venerdì 2 marzo 2012

Il tema non è più solo la TAV (E.Fiano)

Posto un intervento di Emanuele Fiano, parlamentare e responsabile del Forum nazionale sulla Sicurezza del Partito Democratico. Mi sembra dica cose molto giuste, sottolineo in particolare il passaggio "Il tema non è più solo la Tav, è il concetto stesso di democrazia". 
Di mio aggiungo solo che l'atto di fermare alcuni giornalisti e controllare i documenti è già un pericoloso segnale, quasi una "secessione simbolica", come a dire "su questi territori, la polizia siamo noi". 
Proprio per questo il tema non è più la TAV, ma il monopolio della forza; oggi il tema è il dovere di sancire con nettezza che siamo una comunità politica una e indivisa e che quindi - indipendentemente dalle ragioni dei NoTav - non possiamo tollerare "autodeterminazioni".
Il Governo deve reagire.

Francesco Maria Mariotti


Io oggi ci ho provato, veramente, ho provato a parlare ai ragazzi No Tav che hanno occupato la nostra sede PD a Roma, ho provato a dirgli parliamoci, ho provato a nome del Pd a dire, se siete qui per un incontro, noi siamo disponibili. Certo abbiamo come voi le nostre convinzioni, noi siamo favorevoli alla Tav e voi no, ma anche crediamo nel dialogo, salvo una precondizione assoluta. No alla violenza. Noi gli ho detto, non cederemo a nessun ricatto di chi vuole anteporre la sua opinione, per legittima che sia, alle decisioni assunte in tutti gli ambiti democratici possibili, non cederemo all'idea che ci possa essere un sistema alternativo alla Democrazia rappresentativa, dove cioè il popolo vota, elegge rappresentanti, e poi questi nelle sedi opportune, provincie, regioni o parlamenti che siano prendono le decisioni. La discussione che ho avuto con i No Tav insomma è arrivata al centro del nostro dissenso, il concetto stesso di democrazia, della legge della maggioranza e della minoranza. Ma su questo non ho avuto risposta, sono io che ho fatto domande a loro su questo, sono loro che non potevano rispondere, sono io che ho chiesto quale fosse un sistema alternativo alla sistema della arappresentanza, in che mondo insomma avrebbero in realtà avrebbero voluto vivere, in un mondo in cui decide chi ? Perché ho detto loro, questa volta è la Tav, ma un'altra volta potrebbe essere un caso diverso, per esempio una legge che a voi e anche a noi piace, che so la reintroduzione del reato di falso in bilancio, e allora ? E se in quel caso, una valle, una provincia, un paese, una città si ribellasse, o una parte di essa si ribellasse ? Che fareste voi, ho detto, sareste contenti ? Approvereste ? Accettereste la non applicazione di quella legge per un territorio ? No, io sono sicuro di no. I ragazzi non mi hanno risposto, loro si concentravano su Si Tav/No Tav

Se a questo aggiungo l'aggressione questa sera di un cameraman del Tg3, i blocchi stradali, i numerosi feriti, la lunga scia di feriti tra le forze dell'ordine, che una parte violenta del movimento ha cercato e provocato in questi anni io confermo e fortifico la mia opinione.

Il tema non è più solo la Tav, è il concetto stesso di democrazia. Sul terreno fertile di una difficile situazione economica, di un contesto di rabbia, di una fiducia ormai inesistente nei partiti e nelle istituzioni, si sta innescando ormai da tempo una protesta antagonista di massa, giovane, giovanissima e non solo, e dentro questa la presenza di gruppi, come quelli anarco insurrezionalisti che hanno ormai fatto il salto di scala, verso la scelta della violenza programmatica e strutturale. Ma nessun tipo di simpatia per i movimenti, o di sensibilità ambientalista o anche di antagonismo sociale può permettersi di non capire il pericolo della violenza. La democrazia prevede scelte fatte a maggioranza, la violenza prevede scelte dettate da minoranze.
Democrazia e violenza sono antitetiche, e quando va in crisi o quando si nega la democrazia si apre la strada alla seconda. Tutti devono evitare all'Italia di ricadere in quella spirale di violenza che abbiamo già conosciuto in altri anni, drammatici e inutili.


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