Il mio "appello" è stato condiviso - con maggiore o minore adesione - da diversi amici su Facebook; in una delle discussioni da esso scaturite, ho provato a precisare ulteriormente il mio pensiero, tentando di spiegare meglio il senso del mio discorso; approfitto quindi per condividere anche questa parte di ragionamento:
1) Israele ha già fatto diverse guerre contro Hamas, più o meno con le stesse dinamiche di quella attuale. E ora siamo di nuovo allo stesso punto. Israele - per dirla in breve - sembra vincere la guerra militare, ma il problema poi sembra rimanere tale e quale;
2) la tattica militare di Israele - assolutamente comprensibile da alcuni punti di vista, si badi - sta di fatto portando Israele su un metaforico (ma neanche tanto) "banco degli imputati" di fatto nascondendo le giuste ragioni che hanno portato all'intervento. Per dirla come ho scritto in un altro commento in questo blog, puoi avere ottime ragioni per entrare in guerra ma se colpisci scuole e ospedali, è inevitabile che il sangue che non sei riuscito ad evitare (anche se magari la maggiore responsabilità è di Hamas che usa "scudi umani") occulti le tue pur ottime ragioni;
3) in breve, come altre volte e in altre zone, la guerra fatta senza politica crea danni eccessivi e alla fine porta chi la fa a una sconfitta politica;
4) la mia proposta è che Israele freni l'attività militare che ora di fatto appare senza visione, e ponga il mondo di fronte alle sue responsabilità, dicendo:"Io mi fermo, ma ora insieme poniamo e risolviamo il problema dei terroristi di Gaza; ora gestiamo la transizione a una Palestina democratica che accetti Israele". Per far questo - per far vedere che Gerusalemme non cerca la guerra per la guerra - è necessario che la tregua sia effettiva per qualche giorno. Solo così secondo me Israele può "sganciarsi" dalla trappola in cui si sta infilando.
Preciso ulteriormente che non ho dubbi sulle ottime ragioni di Israele contro Hamas. Ma è un fatto che ora Israele sta mettendo in imbarazzo anche i suoi migliori amici (vd. la rabbia di Obama e Kerry); magari ottiene di fatto un periodo di tranquillità, ma rischia di compromettere le possibilità di costruire un percorso più profondo, che è ormai ineludibile.
Questo percorso pù profondo probabilmente -purtroppo, dico io, ma la politica estera è dura da digerire - passa anche per una qualche trattativa con l'odioso Hamas. O comunque con chi sia in grado di mantenere la parola su un qualche "accordo".
Ulteriore precisazione, che mi pare inutile, ma in queste discussioni bisogna dire tutto: non mi fido per niente di Hamas, ma i nemici - e quindi gli interlocutori a una trattativa - non si scelgono.
E la trattativa probabilmente potrebbe essere fallimentare; ma per guadagnare la legittimazione a un eventuale nuova guerra Israele deve prima mostrare tutta la "apertura" possibile anche verso il terribile nemico. Perché non si possa dire che non si è fatto tutto il possibile (e purtroppo con questo governo, temo che di Israele si possa dire che "non ha fatto tutto il possibile")
E la trattativa probabilmente potrebbe essere fallimentare; ma per guadagnare la legittimazione a un eventuale nuova guerra Israele deve prima mostrare tutta la "apertura" possibile anche verso il terribile nemico. Perché non si possa dire che non si è fatto tutto il possibile (e purtroppo con questo governo, temo che di Israele si possa dire che "non ha fatto tutto il possibile")
Il mio ragionamento quindi non era un voler dire "Israele ha torto marcio", o - forse peggio - "Hamas non ha responsabilità". Il mio ragionamento era un allarme per la mancanza di orizzonte che sembra contrassegnare la guerra di Israele, e che condanna Gerusalemme all'isolamento.
Piaccia o no, stante anche il sistema di comunicazione di massa che segue questa guerra e che inevitabilmente sovraespone qualsiasi azione di guerra, stante l'attuale "sbilanciamento di percezione" che sembra non vedere le gravi responsabilità di Hamas nel lancio di missili; stante tutto questo: Israele deve fare una mossa diversa, inaspettata, capace di parlare a tutto il mondo, una mossa - mi vien da dire - di "non-violenza", di tregua unilaterale, che dica "noi non cerchiamo la guerra per la guerra".
Oggi purtroppo il mondo vede un'Israele "incastrata" nell'ansia di fare una cosa teoricamente giusta, drammaticamente sbagliata nella pratica. Israele deve "sbloccarsi".
Sorprenda il mondo, coltivi la forza della politica. Allora sì, l'eventuale uso dei bombaradamenti avrà - forse - un senso. Ma soprattutto, Israele avrà un futuro.
Sorprenda il mondo, coltivi la forza della politica. Allora sì, l'eventuale uso dei bombaradamenti avrà - forse - un senso. Ma soprattutto, Israele avrà un futuro.
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