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lunedì 9 luglio 2012

I Fondi Sovrani secondo la CONSOB

Dal sito della CONSOBI Fondi Sovrani si sono affermati come uno dei principali investitori istituzionali sul mercato dei capitali mondiale. A fine 2011 gestivano assets per circa 4.600 miliardi di dollari USA, pari a circa il 6% del PIL mondiale; una stima per largo difetto del peso delle partecipazioni dei Fondi Sovrani sulla capitalizzazione dei mercati azionari dei principali paesi europei è pari a circa il 3%. In Italia oltre un terzo delle società quotate è partecipato da Fondi Sovrani, mentre questa percentuale è compresa fra il 15 e il 25% circa nei maggiori paesi europei. A partire dal 2005, i Fondi Sovrani hanno progressivamente diversificato il proprio portafoglio e aumentato la quota degli investimenti azionari. I Fondi hanno, inoltre, tentato di scalare alcune importanti società negli USA e in Europa e ciò ha accresciuto i timori dei Governi circa le possibili finalità strategiche degli investimenti dei Fondi medesimi. Vi sono evidenze che è essenzialmente a causa di questi timori che gli USA e molti Paesi europei hanno introdotto normative a difesa dei settori strategici. Il lavoro analizza in particolare le discipline introdotte in Francia, Germania e ultimamente in Italia, nel quadro dei vincoli posti dalla disciplina comunitaria relativamente alle deroghe previste per le limitazioni alla libera circolazione dei capitali. 

QUI trovate il paper della CONSOB ( in pdf);  Segue una breve rassegna di testi utili per approfondire:

mercoledì 1 febbraio 2012

Eresie ed Esorcismi (da FULM.org - recensione di un testo di Paolo Savona)


(...)Perché nazionalizzare la produzione di energia elettrica in quelle modalità è stata un eresia? Savona lo spiega dicendo che “Il risultato fu, dal lato del capitale, un’ingente fuga di risorse finanziarie, il crollo dei valori di Borsa e la caduta degli investimenti; e, dal lato del lavoro, il raggiungimento di un riconoscimento dei suoi diritti fuori tempo e fuori misura: sfociò infatti in un innalzamento del suo costo per unità di prodotto quando i margini di profitto erano già calanti”. In altre parole, quella modalità della politica economica fu un eresia perché generò un doppio effetto negativo: il capitalismo perdeva risorse finanziarie che espatriavano mentre i lavoratori guadagnavano reddito e diritti insostenibili nel medio termine, perdendo essi stessi la possibilità di avere un miglioramento duraturo delle proprie condizioni.

Perdeva la società italiana, insomma , e si avviava la spirale che avrebbe condotto alla fine del miracolo economico ed al tracollo della prima Repubblica sotto la pressione di “Mani pulite”. Meglio i liberisti, come Einaudi e De Gasperi, che traghettarono dalla sconfitta militare al miracolo economico il paese, che il mancato appuntamento con politiche liberali in cui si risolse il centrosinistra e la sua ambizione per il cambiamento. In ogni conflitto potenziale ci sono tre esiti: ottenere un vantaggio per entrambi i contendenti; vincere sottraendo risorse all’altro; perdere entrambi.

L’Italia, con le sue molte eresie si è collocata sempre sul terzo esito. “Il problema della crisi dell’Italia sta tutto qui – scrive Savona alla pagina 44 del suo libro – grandi dissertazioni su ciò che si deve fare, quando la frittata è fatta. Mai quando le uova sono ancora intatte”. Una entropia crescente ed inarrestabile, si direbbe nel lessico della termodinamica. Così facendo abbiamo liquidato a prezzi stracciati istituzioni, ormai malandate, come le partecipazioni statali e l’IRI: mentre ne avremmo avuto bisogno nel gioco della geopolitica, essendo quelle istituzioni – nate negli anni di Beneduce e Menichella – potenzialmente fondi sovrani, come quelli che oggi supportano la crescita dei paesi emergenti sulla scena del mercato globale. Il lettore potrà attraversare la relazione tra eresie ed esorcismi ed arrivare alle quattro scelte giuste leggendo un libro di cento pagine: essenziale e molto diretto.
Le scelte giuste sono principi di riferimento, come abbiamo già detto.

La creazione di una Camera Alta, un governo dei saggi, sulla intuizione di Hayek. Un ritorno all’ordoliberismo della Scuola di Friburgo, facendo agire sia la convivenza civile che la concorrenza globale, insieme, come le lame delle forbici, per fare sviluppare un regime di equità. Chiedere ed ottenere un accordo sulla riforma del Fondo Monetario Internazionale e sul WTO come pilastri, entrambi necessari, dell’equilibrio economico internazionale. Chiedere ed ottenere la trasformazione dell’Europa in una entità politica; la nascita di una politica fiscale comune; la trasformazione della BCE in una banca centrale, che sia anche un lender of last resort; la piena liberalizzazione, per persone, capitali, beni e servizi, del mercato europeo. In questo modo avremo una eurozona fondata e governata da un patto democratico tra i paesi membri dell’Unione Europea anche se non presenta, quella eurozona, i tratti di un’area valutaria ottimale.(...)