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venerdì 2 marzo 2012

Il Patto di Bilancio

TRATTATO SULLA STABILITÀ, SUL COORDINAMENTO E SULLA GOVERNANCE NELL'UNIONE ECONOMICA E MONETARIA TRA IL REGNO DEL BELGIO, LA REPUBBLICA DI BULGARIA, IL REGNO DI DANIMARCA, LA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA, LA REPUBBLICA DI ESTONIA, L'IRLANDA, LA REPUBBLICA ELLENICA, IL REGNO DI SPAGNA, LA REPUBBLICA FRANCESE, LA REPUBBLICA ITALIANA, LA REPUBBLICA DI CIPRO, LA REPUBBLICA DI LETTONIA, LA REPUBBLICA DI LITUANIA, IL GRANDUCATO DI LUSSEMBURGO, L'UNGHERIA, MALTA, IL REGNO DEI PAESI BASSI, LA REPUBBLICA D'AUSTRIA, LA REPUBBLICA DI POLONIA, LA REPUBBLICA PORTOGHESE, LA ROMANIA, LA REPUBBLICA DI SLOVENIA, LA REPUBBLICA SLOVACCA, LA REPUBBLICA DI FINLANDIA E IL REGNO DI SVEZIA. (...)

ARTICOLO 1 
1. Con il presente trattato le parti contraenti, in qualità di Stati membri dell'Unione europea, 
convengono di rafforzare il pilastro economico dell'unione economica e monetaria adottando una serie di regole intese a rinsaldare la disciplina di bilancio attraverso un patto di bilancio, a 
potenziare il coordinamento delle loro politiche economiche e a migliorare la governance della zona euro, sostenendo in tal modo il conseguimento degli obiettivi dell'Unione europea in materia di crescita sostenibile, occupazione, competitività e coesione sociale.  
2.  Il presente trattato si applica integralmente alle parti contraenti la cui moneta è l'euro. Esso si applica anche alle altre parti contraenti nella misura e alle condizioni previste all'articolo 14.  (...)

ARTICOLO 3 
1. Le parti contraenti applicano le regole enunciate nel presente paragrafo in aggiunta e fatti 
salvi i loro obblighi ai sensi del diritto dell'Unione europea: 
a) la posizione di bilancio della pubblica amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzo; 
b) la regola di cui alla lettera a) si considera rispettata se il saldo strutturale annuo della pubblica amministrazione è pari all'obiettivo di medio termine specifico per il paese, quale definito nel patto di stabilità e crescita rivisto, con il limite inferiore di un disavanzo strutturale dello 0,5% del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato. Le parti contraenti assicurano la rapida convergenza verso il loro rispettivo obiettivo di medio termine. Il quadro temporale per tale convergenza sarà proposto dalla Commissione europea tenendo conto dei rischi specifici del paese sul piano della sostenibilità. I progressi verso l'obiettivo di medio termine e il rispetto di tale obiettivo sono valutati globalmente, facendo riferimento al saldo strutturale e analizzando la spesa al netto delle misure discrezionali in materia di entrate, in linea con il patto di stabilità e crescita rivisto; (...)

ARTICOLO 9 
Basandosi sul coordinamento delle politiche economiche, quale definito dal trattato sul funzionamento dell'Unione europea, le parti contraenti si impegnano ad adoperarsi congiuntamente per una politica economica che favorisca il buon funzionamento dell'unione economica e monetaria e la crescita economica mediante una convergenza e una competitività rafforzate. A tal fine le parti contraenti intraprendono le azioni e adottano le misure necessarie in tutti i settori essenziali al buon funzionamento della zona euro, perseguendo gli obiettivi di stimolare la competitività, promuovere l'occupazione, contribuire ulteriormente alla sostenibilità delle finanze pubbliche e rafforzare la stabilità finanziaria (...)

ARTICOLO 11 
Ai fini di una valutazione comparativa delle migliori prassi e adoperandosi per una politica economica più strettamente coordinata, le parti contraenti assicurano di discutere ex ante e, ove appropriato, coordinare tra loro tutte le grandi riforme di politica economica che intendono intraprendere. A tale coordinamento partecipano le istituzioni dell'Unione europea in conformità del diritto dell'Unione europea (...)

giovedì 20 ottobre 2011

Lezioni dalla Crisi (da: AspenInstitute)

(...) C'è però anche un'altra lezione che la crisi ci ha insegnato, e che stiamo forse imparando. Una volta stabiliti in questo modo i principi, i parametri e le regole dell'azione comune (in questo caso, il sempre più stretto coordinamento delle politiche fiscali), la sua implementazione – che comprende monitoraggio e sorveglianza, early warning e, se necessario, imposizione di misure correttive o addirittura punitive – non può e non deve essere lasciata al livello intergovernativo.
L'inizio del non rispetto delle regole dell'Unione monetaria risale, come ci ricorda spesso Mario Monti, al Consiglio ECOFIN del 2003 che decise di accantonare le raccomandazioni della Commissione sul deficit eccessivo di Germania e Francia, creando un precedente che avrebbe poi fatto scuola. Il vincolo dell'unanimità, che pone problemi già a livello di presa delle decisioni (come nel caso della Slovacchia nei giorni scorsi), ne crea ancora di più a livello di enforcement. E i tempi di maturazione delle crisi sono comunque tali da richiedere una rapidità di (re)azione che i meccanismi politici e le disposizioni legali attuali rendono quasi impossibile: non è un caso che l'istituzione rivelatasi più efficace nella gestione della crisi - anche a costo di forzare il proprio mandato e svolgere funzioni di supplenza - sia stata la BCE, cioè la più tecnocratica e "a-politica" delle istituzioni UE.
Non è insomma un caso che, dopo la fase di politicizzazione intergovernativa dell'ultimo anno e mezzo, si stiano moltiplicando le richieste di un rilancio delle istanze 'neutrali' e dei poteri sovranazionali. (...)