Visualizzazione post con etichetta madri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta madri. Mostra tutti i post

lunedì 12 novembre 2012

L’anonimato e i diritti dei neonati (V.Zagrebelsky, la Stampa)


La legge sulla fecondazione medicalmente assistita esclude la possibilità della madre di dichiarare di voler rimanere anonima e persino stabilisce che, nel caso di inseminazione eterologa, il coniuge o il convivente che ha consentito non può esercitare l’azione di disconoscimento della paternità.  

La volontà di generare un figlio non può dunque essere revocata. Questa la legge vigente. Ma ora alla Camera dei Deputati è stata approvata (ancora in Commissione) una modifica, che ammette il «parto anonimo»: la madre vuole rimanere anonima e per il figlio si apre la procedura di adozione.  

Ma tutti hanno diritto al rispetto dell’identità personale. I limiti che la legge impone alla possibilità di conoscere l’identità dei genitori e la propria ascendenza devono quindi essere mantenuti nello stretto necessario, quando essa confligga con la tutela di altri diritti fondamentali. In tal senso si è da tempo pronunciata la Corte europea dei diritti dell’uomo. Essa ha esaminato recentemente il caso italiano e la legge che vieta che venga svelata al figlio l’identità della madre, che partorendo abbia dichiarato di voler mantenere l’anonimato. La violazione del diritto del figlio a conoscere le proprie origini biologiche è stata vista nel fatto che – a differenza delle regole vigenti negli altri Paesi europei che permettono il parto anonimo - la legge italiana non ammette eccezioni o limiti temporali. Il diritto del figlio è annullato dalla decisione della madre di abbandonarlo e di rimanere per sempre inconoscibile. (...)

L’anonimità della madre, tanto più se unita all’impossibilità assoluta di superarla, dovrebbe essere riservata a situazioni estreme. E’ incomprensibile quindi che la si ammetta anche nel caso di donna che partorisca a seguito di fecondazione medicalmente assistita: dopo quindi una scelta consapevole, una volontà di generare fermamente manifestata nella lunga e gravosa procedura medica. Proprio per questo è probabile che questa nuova possibile scelta non venga mai esercitata. La riforma assume allora un più che discutibile valore di principio: un generale diritto di rifiutare il figlio al momento del parto. E’ stato detto in proposito che «tutte le madri sono eguali». Vero, ma le condizioni in cui si diventa madri non lo sono. E i figli hanno diritti.  

giovedì 8 marzo 2012

L'8 Marzo delle Donne Soldato


«L’8 marzo? Un giorno come tutti gli altri». Il capitano dell'Aeronautica Chiara Aldi si stupisce anche della domanda. Per i militari italiani impegnati in Afghanistan un giorno vale l’altro. E poco importa se sotto la divisa c'è un uomo o una donna. Ad Herat sono circa 150, in gran parte con incarichi operativi come i loro colleghi maschi. Comandano plotoni, pilotano elicotteri da combattimento, sono fucilieri oppure genieri impegnati nella delicata opera di sminamento degli esplosivi, ma anche medici, infermiere, psicologhe. E tra le donne soldato si scelgono anche le componenti del FET (Female Engagement Team) col compito di relazionarsi con le donne afghane al fine di migliorarne la loro condizione.
MOGLI E MAMME - Stando al loro racconto si può essere donne impegnate su un fronte ad alto rischio senza rinunciare a nulla, dell’essere allo stesso tempo soldato e donna. «Siamo militari – spiegano- ma restiamo pur sempre delle donne. Alla fine non c’è alcuna differenza con i colleghi uomini». E il capitano Aldi è riuscita a conciliare il suo lavoro anche col ruolo di moglie e mamma. E' sposata e ha una bambina di tre anni che quando è in missione all’estero riesce a vedere solo la sera grazie a Skype. Difficile? «Il problema del distacco lo subiscono le mamme come i papà. Noi italiani non siamo molto abituati a un genitore che lascia per lunghi periodi i figli, ma in altri paesi questo avviene regolarmente da anni. Non c’è alcuna differenza: l’attaccamento ad una figlio non dipende né dal sesso né dalla distanza». (...) Donne Soldato - 8 marzo, un giorno come altri 

(...) Da quando, dodici anni fa, le prime donne entrarono a far parte delle Forze Armate, di strada ne è stata fatta tanta. A confermarlo è proprio il loro impiego  in tutti gli ambiti che vedono impegnati i colleghi uomini, sia nelle missioni internazionali sia in Patria. Attualmente il personale femminile di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri, tra Ufficiali, Sottufficiali e Volontarie, supera quota 11.770 unità (quasi il 4% del totale dell’organico). La presenza più corposa si registra nell’Esercito, dove le donne rappresentano il 7% della consistenza della Forza Armata. Una percentuale che si attesta al 4,3% nella Marina, al 2% nell’Aeronautica e all’1,3% nell’Arma dei Carabinieri. Numeri a parte, tanto è cambiato da quando, nel  2000, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò la Risoluzione 1325 su 'Donne, Pace e Sicurezza' che, per la prima volta, riconosceva la specificità del ruolo e dell'esperienza delle donne in materia di prevenzione e risoluzione dei conflitti. In sintesi, la conferma che le donne militari rappresentano un valore aggiunto per la Difesa (...)

Leggi anche Donne in Guerra