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giovedì 29 marzo 2012

La Saputa Ingenuità di Monti


La "saputa ingenuità" di Monti nel mettere in tensione l'"arco costituzionale" che lo appoggia non deve preoccupare. E' scritto nel codice genetico di questo governo la tensione con il mondo politico che lo sostiene; e Monti è pienamente consapevole del fatto che ha bisogno dei partiti per poter compiere il lavoro che è stato chiamato a definire. Al tempo stesso le forze politiche di destra e di sinistra dovrebbero accettare pienamente la sfida che egli e il suo governo pongono. 
Da questo punto di vista non ha molto senso, a mio avviso, parlare di obiettivi o addirittura rivalità personali che serpeggerebbero nell'esecutivo. Se Monti avesse intenzione di candidarsi con un suo partito, significherebbe rinunciare al ruolo storico  che gli è spettato, ruolo pari a quello che ha avuto Carlo Azeglio Ciampi, così simile e al tempo stesso così lontano da lui. Lasciando stare i dietrologismi da giornale, guardiamo alle cose stesse: l'emergenza non è finita, e la fisiologica tentazione della politica di riprendere il gioco, deve essere contrastata, per il momento. Non solo dall'esterno dei partiti, non solo dal punto di vista "impolitico-tecnico", se vogliamo dire così, ma anche - e soprattutto - dall'interno del mondo stesso della politica e da parte della forze sociali deve venire la consapevolezza che stiamo attraversando un cambiamento strutturale, una rivoluzione paradigmatica dei linguaggi e delle pratiche che hanno costituito il patto della prima Repubblica, di cui la (presunta) "seconda" era solo una propaggine.

Ora, con la crisi sistemica europea, forse veramente si può cambiare, forzati dall'esterno.
Accettino tutti la sfida che non è di Monti, ma di un terremoto che ci sta colpendo
Ma pensiamo già alla città che costruiremo dopo, insieme.

Francesco Maria Mariotti


Sulla carta, dunque, per la seconda economia manifatturiera d'Europa c'è ampio spazio per risalire la china. Meglio però usare il condizionale. Non solo perché finora il sistema-Paese non ha saputo sfruttare a fondo opportunità e promesse della globalizzazione. Ma anche e soprattutto perché troppo spesso il sistema-Paese è assente all'estero. E quando mostra il suo biglietto da visita agli investitori stranieri, invece di attirarli, tende a scoraggiarli quando non a respingerli. Il caso di British Gas e della sciagurata storia del rigassificatore di Brindisi è cronaca recentissima. Ma si potrebbe ricordare quella di At&t che nel 2007 voleva comprare Telecom Italia ma fu bocciata dal Governo: da allora pare preferisca fare affari in Spagna, dove sarebbe presenza gradita. di Adriana Cerretelli - Il Sole 24 Ore - leggi su Italia e Asia, la via da seguire

Detto questo, l'uscita del premier si presta a una serie di critiche. In primo luogo, certi concetti non possono essere reiterati ogni giorno. Monti lo aveva appena detto («io non tiro a campare»): perché ripetersi, visto che non sono emerse particolari novità nelle ultime 48 ore? Tutta questa insistenza nel sottolineare i limiti dei politici tradisce una certa insofferenza che in apparenza è impolitica. E tra l'altro contraddice l'attitudine felpata e molto astuta del primo Monti, quello che tra novembre e gennaio ha messo in riga i partiti coprendoli di elogi o almeno di riferimenti rispettosi. In secondo luogo il premier tende a mescolare piani diversi. di Stefano Folli - Il Sole 24 Ore - leggi su Confessioni di un impolitico?

