Dobbiamo tentare di essere lucidi, anche se è difficile in queste ore. Andare subito a elezioni è inutile: è l'ora di un governo tecnico di solidarietà nazionale e le mosse di Napolitano sembrano andare in questo senso.
Per fare cosa? Una misura di emergenza potrebbe essere quella del prestito forzoso, che in qualche modo - anche se il senso dell'iniziativa voleva essere diverso - è stata anticipata dall'appello di un cittadino apparso sul Corriere della Sera nei giorni scorsi.
Una mobilitazione volontaria può essere un'idea anche molto bella, ma probabilmente poco efficace.
Il momento drammatico richiede rapidità e certezza di "risultato".
Una patrimoniale? Si può anche fare un prelievo straordinario "classico" "una tantum", ma sono da tenere in conto molte controindicazioni; e per una riforma fiscale più complessiva sarebbe meglio non agire sotto emergenza.
A questo punto io personalmente accetterei anche un prelievo sui conti correnti, come fece Giuliano Amato nel 1992, ma forse la proposta del prestito forzoso, non certo rivolto a tutti, (dettagli nell'articolo qui riportato, apparso sul Corriere della Sera del 7 settembre scorso), può essere più accettabile.
Per fare cosa? Una misura di emergenza potrebbe essere quella del prestito forzoso, che in qualche modo - anche se il senso dell'iniziativa voleva essere diverso - è stata anticipata dall'appello di un cittadino apparso sul Corriere della Sera nei giorni scorsi.
Una mobilitazione volontaria può essere un'idea anche molto bella, ma probabilmente poco efficace.
Il momento drammatico richiede rapidità e certezza di "risultato".
Una patrimoniale? Si può anche fare un prelievo straordinario "classico" "una tantum", ma sono da tenere in conto molte controindicazioni; e per una riforma fiscale più complessiva sarebbe meglio non agire sotto emergenza.
A questo punto io personalmente accetterei anche un prelievo sui conti correnti, come fece Giuliano Amato nel 1992, ma forse la proposta del prestito forzoso, non certo rivolto a tutti, (dettagli nell'articolo qui riportato, apparso sul Corriere della Sera del 7 settembre scorso), può essere più accettabile.
(i grassetti nell'articolo sono miei, FMM)
(...) Occorre alleggerire la pressione sui titoli di Stato per dare sufficiente spazio e tempo al programma di riforme per la crescita. Come fare? Un elemento di sovranità nazionale che gli Stati possono ancora mobilitare è la tassazione. Partiamo quindi dal dibattito su una possibile patrimoniale in aggiunta alla manovra corrente, una misura difficile da introdurre sul piano sia politico che tecnico. La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è molto concentrata: circa il 50% in mano al 10% più ricco. Tale potrebbe essere la base imponibile di una patrimoniale. Di recente si è già parlato della possibilità di un intervento proattivo della parte più facoltosa del Paese, pronta a contribuire al risanamento economico e finanziario del Paese stesso. Tuttavia sarebbe rischioso procedere ad una riforma fiscale sotto la pressione del breve termine. Una patrimoniale sarebbe certo una misura di equità, ma andrebbe strutturata rispettando l' insieme del sistema fiscale per essere nel contempo giusta ed efficiente. Se tutti i Paesi europei modificassero la fiscalità sotto la pressione delle circostanze, senza coordinamento, ne nascerebbe una acerrima concorrenza fiscale. Come sfruttare questo elemento di sovranità, e ridare forza al Paese sui mercati, evitando però gli svantaggi di una nuova imposta? Tramite un prestito forzoso. Proponiamo quindi di introdurre un prestito forzoso decennale, nella forma di una sottoscrizione ad una o più emissioni dedicate di titoli di Stato. A parità di gettito, tale proposta, implicando la restituzione del patrimonio a scadenza dei titoli, sarebbe più accettabile per gli interessati e anche più equa, in quanto i titoli vengono sottoscritti dai contribuenti più abbienti, ad un tasso di interesse basso, simile a quello pagato sui titoli tedeschi. Già in Francia il prestito forzoso è stato utilizzato con successo, ad esempio dal governo Mauroy, per facilitare, nei primi anni Ottanta, il rimborso del debito estero.(...)
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