sabato 18 maggio 2019

CAOS LIBIA/ Così Onu, Nato e Ue la regalano allo stato islamico (Michela Mercuri, ilSussidiario.Net)

"(...) Se l’Europa brancola nel buio, la Nato è decisamente in un vicolo cieco. L’alleanza atlantica che nel 2011, in un solo mese, aveva trovato un accordo per bombardare Gheddafi ora non riesce neppure ad emanare una dichiarazione d’intenti. Nel già menzionato vertice di Bruxelles l’inviato Onu Ghassan Salamé e Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, hanno convenuto sulla necessità di aiutare la Libia a “costruire istituzioni di sicurezza efficaci se il governo lo richiederà”. Qualcuno, forse, dovrebbe ricordare agli alleati atlantici che a Tripoli, sede del Governo di accordo nazionale, voluto e  riconosciuto, nel 2015, dalle Nazioni Unite è in corso una guerra tra Haftar e le milizie fedeli a Serraj, l’uomo che, a scanso di equivoci, proprio l’Onu aveva messo alla guida di questo governo e l’uomo che in questi giorni ha provato, con un tour europeo, a chiedere una maggiore collaborazione per una de-escalation del conflitto ai più che riluttanti “amici dell’Europa”. È evidente che sostenere Serraj vorrebbe dire, per i più, perdere gli amici sauditi, emiratini ed egiziani. Troppi sono gli interessi dei singoli per sacrificarli per una linea comune.
In questo scenario desolante trovano spazio i jihadisti delle più disparate sigle. Alcuni si sono mescolati tra i combattenti, altri invece hanno colto l’occasione per tentare di rinsaldare la propria immagine. Lo stato islamico ha rivendicato un attentato nei dintorni di Sebha, nella regione meridionale del Fezzan, contro forze dell’Esercito nazionale libico di Haftar. Secondo quanto riportato dal Daily Express – che cita fonti dell’intelligence britannica – al Baghdadi, in fuga dalla Siria, sarebbe in Libia per tentare di farne la nuova roccaforte dell’Isis. Notizia non confermata ma che quantomeno insinua un dubbio.
Né questo allarme né il numero crescente di morti e sfollati pare, però, smuovere più di tanto le cancellerie mondiali. Se da un lato è vero che la partita si gioca nel Golfo, è anche vero che le istituzioni internazionali, con un maggiore impegno, potrebbero quantomeno tentare un dialogo tra le parti, in primo luogo con i vari sponsor regionali fin qui lasciati ai margini. Viceversa la Libia, dopo la Siria, sarà l’ennesimo fallimento dell’Europa e della Nato e più in generale di quel sistema multilaterale di alleanze che dal ’45 in poi abbiamo pretenziosamente chiamato “Occidente”. 

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