Il sito del mensile americano Foreign Policy accusa le Nazioni Unite di essere complici del governo del presidente Bashar el Assad, che blocca sistematicamente ogni assistenza umanitaria ai civili siriani. In particolare l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) nasconde al pubblico notizie essenziali sulle operazioni di Assad contro la sua popolazione. L’ufficio di New York teme che se divulgasse i dettagli la pressione internazionale contro Damasco aumenterebbe enormemente e preferisce salvare un po’ di credito per negoziare con gli assadisti un ultimo, risicato margine di accesso degli aiuti umanitari al paese.(...) Secondo un articolo recente dell’inviato del Wall Street Journal a Damasco, Sam Dagher, l’esercito siriano usa una “strategia della fame” per piegare la resistenza di alcune zone densamente popolate da civili che restano fuori dal controllo del governo e appoggiano l’insurrezione armata. Gli ufficiali siriani riassumono esplicitamente così: “Li affamiamo finché non si arrendono”. Tra le aree assediate dall’esercito c’è anche l’immensa periferia agricola della capitale, chiamata Ghouta, che ad agosto è stata colpita da un attacco con armi chimiche che ha fatto più di mille morti e dove ora in molti settori il cibo non è fatto passare. Il quartiere dove la situazione è peggiore è Moadamiyeh, dove i rifornimenti e i medicinali non arrivano da mesi. I civili rimasti sono arrivati a mangiare gli animali domestici e l’erba, ci sono casi di morte per malnutrizione e i soldati siriani hanno chiuso un tratto di autostrada che scavalca la zona perché alcuni abitanti caritatevoli di Damasco lanciavano sacchetti di cibo dai finestrini nella certezza che sarebbero stati raccolti dagli abitanti allo stremo. La corrispondenza di Dagher è stata poi confermata da numerosi pezzi giornalistici, che però non hanno fatto rumore, come se la Siria avesse ormai abituato al peggio.(...)
"Una simile pace dovrebbe permettere a tutti gli uomini di navigare senza impedimenti oceani e mari." (Carta Atlantica, 14 agosto 1941)
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martedì 19 novembre 2013
lunedì 11 novembre 2013
Nassiriya 10 Anni Dopo
Alcuni link per ricordare la strage di Nassiriya, del 12 novembre 2003.
Dieci anni da una strage che ci fece comprendere la durezza di quella guerra e della guerra in genere, e che toccò in maniera indelebile tutti gli italiani, unendo la nazione indipendentemente dal consenso all'intervento militare in Iraq.
FMM
(...) L'attentato provoca 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni. Gli italiani sono:
- i carabinieri
- Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte
- Giovanni Cavallaro, sottotenente
- Giuseppe Coletta, brigadiere
- Andrea Filippa, appuntato
- Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente
- Daniele Ghione, maresciallo capo
- Horacio Majorana, appuntato
- Ivan Ghitti, brigadiere
- Domenico Intravaia, vice brigadiere
- Filippo Merlino, sottotenente
- Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte
- Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante
- i militari dell'esercito
- Massimo Ficuciello, capitano
- Silvio Olla, maresciallo capo
- Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
- Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
- Pietro Petrucci, caporal maggiore
- i civili
- Marco Beci, cooperatore internazionale
- Stefano Rolla, regista (...)
Il Ministero della Difesa, in occasione del 10° anniversario della strage di Nassiriya avvenuta il 12 novembre 2003, celebra la “Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace”.
Nell’ambito delle commemorazioni, sarà consegnata ai familiari delle vittime della strage di Nassiriya -nella quale persero la vita 19 persone: 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito, un regista e un responsabile della cooperazione del Ministero degli Affari Esteri - la “Medaglia della Riconoscenza”(...)
Nell’ambito delle commemorazioni, sarà consegnata ai familiari delle vittime della strage di Nassiriya -nella quale persero la vita 19 persone: 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito, un regista e un responsabile della cooperazione del Ministero degli Affari Esteri - la “Medaglia della Riconoscenza”(...)
Il ministero della Difesa ricorderà martedì il decimo anniversario della strage di Nassiriya del 12 novembre 2003, con la "Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace". (...) in particolare, sarà consegnata ai familiari delle vittime della strage - nella quale persero la vita 19 persone: 12 carabinieri, 5 militari dell'Esercito e 2 giornalisti - la "Medaglia della Riconoscenza".
(...) Il 16 ottobre 2003, il Consiglio di Sicurezza approvava all'unanimità la risoluzione (1511 sull'Iraq del 16 ottobre 2003) che gettava le basi per una partecipazione internazionale e delle Nazioni Unite alla ricostruzione politica ed economica dell'Iraq e al mantenimento della sicurezza.
Tale risoluzione, adottata ai sensi del capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite, si concentrava su tre aree principali: la leadership irachena e il passaggio dei poteri dall'Autorità Provvisoria della Coalizione al popolo iracheno; il mantenimento di condizioni di sicurezza a opera di una forza multinazionale sotto comando unificato; la partecipazione internazionale e delle Nazioni Unite al finanziamento dei progetti di ricostruzione e di ripresa.
Essa contemplava tra l'altro che "il conseguimento della sicurezza e della stabilità è fondamentale per riuscire a portare a termine con successo il processo politico" e per far si che le Nazioni Unite lavorassero nel Paese, la risoluzione autorizzava una "forza multinazionale sotto comando unificato a prendere tutti i provvedimenti necessari per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità in Iraq".
La risoluzione disponeva, altresì, che l'Autorità Provvisoria della Coalizione "restituisca, prima possibile, le responsabilità e l'autorità di Governo alla popolazione dell'Iraq" e chiedeva all'Autorità, al Consiglio di Governo iracheno e al Segretario Generale delle Nazioni Unite di tenere informato il Consiglio di Sicurezza sui progressi compiuti.(...)
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