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sabato 19 ottobre 2013

Contro il negazionismo, per la libertà della ricerca storica (2007)

[riproposto sul sito di Wu Ming foundation]
Il Ministro della Giustizia Mastella, secondo quanto anticipato dai media, proporrà un disegno di legge che dovrebbe prevedere la condanna, e anche la reclusione, per chi neghi l’esistenza storica della Shoah. Il governo Prodi dovrebbe presentare questo progetto di legge il giorno della memoria.
Come storici e come cittadini siamo sinceramente preoccupati che si cerchi di affrontare e risolvere un problema culturale e sociale certamente rilevante (il negazionismo e il suo possibile diffondersi soprattutto tra i giovani) attraverso la pratica giudiziaria e la minaccia di reclusione e condanna. Proprio negli ultimi tempi, il negazionismo è stato troppo spesso al centro dell’attenzione dei media, moltiplicandone inevitabilmente e in modo controproducente l’eco.
Sostituire a una necessaria battaglia culturale, a una pratica educativa, e alla tensione morale necessarie per fare diventare coscienza comune e consapevolezza etica introiettata la verità storica della Shoah, una soluzione basata sulla minaccia della legge, ci sembra particolarmente pericoloso per diversi ordini di motivi:
1) si offre ai negazionisti, com’è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d’espressione, le cui posizioni ci si rifiuterebbe di contestare e smontare sanzionandole penalmente.
2) si stabilisce una verità di Stato in fatto di passato storico, che rischia di delegittimare quella stessa verità storica, invece di ottenere il risultato opposto sperato. Ogni verità imposta dall’autorità statale (l’“antifascismo” nella DDR, il socialismo nei regimi comunisti, il negazionismo del genocidio armeno in Turchia, l’inesistenza di piazza Tiananmen in Cina) non può che minare la fiducia nel libero confronto di posizioni e nella libera ricerca storiografica e intellettuale.
3) si accentua l’idea, assai discussa anche tra gli storici, della “unicità della Shoah”, non in quanto evento singolare, ma in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altro evento storico, ponendolo di fatto al di fuori della storia o al vertice di una presunta classifica dei mali assoluti del mondo contemporaneo.(...)

mercoledì 16 ottobre 2013

Contro Il Negazionismo, No Al Reato Di Negazionismo

No, il reato di negazionismo non serve. Non serve alla memoria, e rischia di far apparire verità storiche come "verità di Stato", da non discutere. Verità "eccessivamente tutelate", in un certo senso, tolte al dibattito fra storici e cittadini per essere poste in uno "spazio sacro", che non può esistere - in realtà - in una società che si vorrebbe laica (e che forse lo è sempre meno, ma per strade molto "imprevedibili"). Verità che quindi appariranno - anche (e forse soprattutto) ai giovani - più fragili, non più forti. 

Come si può essere credibili difensori della libertà, se si costruiscono "tabù storici" attraverso la legge?

Inoltre, il reato di negazionismo, per quanto comprensibile qui e ora, può essere un pericoloso "precedente" a cui in futuro potrebbero appellarsi gruppi di pressione che volessero tutelare le loro "verità storiche" attraverso lo strumento della legge. Il rischio di una storia "lottizzata" è forte (e forse lo vediamo già con le diverse ricorrenze della memoria che abbiamo istituito nel nostro paese).

Combattere il negazionismo della Shoah è un dovere democratico. Ma la battaglia deve essere giocata nel campo delle opinioni e del dibattito storico, con le armi proprie del libero confronto democratico. 

Francesco Maria Mariotti