venerdì 9 marzo 2012

Le Scuse Non bastano (A.Puri Purini, Corriere)

(...) Siamo uniti da mille interessi comuni nell'Unione Europea, lavoriamo insieme alla Nato, condividiamo un rapporto bilaterale intenso sui problemi della difesa che, si presume, include contatti frequenti fra i servizi segreti soprattutto nelle aree di crisi, fra cui l'Africa. Almeno, dovrebbe essere così. Investiamo risorse e uomini nell'affinare obiettivi, consolidare rapporti, creare fiducia. L'esperienza congiunta nei Balcani, in Iraq, in Afghanistan dovrebbe avere insegnato qualcosa. Esistono legami improntati a rispetto reciproco fra autorità militari italiane e britanniche. Evidentemente la realtà è un'altra. Il Regno Unito si muove ancora, magari inconsciamente, nella nostalgia di una gloria imperiale che lo porta ad agire in isolamento sugli interventi militari, con l'eccezione del governo americano cui viene raccontato tutto. Ha la consapevolezza di avere vinto parecchi conflitti negli ultimi due secoli (con eccezione delle due guerre afghane perse nell'800) e agisce in materia militare con senso di superiorità. Se Downing Street trova normale affrontare un rischiosissimo intervento senza consultare un essenziale partner direttamente coinvolto come l'Italia, mettendo in pericolo la vita degli ostaggi, significa che qualcosa si è inceppato nel tradizionale lucido pragmatismo degli amici britannici.
Quando avvengono questi incidenti le colpe sono generalmente ripartite (un poco come nei divorzi). Le responsabilità britanniche sono evidenti: la gestione della missione e il suo fallimento; la mancata informativa all'Italia. Verrebbe da dire che non ce lo siamo meritato. Eppure abbiamo anche noi delle responsabilità, seppure non legate all'episodio specifico. Non siamo riusciti ad accreditarci pienamente in un una componente chiave della realtà internazionale. (...)

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