domenica 7 settembre 2014

L'Invincibile Debolezza Della Politica

Non so a chi fossero esattamente rivolte le parole del Presidente del Consiglio contro i "tecnici" che sarebbero cresciuti all'ombra della prima Repubblica.​ Ma è il caso di annotarle, insieme alle parole contro le élites che si riuniscono a Cernobbio, e quelle contro i professoroni e le parti sociali.

Forse sono parole di successo; successo facile; ma questo non toglie che possano assumere un significato inquietante, e che denotino più frustrazione che non vera capacità di leadership.

Frustazione che è la frustrazione della politica, italiana e non solo, angosciata - comprensibilmente - dalle difficoltà che incontra nel tentativo di riacquistare un'"autonomia" che non può più avere; questo non perché vi siano Tecnocrati Cattivi che complottano insieme ai Grandi Magnati della Finanza sulle rive di un lago, ma perché il mondo dopo il Muro si è svelato nella sua complessità, e si è reso (più) evidente che non puoi guidare la macchina-Stato senza relazionarti con le altre realtà. E se sbandi, puoi anche avere il 90% dei voti, ma prima o poi le altre vetture ti chiedono di accostare e di far guidare chi è più "competente". 

In quanto al desiderio di "saltare" le mediazioni sociali, c'è chi può giudicarla come la rivendicazione democratica dell'eguaglianza del voto dei cittadini. 
Legittimo pensarlo così, ma  - temo - falso.

La rete delle regole democratiche non vive d'aria, ma si "incarna" in una data società, in un dato tempo, in una data condizione di rapporti sociali, che non vengono "annullati" dal voto; certo, il voto eguale è un elemento essenziale della nostra comunità politica, per fortuna. Ma il giorno dopo il plebiscito, le rappresentanze sociali riprendono il loro "autonomo" (per quel che possibile) significato, e pretendono - inevitabilmente - di essere ascoltate dalla politica.

Dire che si possono "saltare" i corpi sociali, può significare quindi solo immaginare una società politica semplificata, ma falsa. E le rappresentanze sociali sarebbero comunque presenti, magari sotto aspetti peggiori (questo il rischio, per esempio, nella continua denigrazione dei sindacati confederali, certo bisognosi di profonda riforma: che - sconfitti loro - possano apparire al loro posto sindacalismi non regolati e poco inclini alla mediazione; altro che scomparsa del conflitto...).

Conviene accogliere con sano scetticismo, quindi, le "prove di forza verbali" della politica. 

Sarà lungo - e non semplice - il cammino che può portare una politica europea a rifarsi forte e autorevole; e non passerà per i bei discorsi, ma per arricchimento di "competenze" e capacità di costruire relazioni complesse, senza desiderio di abbattere avversari fantasiosi e troppo comodi.

Francesco Maria Mariotti

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