venerdì 22 giugno 2012

Libia in fiamme?

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Bisognerà che prima o poi si riprenda in mano il "dossier libico"; spero e credo che i nostri servizi di sicurezza, il nostro esercito, il nostro Ministero degli Esteri (e non solo loro, naturalmente, anche qui dovrebbe esistere l'Europa...) stiano seguendo con grande attenzione e preoccupazione quanto sta succedendo a Tripoli, Bengasi e dintorni. 
Si è già detto da queste parti - e da molte altre più autorevoli - che la guerra in Libia rischiava di essere ancora una volta una missione incompiuta, con il rischio di aggravare la situazione del paese che si voleva liberare. 
Speriamo ci sia ancora spazio di manovra perché l'incerta fase di passaggio si consolidi, ma le notizie non sono incoraggianti. Tentiamo di tenere a mente quanto sta succedendo, per il nostro futuro; perché non si progetti più senza cautele una guerra, perché la nostra politica estera non continui a muoversi senza orizzonte.
FMM

(segue citazione e link a AffarInternazionali)


A pochi giorni da quelle che avrebbero dovuto essere le sue prime elezioni democratiche, la Libia è attraversata da un'ondata di violenza che rischia di pregiudicare i processi di pacificazione, stabilizzazione e transizione politica avviati dal Consiglio nazionale di transizione (Cnt) lo scorso ottobre. Gli scontri tra miliziani all'aeroporto di Tripoli, l'attacco al consolato statunitense a Bengasi e le violenze nel sud del paese sono soltanto i segnali più eclatanti di una situazione che sfugge sempre più al controllo delle autorità. 

Il recente slittamento dell'appuntamento elettorale al prossimo 7 luglio rischia di inasprire ulteriormente lo scontro politico, che potrebbe degenerare se le elezioni dovessero essere nuovamente posticipate - come paventato da più parti - a dopo il Ramadan.

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