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mercoledì 24 aprile 2019

"Liberi di ricordare" (Vittorio Foa, 2001)

Sempre bella da rileggere, questa intervista di Vittorio Foa (2001)
Francesco Maria Mariotti

"(...) "La Liberazione può essere vista e vissuta in modo diverso. Dipende da tanti fattori: l'età, l'ambiente, le radici culturali, le idee. In fondo, non bisogna guardare a questa data solo come la Liberazione dal fascismo e dal nazismo. Quel giorno segna anche la fine di una guerra drammatica, tragica. E per noi quella fu una svolta storica: con la fine del nazifascismo conquistavamo l'Europa, entravamo nel consesso degli altri grandi paesi europei. Il raggiungimento di questo traguardo, la soddisfazione per avercela fatta, non la posso dimenticare e molti probabilmente conservano lo stesso ricordo che ho io. Ma oggi non potrei fare davvero nulla per sollecitare la memoria di tutti. E del resto non voglio farlo. Come possiamo imporre la storia? Il ricordo non va imposto". (...)

Lei cosa farà oggi?
"La mia salute non è buona, ho dei gravi problemi alla vista. Starò in silenzio, preferisco ascoltare".


E cose le piacerebbe sentire in questo giorno?
"Mi piacerebbe ascoltare delle parole di verità. La verità. Ognuno deve esprimere la propria posizione personale. Ma non raccontino bugie, non ne posso più di certe palle clamorose. Le idee politiche non devono essere costringenti. Voglio delle idee libere. Dicano la verità, per favore"[bb].

Ci si lamenta perché i ragazzi non sanno molto della Liberazione. 
"Come fanno a ricordare una cosa di più di 50 anni fa? Se hanno voglia di sentire la storia di quei giorni, bisogno raccontargliela assolutamente. E bene. Altrimenti... Le ripeto: non credo che il ricordo vada imposto. Il ricordo più è libero e più vale. E questa è anche l'unica strada per farlo diventare un valore condiviso da tutti".

(25 aprile 2001)"

domenica 27 ottobre 2013

Nicoletta Giorgi, Primo Presidente Donna dei Giovani Avvocati

Nicoletta Giorgi, 38 anni, padovana, è il primo presidente donna della storia dell'associazione italiana giovani avvocati, ed è anche, dagli anni '90, il primo leader degli under 45 che arriva da una città del nord. (...)

Quale sarà la priorità della sua presidenza? 

Certamente il contratto per i praticanti e i collaboratori di studio. Penso alla subordinazione prevista dal Dl 276/2003 che regola le prestazioni continuative e personali. Ci sono troppi colleghi che mandano avanti gli studi senza alcun riconoscimento. Il contratto riconoscerebbe il cambiamento da anni in atto nella nostra professione, e introdurrebbe le tutele che spettano a chi lavora in via esclusiva. (...)

Più in generale, quali sono le sue idee, per risolvere i problemi della giustizia? 

Un migliore funzionamento della giustizia passa per l'ultimazione del processo telematico e un radicale cambiamento della gestione degli Uffici. Sarebbe opportuno introdurre la figura del Direttore generale del tribunale: un "laico" che diriga e controlli efficienza e raggiungimento degli obiettivi. Penso poi alle camere arbitrali come alternativa alla giurisdizione e a una riforma generale del sistema giudiziario penale e carcerario. 

di Patrizia Maciocchi - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/6kUsM

domenica 10 giugno 2012

Interventi di Anna Maria Tarantola

Per conoscere meglio Anna Maria Tarantola, nuova Presidente della Rai - scelta con un'ottima decisione da Mario Monti - vi invito a leggere alcuni suoi interventi come Vice Direttore Generale della Banca d'Italia


Francesco Maria Mariotti


(...) Un quadro così variegato, insieme con le disuguaglianze territoriali, suggerisce che la causa della bassa partecipazione delle donne all’economia non sia una sola. L’abbiamo visto nel corso di questa giornata. Tassazione, istituzioni, fattori culturali e organizzativi possono influire sull’ingresso e sulla permanenza delle donne nel mercato del lavoro. La difficoltà di delegare le attività domestiche e di cura per la scarsa offerta di servizi e l’atavico squilibrio dei carichi familiari sono altri fattori che possono spiegare il divario di partecipazione rispetto agli altri paesi avanzati.
Da questa molteplicità di motivazioni discende che non vi possa essere una sola ricetta: nessuna azione, se condotta in modo isolato, può essere considerata risolutiva. È necessario un approccio integrato al problema, che chiama in causa non solo tutti coloro che hanno responsabilità di governo, nei vari livelli, ma anche chi contribuisce al formarsi della cultura e delle opinioni – i mass media, le stesse famiglie - e le imprese, la cui organizzazione e le cui politiche interne possono svolgere un ruolo significativo nel favorire la partecipazione delle donne e la loro valorizzazione.(...)

mercoledì 25 aprile 2012

L'Italia, la Resistenza, la politica, il futuro (le parole del Presidente Napolitano)

