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giovedì 28 novembre 2013

Il "Contratto" Tedesco

​La riluttanza dei socialdemocratici dopo l'esperienza di Grande Coalizione del 2005-2009 dalla quale uscirono con il peggior risultato elettorale della loro storia è stata superata grazie a generose concessioni su lavoro e pensioni e una parziale retromarcia rispetto alla flessibilità contrattuale introdotta negli anni 90 dalle riforme Hartz. Il programma di coalizione prevede un aumento della spesa di 23 miliardi di euro, la metà delle inziali richieste della Spd che ha dovuto anche rinunciare a un aumento delle aliqtuote fiscali per i redditi più alti. Le due linee rosse della cancelleria sono infatti state "nessun incremento delle tasse né del debito".

di Roberta Miraglia - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/KJp0F

mercoledì 20 novembre 2013

Salario minimo, contratti e democrazia (da Phastidio.net)

(...) La Spd ha due punti programmatici che paiono non negoziabili. Un salario minimo su base nazionale, fissato a 8,50 euro l’ora, e la doppia cittadinanza per le persone di origine straniera ma nate in Germania. Tra le altre richieste socialdemocratiche figurano un aumento della spesa per investimenti pubblici infrastrutturali, le quote rosa nei consigli di amministrazione ed un aumento delle pensioni.

Riguardo il salario minimo, il timore degli osservatori è che il livello possa essere tale da escludere dal mercato del lavoro un elevato numero di soggetti non qualificati (unskilled). Alcune stime fissano la quota di lavoratori che percepisce meno di 8,50 euro orari al 15% all’Ovest ed al 25% nei Laender dell’Est. Secondo l’Economist Intelligence Unit, a 8,50 euro orari il salario minimo tedesco sarebbe il sesto più alto in Unione europea (dove è adottato da 21 paesi su 28). Tuttavia, rapportandolo al salario mediano a tempo pieno, una grandezza rappresentativa del “salario medio di mercato”, la Germania salirebbe al secondo posto, dietro solo allaFrancia. Il nuovo salario minimo tedesco risulterebbe, secondo un istituto di ricerca legato ai sindacati, pari al 58% della retribuzione mediana a tempo pieno nell’Ovest, e a ben il 70% di quella dell’Est del paese.
Preso singolarmente, questo livello di salario minimo dovrebbe essere gestibile dall’economia tedesca, ma non si deve dimenticare che la sua introduzione segnerebbe anche il forte ridimensionamento del ricorso a impieghi temporanei e di breve termine, che sinora hanno rappresentato una importante fonte di flessibilità per le imprese tedesche. Né si deve dimenticare che la fissazione di un salario minimo rappresenta, per i partiti di sinistra, un’arma per rispondere al processo di desindacalizzazione in corso da molti anni.(...)

martedì 19 novembre 2013

Spd, Merkel, Europa (da laStampa.it)

(...) Con quali argomenti si può criticare questo atteggiamento, senza disconoscerne gli aspetti di verità? Con un solo argomento: ricordando che l’Europa è stata costruita e funziona sulla interdipendenza tra i membri che non può essere automaticamente determinata dai mercati o affidata a norme consensualmente stabilite in congiunture molto diverse, norme che ora si rivelano inadeguate allo scopo. Non mi risulta che gli uffici studi della Spd abbiano prodotto o quanto meno dato rilevanza pubblica e pubblicistica ad analisi che sviluppano questa tesi. (Salvo qualche generica evocazione di un nuovo piano Marshall non meglio precisato).

In breve non mi pare che i socialdemocratici tedeschi posseggano una solida visione politica ed economica europea, che sia non dico alternativa ma significativamente autonoma rispetto a quella merkeliana. Una visione che tenga conto anche delle considerazioni fatte da analisti e commentatori internazionali, senza alcun pregiudizio anti- tedesco, che spiegano come e perché la situazione di interdipendenza oggettiva tra le economie europee ha subito in questi ultimi anni distorsioni che hanno favorito l’economia tedesca a svantaggio di altre. No, non è questione di «arroganza» o «egemonia» teutonica. Si tratta di prendere sul serio il fatto che l’interdipendenza delle economie e dei loro meccanismi, su cui è stata costruita l’Europa, esige oggi di essere governata in modo diverso. Non senza o addirittura contro i tedeschi, ma insieme a loro.(...)

lunedì 18 giugno 2012

L'altra Germania per il rilancio della UE (da AffarInternazionali)


(...) Il piano alternativo “per l’uscita dalla crisi” che la Spd ha presentato qualche settimana fa con lo schieramento plateale dei suoi massimi leader, il presidente del partito Sigmar Gabriel, l’ex vicecancelliere ed ex ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e l’ex ministro delle Finanze della grosse Koalition Peer Steinbrück, ha il respiro lungo di un programma di governo.  
Pur riconoscendo la necessità di tenere rigorosamente sotto controllo il debito, indica una strategia del tutto alternativa all’austerity policy di Frau Merkel. Prevede un programma europeo urgente contro la disoccupazione giovanile, con investimenti pubblici adeguati e favorendo la mobilità intereuropea; misure di controllo e regolamentazione dei mercati finanziari, dall’introduzione dell’imposta sulle transazioni alla separazione netta tra banche commerciali e banche d’investimento, un ente di controllo comune e un’agenzia di rating europea.