(...) Perciò l'uomo nuovo, come il Signore Gesù che all'alba saliva solitario sulle cime dei monti (cfr. Mc 1,3; Lc 4, 42; 6,12; 9,28), aspira ad avere per sé qualche spazio immune da ogni frastuono alienante, dove si possibile tendere l'orecchio e percepire qualcosa della festa eterna e della voce del Padre.
Nessuno fraintenda però; l'uomo "vecchio", che ha paura del silenzio, e l'uomo "nuovo" solitamente convivono, con proporzioni diverse, in ciascuno di noi. Ciascuno di noi è esteriormente aggredito da orde di parole, di suoni, di clamori, che assordano il nostro giorno e perfino la nostra notte; ciscuno è interiormente insidiato dal multiloquio mondano che con mille futilità ci distrae e ci disperde.
In questo chiasso, l'uomo nuovo che è in noi deve lottare per assicurare al cielo della sua anima quel prodigio di un "silenzio per circa mezz'ora" di cui parla l'Apocalisse (8,1); che sia un silenzio vero, colmo della Presenza, risonante della Parola, teso all'ascolto, aperto alla comunione. (...)
Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano - La Dimensione Contemplativa della Vita -
Lettera al clero e ai fedeli dell'Archidiocesi Ambrosiana per l'anno pastorale 1980/81 - pp.21-22
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