Visualizzazione post con etichetta SudAfrica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta SudAfrica. Mostra tutti i post

giovedì 30 gennaio 2014

Occhio Agli Emergenti

(...) Yellen non ha “la palla di cristallo” ma è considerata una specie di Cassandra della macroeconomia (le sue stime sono state le più accurate tra quelle dei consiglieri della Fed) e la competenza nella regolamentazione finanziaria può aiutare a temperare gli eccessi di Wall Street accanto, ovviamente, alla riduzione degli stimoli, cosa che in questi giorni agita i mercati emergenti, beneficiari della liquidità americana. Additare la Fed fa comodo pure ai governi di Argentina, Thailandia e soprattutto Turchia, sotto scrutinio degli investitori più che altro per i rivolgimenti politici interni e le politiche monetarie poco ortodosse. Il sussulto di indipendenza della Banca centrale turca, che ha alzato tutti i tassi di riferimento contravvenendo ai diktat del premier Recep Tayyip Erdogan, ieri ha risollevato la lira svalutata. Il governatore, Erdem Basci, ha riaffermato la credibilità dell’Istituto con una stretta volta a ridimensionare un’economia gonfiatasi a dismisura ma tuttora molto fragile in quanto estremamente dipendente dagli investimenti esteri.


(...) Sfortunatamente, per loro e per tutti noi, gran parte dei paesi emergenti “non hanno fatto i compiti a casa”, come direbbe la maestrina Merkel, cioè non hanno mai fatto riforme per rendere competitive le proprie economie, limitandosi a godere del boom creditizio che flussi di denaro “caldo” dall’Occidente hanno prodotto. Alcuni di questi paesi hanno così accumulato ampi deficit delle partite correnti, cioè di competitività, ed ora saranno brutalmente costretti a tirare la cinghia. Esemplare il caso della Turchia, che si ritrova con forti debiti in dollari del proprio sistema creditizio e produttivo, e riserve valutarie ormai al lumicino. Inevitabili i forti aumenti dei tassi d’interesse e la rotta di collisione tra autorità monetarie e potere politico, che dovrebbe fare l’altra metà del lavoro sotto forma di stretta fiscale. (...)


Non sono bastate le misure straordinarie. Almeno per ora. Dopo il meeting d’emergenza della banca centrale, la lira turca ha continuato il suo deprezzamento contro le altre valute. Lo stesso ha fatto il rand sudafricano. Lo stesso ha fatto il peso argentino. Lo stesso hanno fatto le valute degli emergenti. Gli investitori temono che le autorità monetarie dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e dei Mikt (Messico, Indonesia, Turchia, Corea del Sud), possano intervenire - per esempio attraverso l’introduzione di restrizioni sulla libera circolazione dei capitali - per frenare la fuga degli operatori. Il massiccio sell-off visto in queste settimane, avverte HSBC, non è che l’inizio. Il peggio, specie con l’avanzamento dell’assottigliamento del QE della Fed, deve ancora arrivare. Anche perché, lo ricorda la banca angloasiatica, il 63% delle riserve valutarie mondiali è denominato in dollari statunitensi. Più la Fed riduce la liquidità esistente, più si amplificano le distorsioni domestiche delle economie emergenti, più si restringono le vie di accesso al credito dei sistemi bancari di questi Paesi. E questo potrebbe peggiorare con l’innalzamento dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali a livello globale, dopo il più lungo periodo di Zero-interest rate policy dal Secondo dopoguerra a oggi. In sostanza, una spirale della morte. 

http://www.linkiesta.it/brics-crisi-contagio-mondo


venerdì 6 dicembre 2013

Nelson Mandela: i molti volti della storia di un uomo

E' morto Nelson Mandela. Di seguito il richiamo ad alcuni articoli commemorativi apparsi in queste ore, con alcune sottolineature (i grassetti sono miei) che credo siano importanti da fare, per rendere meglio tutta la complessità di una grande figura storica, che sarebbe errato semplificare in "eroe della non-violenza", e con uno sguardo anche sul lato personale, sempre terribilmente difficile per chi dedica la propria vita alla battaglia politica. In questo senso, segnalo in particolare l'ultimo articolo - del 2005 - in cui si ricorda il coraggio di parlare pubblicamente della morte del figlio per Aids, in un paese che aveva molte difficoltà ad affrontare la questione.

FMM

Nelson Rolihlahla Mandela nasce nella tribù Thembu il 18 luglio 1918. Studia nelle scuole riservate agli studenti neri e si laurea in giurisprudenza. Nel 1944 diventa membro dell'Anc (African National Congress) ed inizia a condurre campagne non violente contro l'odioso regime segregazionista dell'Apartheid. Con il suo amico e avvocato Oliver Tombo da vita allo studio legale che assiste gratuitamente molti neri disagiati. Nel 1960 la svolta che segna per sempre la sua vita: Il regime di Pretoria, nel massacro di Shaperville, elimina molti militanti dell'ANC. L'African National Congress è dichiarato fuorilegge e a Mandela, sfuggito alla strage, non resta che darsi alla macchia dando vita ad un'organizzazione militarista con lo scopo di mettere alle corde il regime con azioni di guerriglia e sabotaggi

di Stefano Biolchini - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/Sp4Jd

Dopo numerose manifestazioni di protesta e duri scontri in piazza, tra cui il massacro di Sharpeville in cui 69 neri vennero uccisi dalla polizia, nel 1960 il National Party mise fuori legge l’ANC: Mandela, che era vicepresidente nazionale del movimento, entrò in clandestinità e abbandonò la lotta non violenta, appoggiando una campagna di attentati e sabotaggi. Nel 1961, infatti, fu tra i fondatori del braccio armato dell’ANC, la Umkhonto we Sizwe (“lancia della nazione”, abbreviato in MK): in quegli anni i suoi modelli erano le lotte armate di Castro e di Mao. I giornali, visto il suo ruolo di spicco nell’organizzazione e la sua latitanza, lo chiamavano “la primula nera”.


