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venerdì 13 giugno 2014

Diritto eterologo (di Davide Giacalone)

Molto interessante la riflessione di Davide Gicalone sul diritto alla genitorialità; per riflettere insieme, spero non banalmente; troppe volte in questo periodo storico si è parlato di diritto ad avere figli in un modo che può suscitare perplessità, quasi che non esistessero limiti "naturali" di cui tenere conto. 

Ovviamente non ci sono risposte sicure, soprattutto in una fase di avanzamento delle tecniche e di mutamento della società, che nessuna legge - e quindi nessuna proibizione - può forse governare fino in fondo. Ma è importante essere consapevoli della posta in gioco.

FMM

"(...) 2. La Corte considera la genitorialità (l’avere figli) un diritto. Oltre tutto “incoercibile”. A parte il fatto che è fin qui stato coartato, ove naturalmente impossibile, ma quel diritto è tale nel senso che nessuno può permettersi d’impedirlo. Qui siamo a una cosa diversa, ovvero all’idea che sia comunque realizzabile. Ma un figlio non è un oggetto, non è un bene, è (in potenza) una persona. Il diritto alla genitorialità va considerato come libertà non condizionabile dei due potenziali genitori, non come atto di libertà su un terzo. Riguarda la libertà di mettere in atto le condizioni per averlo (quindi di accoppiarsi) e il non essere da nessuno costretti all’aborto. Se si esce da questo, allora, va a finire che sarà incostituzionale la disoccupazione. Che è una cretinata tante volte ripetuta, con una citazione a cappero del primo articolo. Ma ora avvalorata dalla Consulta.(...)"

martedì 22 ottobre 2013

A Dispetto Della Legge 40

(...) ROMA - Per la prima volta la diagnosi preimpianto verrà eseguita su una coppia fertile in una struttura pubblica, a dispetto della legge 40 sulla fecondazione assistita. La Asl Roma A, a seguito della sentenza del Tribunale di Roma che le ha intimato di effettuare la diagnosi genetica preimpianto (PGD) su una coppia fertile affetta da fibrosi cistica, ha stabilito che l’intervento sarà effettuato direttamente in una propria struttura, l’unità operativa di fisiopatologia della riproduzione del centro Sant’Anna, diretta dal professor Antonio Colicchia. È la prima volta in Italia che una struttura pubblica è chiamata ad erogare la prestazione di diagnosi genetica su un embrione prima del suo inserimento nell’utero.

LUNGA BATTAGLIA LEGALE - Il presidente della commissione Politiche e sociali del consiglio regionale del Lazio, Rodolfo Lena, ha seguito con attenzione la lunga battaglia legale di Rosetta Costa e Walter Pavan, informata nella giornata di ieri dallo stesso professore Colicchia della decisione assunta dalla Asl. «Si apre così - spiega Lena - una nuova strada per tante coppie, con l’ulteriore buona notizia costituita dal fatto che il Sistema sanitario regionale farà certamente da calmiere rispetto ai costi molto elevati della diagnosi genetica preimpianto. Come istituzione non possiamo che supportare questi esempi di eccellenza nati in senso a una nostra Asl, grazie ad investimenti strategici e alla valorizzazione delle professionalità».(...)

lunedì 12 novembre 2012

L’anonimato e i diritti dei neonati (V.Zagrebelsky, la Stampa)


La legge sulla fecondazione medicalmente assistita esclude la possibilità della madre di dichiarare di voler rimanere anonima e persino stabilisce che, nel caso di inseminazione eterologa, il coniuge o il convivente che ha consentito non può esercitare l’azione di disconoscimento della paternità.  

La volontà di generare un figlio non può dunque essere revocata. Questa la legge vigente. Ma ora alla Camera dei Deputati è stata approvata (ancora in Commissione) una modifica, che ammette il «parto anonimo»: la madre vuole rimanere anonima e per il figlio si apre la procedura di adozione.  

Ma tutti hanno diritto al rispetto dell’identità personale. I limiti che la legge impone alla possibilità di conoscere l’identità dei genitori e la propria ascendenza devono quindi essere mantenuti nello stretto necessario, quando essa confligga con la tutela di altri diritti fondamentali. In tal senso si è da tempo pronunciata la Corte europea dei diritti dell’uomo. Essa ha esaminato recentemente il caso italiano e la legge che vieta che venga svelata al figlio l’identità della madre, che partorendo abbia dichiarato di voler mantenere l’anonimato. La violazione del diritto del figlio a conoscere le proprie origini biologiche è stata vista nel fatto che – a differenza delle regole vigenti negli altri Paesi europei che permettono il parto anonimo - la legge italiana non ammette eccezioni o limiti temporali. Il diritto del figlio è annullato dalla decisione della madre di abbandonarlo e di rimanere per sempre inconoscibile. (...)

L’anonimità della madre, tanto più se unita all’impossibilità assoluta di superarla, dovrebbe essere riservata a situazioni estreme. E’ incomprensibile quindi che la si ammetta anche nel caso di donna che partorisca a seguito di fecondazione medicalmente assistita: dopo quindi una scelta consapevole, una volontà di generare fermamente manifestata nella lunga e gravosa procedura medica. Proprio per questo è probabile che questa nuova possibile scelta non venga mai esercitata. La riforma assume allora un più che discutibile valore di principio: un generale diritto di rifiutare il figlio al momento del parto. E’ stato detto in proposito che «tutte le madri sono eguali». Vero, ma le condizioni in cui si diventa madri non lo sono. E i figli hanno diritti.