(...) E richiamando le parole di Giacomo Ulivi, giovane di 19 anni condannato a morte e fucilato nella Piazza Grande di Modena il 10 novembre 1944, il Presidente Napolitano ha detto: "se fu possibile far rinascere l'Italia, lo fu perché in moltissimi - sull'onda della Liberazione - si avvicinarono alla politica, non considerandola qualcosa di 'sporco', ma vedendo la cosa pubblica come affare di tutti e di ciascuno. E invece oggi cresce la polemica, quasi con rabbia, verso la politica. E si prendono per bersaglio i partiti, come se ne fossero il fattore inquinante. Ma per capire, e non cadere in degli abbagli fatali, bisogna ripartire proprio dagli eventi che oggi celebriamo. Come dimenticare che proprio da allora, dagli anni lontani della Resistenza, i partiti divennero e sono per un lungo periodo rimasti l'anima ispiratrice e il corpo vivo e operante della politica? I partiti antifascisti furono innanzitutto la guida ideale della stessa Resistenza, che non si identificò con nessuno di essi, che non ebbe un solo colore, che si nutrì di tante pulsioni e posizioni diverse, ma dai partiti trasse il senso dell'unità e la prospettiva della democrazia da costruire nell'Italia liberata. E furono quei partiti i promotori e i protagonisti - sospinti dalla forza del voto popolare - dell'Assemblea Costituente, dando vita a quella Costituzione repubblicana che costituisce tuttora la più solida garanzia dei valori e dei principi che scaturirono dalla Resistenza. E anche quando si ruppe l'unità antifascista e la politica si fece aspra competizione democratica, furono i partiti, e fu la partecipazione dei cittadini a quel confronto, fu la partecipazione popolare alla vita politica e sociale che resero possibile uno straordinario progresso dell'Italia senza lacerazioni dell'unità nazionale. Sono poi venute, col passare dei decenni, le stanchezze e le degenerazioni - lo sappiamo - della politica e dei partiti. Questi non sono certo più gli stessi dell'antifascismo, della Resistenza e della Costituente : diversi ne sono scomparsi, altri si sono trasformati, ne sono nati di nuovi, e tutti hanno mostrato limiti e compiuto errori, ma rifiutarli in quanto tali dove mai può portare? Nulla ha potuto e può sostituire il ruolo dei partiti, nel rapporto con le istituzioni democratiche. Occorre allora impegnarsi perché dove si è creato del marcio venga estirpato, perché i partiti ritrovino slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo. E' questo che occorre : senza abbandonarsi a una cieca sfiducia nei partiti come se nessun rinnovamento fosse possibile, e senza finire per dar fiato a qualche demagogo di turno. Vedete, la campagna contro i partiti, tutti in blocco, contro i partiti come tali, cominciò prestissimo dopo che essi rinacquero con la caduta del fascismo : e il demagogo di turno fu allora il fondatore del movimento dell'Uomo Qualunque - c'è tra voi chi forse lo ricorda -un movimento che divenne naturalmente anch'esso un partito, e poi in breve tempo sparì senza lasciare alcuna traccia positiva per la politica e per il paese. Io ho ritenuto doveroso, e non solo negli ultimi tempi ma in tutti questi anni, sollecitare anche con accenti critici, riforme istituzionali e politiche ; e mi rammarico che si sia, in questa legislatura e nella precedente, rinunciato a ogni tentativo per giungere in Parlamento a delle riforme condivise. Oggi però si sono create condizioni più favorevoli per giungervi : anche per definire norme che sanciscano regole di trasparenza e democraticità nella vita dei partiti, compresi nuovi criteri, limiti e controlli per il loro finanziamento, e per varare una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti, e non di votare dei nominati dai capi dei partiti. In effetti, sono cadute non solo vecchie contrapposizioni ideologiche ma anche forme di sorda incomunicabilità tra opposte parti politiche, ed è dunque possibile oggi concordare in Parlamento soluzioni che sono divenute urgenti, anzi indilazionabili. Non esitino e non tardino i partiti a muoversi concretamente in questo senso. Guardino però tutti con attenzione ai passi per le riforme che si stanno compiendo e si compiranno da parte dei partiti, e non vi si opponga una sfiducia preconcetta e aggressiva".

"Prevalga - ha continuato il Capo dello Stato - dunque un serio impegno di rinnovamento politico-istituzionale e lo si accompagni, da parte dei cittadini, con spirito più costruttivo e fiducioso. Rinnovamento, fiducia e unità sono le condizioni per guardare positivamente a tutti i problemi economici e sociali che ci assillano e che presentano aspetti drammatici per le famiglie in condizioni più difficili, per quanti vedono a rischio il posto di lavoro e per quanti sono, soprattutto tra i giovani, fuori di concrete possibilità di occupazione. Ed è questo il nostro assillo più grande: aprire prospettive più certe e degne di lavoro e di futuro per le giovani generazioni. La politica, i partiti, debbono, rinnovandosi decisamente, fare la loro parte nel cercare e concretizzare risposte ai problemi più acuti, confrontandosi fattivamente col governo fino alla conclusione naturale della legislatura. Debbono fare la loro parte le istituzioni, dal Parlamento e dal governo nazionale ai Comuni, peraltro condizionati oggi da gravi ristrettezze. Dobbiamo fare tutti la nostra parte, con realismo, consapevolezza, senso di responsabilità, sapendo che le possibilità di ripresa e di rilancio dello sviluppo economico e sociale del paese, sulla base di una giusta distribuzione dei sacrifici necessari, sono legate anche a un grande insieme di contributi operosi e di comportamenti virtuosi che vengano dal profondo della società e ne rafforzino la coesione".(...)


http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=25304