Penso a queste ore di tensione del nostro Paese, penso all'ansia con il quale stiamo attendendo un giudizio dei mercati sulle parole del nostro presidente del Consiglio, in questi giorni sempre più Presidente di tutti noi, piaccia o meno la persona che ricopre questa carica.
Abbiamo tutti paura, proviamo ansia nel dover affrontare una crisi di impoverimento, e un balzo indietro di anni, sotto vari punti di vista, sia di ricchezza che di diritti. E' un timore che condividiamo con i nostri fratelli europei, che non abbiamo ancora imparato a chiamare concittadini, anche se ormai collegati a loro da vincoli economici e non solo.
Epperò, se è proprio in questa distanza fra il "già" e il "non ancora" che si apre lo spazio dell'angoscia, qui è possibile anche quello della speranza. E' proprio questo già essere de facto legati ma non ancora cittadini-assieme che si pone lo spazio politico reale, che non è quello delle discussioni che vediamo o facciamo fra noi, ma lo spazio della possibilità che si concretizza, della collettività che si dà una forma giuridica e legale, della libertà attiva che crea nuovi confini di autonomia (pur con tutti i limiti che essa può avere...).
La parte sincera del rigetto antipolitico che stiamo vivendo - non solo in Italia, ma in tutto l'Occidente - è il fatto che le "arene pubbliche" già costituite non appaiono più in grado di cambiare e governare il reale. Camminando lungo un sentiero stretto (perché c'è sempre il rischio di scivolare nella costruzione di nuovi idoli, nuovi Faraoni che ci facciano schiavi), la politica ha nello spazio europeo il suo unico attuale ambito concreto: ma deve porlo in essere velocemente.
Il salmo 57 inizia nella paura, chiede il rifugio a Dio dal pericolo, dal leone che azzanna; è angoscia reale anche di imprecisati nemici che tendono reti in cui si rischia di cadere. Ma il breve componimento si rovescia presto in fiducia, chiede al cuore, e all'arpa e alla cetra di svegliare l'aurora, di accelerare i tempi: è la speranza attiva che fronteggia il pericolo, e che scopre che nella fossa sono caduti i veri nemici, le nostre paure.
Dal dolore di questi giorni, siamone certi, potrà nascere qualcosa di più grande: sarà certo un travaglio duro, ma sappiamo che non saremo sconfitti.
Francesco Maria Mariotti
"(...) In questa fase storica i passi importanti da fare sono tre: 1. fronteggiare la speculazione sistemando i debiti pubblici in eccesso con operazioni di finanza straordinaria simili a quelle usate per la grande crisi 1929-33; 2. dare poteri fiscali autonomi (tassazione e emissione di titoli) agli organi dell’Unione su specifiche materie, lasciando il resto delle competenze agli stati-membri; 3. ampliare il mandato della Banca centrale europea, consentendo a essa, senza obbligarla, di intervenire sul mercato dei cambi e sul debito pubblico. In breve, è necessaria una nuova fase costituente europea (...)."
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