(...) Al contrario, secondo Galli della Loggia, le guerre sono tutte inutili stragi, ma hanno quasi sempre «il notevole effetto di cambiare il mondo». Saremmo dunque non solo di fronte a un grave errore di prospettiva storica, ma anche a una criminalizzazione della guerra in quanto tale. Nel nome di un’ideologia oggi dominante «intrisa di individualismo e di umanitarismo, molto cosmopolita e razionalista, molto politicamente corretta».
L’intero ragionamento appare in verità improntato alla contrapposizione, un po’ consunta, tra la visione irenica della realtà e quella del primato della realpolitik sempre e comunque. Galli della Loggia ha ragione quando critica la de-storicizzazione della Prima Guerra Mondiale, ma è evidente che il discorso andrebbe esteso alla più generale perdita di interesse nella nostra società per lo studio scientifico del passato (e per la storiografia nel senso alto del termine), nel nome di una memoria individuale o comunitaria depurata di ogni capacità critica, volta a sostenere rivendicazioni identitarie e/o politicamente corrette. In questo modo il passato, sia esso l’Impero romano o l’indipendenza dell’India, diviene unicamente una cava di materiali inerti cui attingere per giustificare qualunque cosa, persino le peggiori fandonie. Contro le quali non vi sono più anticorpi culturali e civili che possono venire solo da una formazione scolastica degna di questo nome. Complice anche il fatto che gli studiosi accademici faticano a trovare la via per una divulgazione del sapere storico che non si limiti a scimmiottare le mode giornalistiche. Se sottraiamo la guerra da una seria discussione e analisi scientifica, in primo luogo storica, in grado di decostruirla facendo piazza pulita di incrostazioni retoriche e propagandistiche (di cui anche la storiografia porta molte responsabilità), essa finisce per restare prigioniera di due interpretazioni ugualmente manichee: la guerra come male assoluto o come male necessario (talora auspicabile). Si tratta tuttavia di un binario morto, poiché l’opzione morale soccombe storicamente di fronte a quella politica. È evidente che siamo di fronte a un tema, il rapporto fra gli esseri umani e la guerra, fra i più complessi della storia della nostra specie. È soprattutto con l’avvento del Cristianesimo che il problema ha assunto la dimensione etica e religiosa che ancor oggi viviamo: (...)
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