisamente la portata dei suoi attacchi, nonostante il governo nigeriano dichiari regolarmente di “avere la situazione sotto controllo”.(...)

Diversi giornali internazionali si sono occupati della vicenda del rapimento delle studentesse. In molti hanno da subito criticato l’atteggiamento e le operazioni del governo nell’affrontare le ricerche. L’inviato della BBC Will Ross a Abuja, per esempio, dice che è davvero «sorprendente» che le ragazze non possano essere trovate dato che ci sono rapporti che testimoniano il loro spostamento, molto lento, in convogli di veicoli. Questo viene dunque interpretato come il segnale che ci sono parti nel nord-est della Nigeria completamente off limits per le forze armate nigeriane.

Charlotte Alter, giornalista del Time, si spinge oltre. Non solo rivolge delle critiche al governo ma anche ai media statunitensi e internazionali in genere, dicendo che hanno in qualche modo consentito al governo di «nascondere tutto sotto il tappeto ignorando la storia per settimane». Negli ultimi tempi i giornalisti e i lettori si sono appassionati alla ricerca del volo MH370, a quella dei superstiti della Sewol naufragata in Corea del Sud, addirittura alla ricerca dei candidati alla presidenza americana per il 2016, ma non a quella delle ragazze scomparse in Nigeria.

mercoledì 9 gennaio 2013

Il Nobel Soyinka: “L’islam politico è peggio della schiavitù” (ilFoglio)

Una testimonianza su cui riflettere. L'Islam teocratico e fondamentalista non è l'unica voce di una fede professata da milioni di persone in tutto il mondo e non vanno fatte semplificazioni; ma non possiamo negarlo: c'è il forte rischio che possa diventare la parte vincente e politicamente più forte, soprattutto se non si guarda con attenzione a quello che avviene in Africa.

FMM


“Potete uccidermi se questo è il vostro modo di agire, ma le vostre bombe non mi costringeranno mai a sedermi a un tavolo con voi”, aveva detto di recente l’ottantenne Wole Soyinka dopo le minacce di morte che gli erano arrivate da Boko Haram, il potente gruppo islamista che sta insanguinando la Nigeria facendo strage di cristiani. Il nome del premio Nobel per la Letteratura del 1986, autore di capolavori quali “L’uomo è morto”, è infatti in cima alla lista degli intellettuali africani che i terroristi vorrebbero eliminare. Il servizio d’intelligence nigeriano ha da poco consigliato a Soyinka di tagliarsi la barba per evitare di essere riconosciuto per strada. 
Dopo essere finito nel mirino dei fondamentalisti islamici, il premio Nobel, fra le personalità più prestigiose dell’Africa e storico protagonista delle battaglie per la democrazia, torna a scrivere contro i terroristi e gli islamisti con un nuovo libro “On Africa”.

Il libro contro “l’aggressione egemonica dell’islam politico” esce nel momento in cui nella Nigeria natia di Soyinka decine di cristiani ogni giorno vengono uccisi dai terroristi. Nel grande plateau subsahariano descritto da Soyinka impazza l’odium fidei. Secondo Philip Jenkins, uno dei massimi esperti di religioni, “in Nigeria è in gioco l’equilibrio fra islam e cristianesimo”. Uno scontro che più che dalle immagini del film di Sydney Pollack “La mia Africa”, che inscena un continente opulento e affascinante, è simboleggiato dal villaggio nigeriano di Dogo Nahawa, dove gli islamisti hanno falcidiato a colpi di machete trecento cristiani, la maggior parte donne e bambini.  Trenta i fedeli uccisi una settimana fa. Prima, a Chibok, nel nord-est del paese, durante una funzione religiosa in una chiesa presa d’assalto da uomini armati. Poi a Musari, vicino al quartier generale dei militanti della setta islamica Boko Haram: i terroristi hanno tagliato la gola a quindici cristiani durante la notte. (...)

Il Nobel Soyinka: “L’islam politico è peggio della schiavitù”