domenica 10 giugno 2012

Interventi di Anna Maria Tarantola

Per conoscere meglio Anna Maria Tarantola, nuova Presidente della Rai - scelta con un'ottima decisione da Mario Monti - vi invito a leggere alcuni suoi interventi come Vice Direttore Generale della Banca d'Italia


Francesco Maria Mariotti


(...) Un quadro così variegato, insieme con le disuguaglianze territoriali, suggerisce che la causa della bassa partecipazione delle donne all’economia non sia una sola. L’abbiamo visto nel corso di questa giornata. Tassazione, istituzioni, fattori culturali e organizzativi possono influire sull’ingresso e sulla permanenza delle donne nel mercato del lavoro. La difficoltà di delegare le attività domestiche e di cura per la scarsa offerta di servizi e l’atavico squilibrio dei carichi familiari sono altri fattori che possono spiegare il divario di partecipazione rispetto agli altri paesi avanzati.
Da questa molteplicità di motivazioni discende che non vi possa essere una sola ricetta: nessuna azione, se condotta in modo isolato, può essere considerata risolutiva. È necessario un approccio integrato al problema, che chiama in causa non solo tutti coloro che hanno responsabilità di governo, nei vari livelli, ma anche chi contribuisce al formarsi della cultura e delle opinioni – i mass media, le stesse famiglie - e le imprese, la cui organizzazione e le cui politiche interne possono svolgere un ruolo significativo nel favorire la partecipazione delle donne e la loro valorizzazione.(...)


La struttura familiare italiana, caratterizzata da una marcata propensione dei giovani a costituire un nuovo nucleo familiare solo se occupati, ha limitato l’impatto della recessione sul benessere degli individui. Per converso, sono proprio le famiglie dei giovani che hanno intrapreso un percorso autonomo, quelle che hanno pagato il prezzo più elevato della crisi e che oggi fronteggiano i livelli di incertezza più elevati.
I problemi di fondo, solo acuiti dalla crisi recente, sono noti. Sono all’attenzione dell’attività di governo e investono l’equità e la sostenibilità del nostro modello sociale.
Il ruolo di supplenza svolto dalle famiglie implica che la rete di protezione su cui gli individui possono contare differisca a seconda delle risorse familiari. Per i giovani l’instabilità del lavoro, associata a bassi salari, condiziona fortemente l’accesso al mercato immobiliare e il processo di accumulazione delle risorse necessarie per costruire con serenità il proprio futuro. La ricchezza dei genitori, che ha svolto un ruolo importante nel sostenere anche i figli, sta iniziando a ridursi. I giovani risparmiano poco, meno dei loro genitori; essi dovrebbero invece accumulare di più, visto che il livello della loro pensione sarà presumibilmente più contenuto.
Bisogna interrogarsi circa la sostenibilità di un modello di welfare in cui alle famiglie è demandato il compito di ammortizzare gli shock negativi che colpiscono i redditi dei singoli componenti. Le condizioni economiche delle famiglie, specialmente di quelle più giovani e con figli, dipendono oggi in modo determinante dal numero dei percettori di reddito da lavoro. Parallelamente, l’allungamento della vita lavorativa dei genitori più anziani rende più difficile un loro coinvolgimento nella cura dei nipoti. In prospettiva anche il ricorso alla rete familiare è destinato a cambiare.
La crisi ha reso ancora più forte la dipendenza dei membri più deboli dalla famiglia d’origine, riducendo ulteriormente la propensione dei giovani di intraprendere percorsi autonomi, a passare dalla condizione di figlio a quella di genitore, a partecipare attivamente non solo alla vita economica, ma anche a quella sociale. È essenziale affrontare questi nodi, perché il futuro del Paese dipende in modo cruciale dal sostegno che la nostra società è e sarà in grado di dare ai progetti di vita delle giovani famiglie.
Le riforme del mercato del lavoro mirano a ridurne il grado di segmentazione e a estendere il livello di protezione sociale a una più ampia platea di lavoratori. Le liberalizzazioni nei mercati dei prodotti cercano di eliminare le barriere che si frappongono all’attività produttiva e al pieno dispiegarsi delle capacità degli individui. Queste riforme sono necessarie per rendere la nostra economia più efficiente e inclusiva, in grado di tornare su un sentiero di robusta crescita – che rimane la via maestra per garantire il progresso del benessere della collettività.


Durante la crisi, dunque, l’azione di contrasto deve farsi ancora più attenta e decisa.
Non è un caso che, sotto la spinta della crisi, la comunità internazionale sia stata recentemente indotta ad avviare una più incisiva azione di contrasto ai paradisi fiscali e che, nel nostro Paese, si stia ridando vigore alla lotta al contante rivedendo al ribasso le altalenanti soglie di tracciabilità.
Il crimine organizzato presta particolare attenzione all’efficienza dei processi produttivi e alla massimizzazione del profitto del riciclaggio. Le imprese criminali, infatti, delocalizzano le attività di riciclaggio nei paesi in cui il loro costo è più basso, ne frazionano le fasi tra diversi ordinamenti per renderne più difficile la ricostruibilità, investono dove il rendimento è più elevato.



Prevenzione e contrasto del riciclaggio: l’azione della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola (28/11/2011)

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