"A Monti chiederei di ridurre il costo della forza lavoro", dice Donata Novellone. Amisco stima che cumulativamente versa il 50% dei propri profitti al governo, al netto del lavoro e altri costi. Ma "più di tutto", sottolinea il Wsj, gli imprenditori vogliono quello che ogni politico italiano ha promesso: "Semplicità e prevedibilità". Donata Novellone lamenta che ogni due mesi ci sono leggi nuove, ogni tanto cambiano, talvolta sono retroattive. "La burocrazia ci sta uccidendo". Il carico delle scartoffie è tale che "Ci vogliono consulenti per ogni cosa". di Elysa Fazzino - Il Sole 24 Ore - leggi su "Non possiamo continuare così"


La politica non sta riguadagnando terreno. Questo Monti lo sa. E quando gira per il mondo, ieri l’Europa oggi l’Asia, chiede fondamentalmente una prova di fiducia verso il nostro paese incardinata sulla propria figura. Raccontare ai giapponesi che i partiti non hanno consenso e prospettare il loro ritorno al potere è un controsenso a meno che non si abbia in animo di continuare a svolgere questo ruolo di garanzia sopra il sistema politico. Se fossi un investitore estero e decidessi di scommettere sull’Italia perché mi ha convinto il suo massimo rappresentante politico difficilmente potrei accettare che di qui a qualche mese il mio garante sparisca dalla scena. Questo Monti lo sa, lo sanno le imprese che guardano all’estero, lo sa l’opinione pubblica, con buona pace dei neo-radical. Così a poco a poco Monti si sta costruendo quel piedistallo fondato sulla propria indispensabilità che sarà il vero motore dei prossimi mesi della politica italiana. Leggi il resto: La Terza Repubblica ha già il suo leader

venerdì 2 marzo 2012

La Verità, Vi Prego, Sui Conti (Grecia, Spagna... Europa)

Pensando al caso greco e alla situazione della Spagna (pare che i dati economici vengano rivisti in peggio rispetto a quanto detto da Zapatero prima delle elezioni), credo che sia oramai necessario pensare, costruire e programmare strumenti e procedure che mettano in grado i cittadini di conoscere i veri dati di bilancio prima delle campagne elettorali. 

Un organismo terzo, magari Dirigenti non politici della UE e della BCE che controllino lo stato dei conti pubblici un mese prima del voto, costringendo chi esce a spiegazioni sullo stato delle  cose e forzando i contendenti del futuro a fare promesse che sia possibile mantenere. 

Sarebbe una sorta di "educazione finanziaria e politica" per tutti noi, e avremmo così una procedura comune per rendere credibili le politiche dei governanti. 

Si dovrebbe in questo senso pensare anche a momenti "istituzionali" di "campagna elettorale regolata" in cui le proposte dei contendenti vengano discusse in pubblico, con trasparenza, e con l'ausilio di pareri anche di parte, ma fondati e verificabili, ovvero discutibili e falsificabili. 

La democrazia europea è sotto stress e non può continuare nel giochetto delle stime riviste, o smentite; non possiamo più tollerare campagne elettorali in cui si promettono cose che poi non possono essere mantenute perché la precedente gestione non ha fatto bene i conti. 


In Italia questa cura andrebbe fatta fin da subito, per gli Enti Locali.

E' commissariare la democrazia? O è difenderla dai suoi mali interni?

Francesco Maria Mariotti

In Spagna il disastro della gestione Zapatero si fa sempre più evidente. Dopo il dato sul deficit del 2011, molto più alto delle attese, oggi il governo di Mariano Rajoy ha tagliato la previsione della crescita per il 2012 dal +2,3% al -1,7% mentre ll target per il deficit è stato elevato al 5,8%, molto di più rispetto al precedente vincolo concordato con l’Ue, fissato al 4,4 per cento. «Il premier Zapatero ci aveva garantito che i margini operativi per un veloce rientro del deficit c’erano. È evidente che non è così», spiega un alto funzionario della Commissione europea a Linkiesta. E ora per Madrid potrebbe scattare la procedura d’infrazione.



