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venerdì 27 marzo 2015

La guerra in Yemen, spiegata bene (da ilPost.it)

Nella notte tra mercoledì 25 e giovedì 26 marzo è cominciata ufficialmente una nuova guerra. Alcuni aerei dell’Arabia Saudita e di altri paesi arabi hanno bombardato le postazioni in Yemen dei ribelli sciiti Houthi, che nelle ultime settimane hanno preso il controllo della capitale Sana’a e di altri territori nell’ovest del paese. La situazione in Yemen è molto tesa da mesi, tanto da far parlare diversi analisti di “guerra civile”. È anche molto complicata da capire, perché ai gruppi ribelli locali si sono affiancati l’intervento di paesi esterni e le rivalità personali di importanti esponenti politici yemeniti. La storia recente dello Yemen – il paese più povero del Medio Oriente – è cambiata d’improvviso tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, quando Ali Abdullah Saleh, il capo del paese da oltre trent’anni, ha lasciato il potere. Abbiamo messo insieme una guida per capire che cosa sta succedendo in Yemen – chi combatte contro chi e cosa potrebbe diventare la guerra – e perché la si può definire una delle crisi internazionali più complicate e pericolose degli ultimi tempi.

Cos’è lo Yemen, e da dove arriva?
Lo Yemen è un paese molto povero, che si trova sulla punta sud della Penisola arabica. Ha la forma simile a un rettangolo: condivide tutto il suo confine settentrionale con l’Arabia Saudita e tutto il suo confine orientale con l’Oman. A partire dal 1962 e fino al 1990 c’erano due stati yemeniti: a nord la Repubblica Araba dello Yemen, governata in maniera autoritaria da Ali Abdullah Saleh, a sud la Repubblica Democratica popolare dello Yemen, governata da un regime marxista: anche dopo l’unificazione, avvenuta nel maggio 1990, nel sud si sono sviluppati a fasi alterne diversi movimenti indipendentisti che ancora oggi continuano a operare contro il governo centrale (nel gennaio 2015, per esempio, il leader dei separatisti nel sud ha letto in diretta su al Jazeera una specie di “dichiarazione d’indipendenza”).

mercoledì 2 ottobre 2013

Da Cinque Quattordici: La Possibile Frammentazione del Medio Oriente (da laStampa.it)

Quale sarà dunque la natura del Medioriente quando il vento della primavera araba si sarà calmato? La giornalista Robin Wright, autrice del volume “Rock the Casbah: Rage and Rebellion Across the Islamic World” e analista del United States Institute of Peace and the Wilson Center, abbozza sul New York Times una mappa ipotetica in cui, al termine del terremoto in corso, da cinque paesi (Siria, Libia, Yemen, Iraq, Arabia Saudita) ne verrebbero fuori quattordici. Senza calcolare la possibilità di città Stato tipo Misurata. Ecco grossomodo le sue linee guida.

mercoledì 7 agosto 2013

Allarme Terrorismo (due articoli di Guido Olimpio sul Corriere)

In occasione di ogni allarme terrorismo si moltiplicano le rivelazioni su nuovi tipi di bombe che i terroristi di Al Qaeda potrebbero usare. Alcune sembrano elaborazioni fantasiose, altre sono più credibili. Difficile distinguere le prime dalle seconde.(...) ESPLOSIVO LIQUIDO - Ora si parla di altre novità. La prima è un esplosivo liquido che, dopo essere stato sciolto nell’acqua, è assorbito dagli abiti dell’attentatore. Poi è lasciato seccare e a quel punto il kamikaze indossa l’abito-bomba. (...)  FASCIA DETONANTE - E’ possibile che un «campione», se non l’ordigno stesso, sia stato consegnato agli americani da un kamikaze che in realtà era un agente dei sauditi. Reclutato da Al Qaeda nella penisola arabica avrebbe dovuto compiere un attacco e invece è scappato portando in dote una «fascia» detonante di nuova concezione. Un’elaborazione delle famose mutande bomba impiegate da uno studente nigeriano al servizio dei qaedisti. Il secondo modello è quello che prevede una delicata operazione chirurgica per impiantare nel corpo del terrorista una piccola carica. Esperti di sicurezza hanno paventato il rischio ed hanno citato proprio i tentativi di Al Asiri. Fino ad oggi, però, non sono emersi dati concreti.


Gli Usa hanno disposto la partenza immediata del personale diplomatico dell'ambasciata dello Yemen. E Londra li segue, decidendo di evacuare anche la loro ambasciata yemenita e di diramare il più alto livello di allarme possibile a tutte le navi che transitano a largo delle coste del Paese arabo. Misure legate al crescente pericolo di attacchi da parte dei qaedisti. La rappresentanza è una di quelle chiuse dal Dipartimento di Stato americano, oltre una ventina in tutto il mondo islamico. Washington temeva un attentato per il 4 Agosto ma è evidente che il rischio non è per nulla passato. Nel frattempo l'amministrazione Obama ha autorizzato una serie di attacchi con droni in Yemen negli ultimi 10 giorni nel tentativo di distruggere il complotto terroristico. Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti, secondo le quali quattro attacchi con droni sono avvenuti in rapida successione e sono legati «all'emergenza dell'intelligence che ha indicato come i leader del Al Qaida» abbiamo chiesto al gruppo affiliato in Yemen di attaccare obiettivi occidentali. La catena di eventi che ha innescato l’allarme terrorismo è più complessa di quella fino ad oggi raccontata. Sui media Usa sono trapelate molte versioni, dove ogni agenzia di sicurezza ha cercato di prendersi una parte del merito. Dalla contestata Nsa alla Cia. Proviamo a mettere insieme i tasselli. (...)

lunedì 30 luglio 2012

Yemen, dove il rapimento è un arma

Quando c'è l'annuncio di un sequestro in Yemen gli 007 pensano subito a due scenari già visti. Il primo - più preoccupante - porta a quanti seguono gli ideali di Bin Laden. L'altro chiama in causa i clan tribali, come farebbero pensare notizie - sommarie - giunte dal "teatro". Appena un mese fa i servizi di sicurezza dello Yemen avevano annunciato di aver sventato “13 complotti” contro obiettivi stranieri da parte di Al Qaeda. Progetti di attentato, rapimenti, attacchi contro qualsiasi simbolo occidentale. E dunque il personale diplomatico rientrava nella lista dei bersagli nel quadro della guerra che oppone gli estremisti al governo. (...) Guido Olimpio sul Corriere