sabato 18 maggio 2019

Haftar e Italia

"(...) “L ‘Italia prosegue nella sua strada di mediazione tra le parti” afferma l’editorialista e analista Michela Mercuri, docente di Storia Contemporanea dei Paesi mediterranei ed esperta di Libia.
Cambio di alleanze in vista in Libia?
L’Italia guarda da un lato a Tripoli, area in cui ha i suoi interessi energetici e quelli legati al flussi migratori, dall’altro lato le nostre intelligence hanno da tempo un canale aperto con Haftar. Fare valere la nostra posizione nel l’ovest, con l’Ambasciata a Tripoli, e i rapporti con Misurata dove abbiamo un ospedale da campo, potrebbe essere la carta per agganciare di più Haftar e suoi alleati.
Strategia in atto?
Non seguire pedissequamente gli americani come fatto nel 2011 ma “contrattare ” con gli alleati di Haftar facendo valere questo nostro ” valore aggiunto”, aprendo ai russi e soprattutto agli attori del golfo che sponsorizzano le fazioni sul terreno
Haftar al posto di Serrraj?
Non credo ci sia un accordo fra Roma e Haftar che preveda la esclusione degli attori dell’ovest. Vista la posizione sul terreno di Haftar è più logico credere che potrebbe, suo malgrado, accettare un accordo che gli salvi la faccia trovando un minimo intesa con i misuratini
Perché finora il Feldmaresciallo non ha sfondato sul fronte di Tripoli?
Non ha il consenso della popolazione di Tripoli e dei misuratini che si sono dimostrati molto più decisivi di quanto lui stesso potesse immaginare. Forse è stato mal consigliato dai suoi alleati sauditi ed Emirati, che gli avevano garantito una avanzata più “agile”. Da più di un mese è in una fase di stallo. Le vittime aumentano e con esse l’astio dei tripolini. In queste condizioni conquistare Tripoli è assai improbabile.(...) "

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