giovedì 1 marzo 2012

L'Emergenza Non E' Finita

Bene lo spread che scende, ma guai a farsi illusioni. Giustamente Monti oggi usa toni più ottimisti di quelli utilizzati in passato, ma sa benissimo che lo sforzo per rendere realmente l'Italia un paese meno bizantino dovrà durare, per riuscire completamente, molti anni. E deve soprattutto diventare "abitudine" politica - ethos, costume condiviso - l'attenzione ai conti, il rigore contro gli sprechi, il promettere solo ciò che si può mantenere. A ben vedere gli italiani lo sanno, ed è per questo che le voci insistenti di un nuovo reincarico a Monti dopo le le elezioni possono apparire credibili, per quanto "strana" possa essere la cosa: tutti sono consapevoli che il percorso è appena iniziato. 

Anche perché il compito di Monti non è solo "domestico", e al più presto è necessario far vedere che qualcosa cambia in Europa, come da appello sottoscritto insieme ad altri capi di governo. Come ben spiega Adriana Cerretelli sul Sole 24 Ore, l'Europa si regge su un insopportabile doppiopesismo, per cui si è rigoristi contro alcuni paesi, mentre i supposti primi della classe accumulano ritardi di altro tipo, resistendo contro l'apertura di un vero mercato unico. Anche questo sforzo non può essere limitato all'oggi, e non può dipendere - in Italia come in altri Paesi - dal fatto che vinca l'una o l'altra parte politica. 

Guai se eventuali risultati elettorali nazionali dovessero compromettere questo inizio di federazione politica, che in qualche modo - anche se con grandi tentennamenti e contraddizioni - cominciamo a vedere, anche a partire dal "commissariamento" della Grecia, che non deve spaventarci. 

La democrazia sta cambiando, il concetto di sovranità sta radicalmente mutando pelle. 
E' l'emergenza, che non è finita, ma è anche il travaglio che preannuncia qualcosa di nuovo.

Francesco Maria Mariotti

Chi siano i primi della classe dell'euro è noto. Meno noto forse è che quei virtuosi della disciplina di bilancio e campioni del rigorismo più severo, alla prova del mercato unico europeo non solo non brillano per altrettanta diligenza ma accumulano ritardi, infrazioni e derive protezioniste come gli altri e anche peggio degli altri comuni mortali dell'Unione. Poco male se euro e mercato unico non fossero tra loro legati a doppio filo e, con loro, il posto dell'Europa nel mondo globale. di Adriana Cerretelli - Il Sole 24 Ore - leggi su Virtù di bilancio vizi di mercato

Il governo Monti, sulla scia di un'idea maturata in sede europea, intende affidare al rigore fiscale e al libero mercato il compito di garantire la tutela del benessere economico, anzi promette una ripresa. È un'eresia credere che ciò si possa ottenere partendo da una presenza pubblica che assorbe metà del prodotto nazionale lordo, proponendosi di lottare contro l'evasione per dare migliori servizi (lo dice la pubblicità di Palazzo Chigi) e toccando piccoli interessi, dai tassisti ai notai e ai farmacisti.

Per crescere vi è una e una sola via: cedere il patrimonio pubblico per rimborsare il debito pubblico e investire; ogni altra forma peggiora il benessere sociale. L'idea che il mercato, quello che abbiamo, non quello che è descritto nei libri di testo, si possa fare carico dei problemi italiani ed europei è una mistificazione della realtà che ci consegnerà a termine una società peggiore, forse ingovernabile come la Grecia. L'Italia ha di fronte due alternative: ottenere la modifica dell'architettura istituzionale dell'Unione, muovendo verso un sistema di cooperazione civile tra i Paesi membri, oppure accettare che la Germania prenda la guida del Vecchio continente, purché sia disposta ad assumersene la responsabilità politica.(...) 