La madre lo spinge a studiare. A 21 anni entra all’università per neri di Fort Hare, fondata da missionari scozzesi. Studia inglese, antropologia e legge. Adora ballare. Quando però il capo villaggio decide per lui nozze combinate, scappa con un amico a Johannesburg, procurandosi i soldi del viaggio vendendo un paio di mucche del capo. Vive nella township di Alexandra, studia a lume di candela. Nel ’43 si laurea per corrispondenza a Fort Hare, conosce Evelyn. Si sposano nel ’44. Nelson ha 26 anni. Studia da avvocato alla Wits, unico nero della classe. Abita a Soweto. Negli anni successivi il Sudafrica dei bianchi e del nuovo Partito Nazionale costruisce i muri dell’apartheid: no ai matrimoni misti, sì alla divisione razziale (Population Act) e alla segregazione dei neri in zone apposite (Group Areas Act). Mandela è eletto capo dei giovani dell’African National Congress (Anc). Con l’amico Oliver Tambo apre uno studio legale. Primo vero arresto nel 1956, in seguito alla Freedom Charter: detenuto (in attesa di processo) con altri 155 al Vecchio Forte. Esce dopo due settimane e trova la casa vuota: Evelyn, che non sopporta il suo impegno politico (e la latitanza familiare), se n’è andata con i figli (e le tende). Nella sua vita entra Winnie, che lui ha intravisto alla fermata dell’autobus.(...) 
Ritorna l’11 febbraio 1990: libero, senza condizioni, dopo più di 10 mila giorni di prigionia. Comincia la sua terza vita: Mandela il riconciliatore. «I bianchi sono nostri concittadini, chi rifiuta l’apartheid sarà accolto nella lotta comune per un Sudafrica democratico e non razziale». 

Nel ’92 Nelson si separa da Winnie, la donna più amata l’ha tradito con altri, è diventata un’estranea. (...)


«Non chiamatemi, chiamo io». Così disse ridendo Nelson Mandela l' estate scorsa a Johannesburg, il giorno in cui convocò i giornalisti per annunciare la decisione di abbandonare la vita pubblica. Era di buon umore Tata, papà, come lo chiamano i collaboratori. Ha scherzato: «Quando ho detto a un amico che volevo andare in pensione, mi ha risposto brusco: "Tata, ma tu sei già in pensione" (Mandela ha lasciato la politica attiva nel ' 99). D' accordo, vorrà dire che oggi annuncio che mi pensiono dalla pensione». Poi la preghiera: «Don' t call me, I' ll call. Nessuno mi darà dell' egoista se alla fine della mia vita vorrò passare un po' di tempo con la mia famiglia e con me stesso». Ha chiamato lui. Ieri. Ha convocato una conferenza stampa nel giardino della sua casa a Houghton, verde quartiere residenziale di Johannesburg. Accanto a lui la terza moglie, Graca Machel, la figlia Makaziwe, alcuni nipoti. «Vi ho chiamato per annunciare che mio figlio è morto di Aids». Così, con otto parole, il superpensionato Rolihlahla Nelson Mandela, premio Nobel per la pace nel ' 94, tata di tutti i sudafricani e un po' anche del tempo nostro, a 86 anni è tornato alla politica attiva. In Sudafrica, nessuna confessione privata può avere un' eco pubblica più forte: un padre, il padre della patria, tata, che dice: «Mio figlio Makgatho, 54 anni, l' unico maschio che mi era rimasto, è morto di Aids». Non è solo il dolore vuoto e pulito di un uomo che ha già sofferto la perdita di un figlio: Mandela era dietro le sbarre di Robben Island nel 1969, quando apprese che Madiba Thembekile era morto in un incidente stradale. Dopo 27 anni in galera scrisse nell' autobiografia «Un lungo cammino verso la libertà»: «Cosa si può dire di una tragedia simile? Non ho parole per esprimere il dolore, il vuoto che sentii». Questa volta il dolore privato si riempie di un messaggio politico, nel Sudafrica del 2005 dove l' Aids è ancora un tabù. «Parliamo dell' Hiv-Aids, non nascondiamolo - ha detto Tata nel giardino di casa -. Questo è l' unico modo per farla apparire una malattia normale come la tubercolosi, come il cancro. L' unico modo è uscire allo scoperto, dire che qualcuno è morto per l' Hiv-Aids: così la gente smetterà di considerarlo qualcosa di straordinario». Mandela parla di Hiv-Aids, unisce in una sola parola il virus e la malattia. Lo fa di proposito. E' quella coppia mortale che ha ucciso il figlio Makgatho, avvocato d' affari, e un anno prima di lui la moglie Zondi. Nel mondo è un dato risaputo. In Sudafrica no. Fino all' anno scorso il delfino di Mandela, l' attuale presidente Thabo Mbeki, metteva in dubbio il legame tra l' Hiv e l' Aids, mentre la sua ministra della Sanità per molto tempo ha consigliato di curare il malanno con le erbe della savana, al limite con i limoni.