Contrariamente a molto criticismo superficiale, l’Europa non può essere biasimata per l’imposizione di misure di austerità alla Grecia. Questa è la contropartita necessaria ad un grande sforzo per il sostegno finanziario, e un paese con tali enormi squilibri deve necessariamente essere oggetto di estremo rigore. Invece l’Europa può essere rimproverata per un programma inizialmente in ritardo, mal progettato, non bilanciato ed iniquo. di Jean Pisani-Ferry - Il Sole 24 Ore - leggi su Chi ha perso la Grecia? 


Ma questo è un governo come l’Italia non ne ha mai avuti nella Seconda Repubblica: un governo spesso e forte. Chi vorrà vincere le elezioni e fare parte del prossimo governo dovrà riuscire a essere almeno altrettanto credibile: non basterà agitare le solite parole d’ordine, brandire i simboli storici e rifugiarsi nel copione che conosciamo a memoria, manifestazioni, slogan e manfrine sui giornali. L’asticella si sta spostando verso l’alto. L'asticella, di Francesco Costa, ilPost

mercoledì 3 agosto 2011

Europa, Forzare L'Aurora A Nascere

Penso a queste ore di tensione del nostro Paese, penso all'ansia con il quale stiamo attendendo un giudizio dei mercati sulle parole del nostro presidente del Consiglio, in questi giorni sempre più Presidente di tutti noi, piaccia o meno la persona che ricopre questa carica.

Abbiamo tutti paura, proviamo ansia nel dover affrontare una crisi di impoverimento, e un balzo indietro di anni, sotto vari punti di vista, sia di ricchezza che di diritti. E' un timore che condividiamo con i nostri fratelli europei, che non abbiamo ancora imparato a chiamare concittadini, anche se ormai collegati a loro da vincoli economici e non solo.

Epperò, se è proprio in questa distanza fra il "già" e il "non ancora" che si apre lo spazio dell'angoscia, qui è possibile anche quello della speranza. E' proprio questo già essere de facto legati ma non ancora cittadini-assieme che si pone lo spazio politico reale, che non è quello delle discussioni che vediamo o facciamo fra noi, ma lo spazio della possibilità che si concretizza, della collettività che si dà una forma giuridica e legale, della libertà attiva che crea nuovi confini di autonomia (pur con tutti i limiti che essa può avere...).

La parte sincera del rigetto antipolitico che stiamo vivendo - non solo in Italia, ma in tutto l'Occidente - è il fatto che le "arene pubbliche" già costituite non appaiono più in grado di cambiare e governare il reale. Camminando lungo un sentiero stretto (perché c'è sempre il rischio di scivolare nella costruzione di nuovi idoli, nuovi Faraoni che ci facciano schiavi), la politica ha nello spazio europeo il suo unico attuale ambito concreto: ma deve porlo in essere velocemente.

Il salmo 57 inizia nella paura, chiede il rifugio a Dio dal pericolo, dal leone che azzanna; è angoscia reale anche di imprecisati nemici che tendono reti in cui si rischia di cadere. Ma il breve componimento si rovescia presto in fiducia, chiede al cuore, e all'arpa e alla cetra di svegliare l'auroradi accelerare i tempi: è la speranza attiva che fronteggia il pericolo, e che scopre che nella fossa sono caduti i veri nemici, le nostre paure.

Dal dolore di questi giorni, siamone certi, potrà nascere qualcosa di più grande: sarà certo un travaglio duro, ma sappiamo che non saremo sconfitti.

Francesco Maria Mariotti


"(...) In questa fase storica i passi importanti da fare sono tre: 1. fronteggiare la speculazione sistemando i debiti pubblici in eccesso con operazioni di finanza straordinaria simili a quelle usate per la grande crisi 1929-33; 2. dare poteri fiscali autonomi (tassazione e emissione di titoli) agli organi dell’Unione su specifiche materie, lasciando il resto delle competenze agli stati-membri; 3. ampliare il mandato della Banca centrale europea, consentendo a essa, senza obbligarla, di intervenire sul mercato dei cambi e sul debito pubblico. In breve, è necessaria una nuova fase costituente europea (...)."

Paolo Savona: rispondere all'ondata di sfiducia