martedì 22 novembre 2011

Educazione Civica e Servizio Civile - Per Una Nuova Cittadinanza


La riflessione di Napolitano ci pone - come sempre, negli ultimi tempi - di fronte alle emergenze di questo periodo: quella su cui ci ha richiamato oggi - l'immigrazione e i diritti di cittadinanza dei nati in Italia da non italiani - è lo stimolo per definire anche in termini non improvvisati cosa vogliamo come futuro e ambizione del nostro Paese.
Per questo però il discorso sul diritto di essere italiano per chi nasce in Italia è punto necessario ma non sufficiente per definire in prospettiva la nostra(le nostre) identità comunitaria(e), come Italia e come Europa.
Solo per dare i titoli di un discorso che andrebbe ampliato: educazione civica e servizio civile (obbligatorio? forse, se necessario...).
Non sto parlando qui- in realtà- dei soli immigrati.
Oggi, anche per combattere al meglio la battaglia economica di questa crisi ("la necessità di forze nuove" è uno dei motivi che Napolitano propone come giustificazione dello ius soli) dobbiamo trovare il modo di ridefinire il nostro collante nazionale - e di qui la necessità di riprendere una programma leggero ma innovativo di educazione civica; ma soprattutto, anche di fronte ai dati che ci dicono di un numero impressionante di giovani che sono completamente inattivi (non in  formazione, senza lavoro, e non in ricerca di lavoro) è forse inevitabile - anche se dal punto di vista liberale rappresenta un grave azzardo - che la mano pubblica rientri in campo per stimolare  uno sforzo collettivo di azione e riqualificazione dei cittadini.
So che così si rischia - e io lo sento come un gravissimo rischio - di "mettere in divisa" (di Protezione Civile, ma pur sempre divisa) di un gran numero di persone, con tutte le tentazioni che ne possono derivare. Ma l'alternativa, dato che la ripresa economica si farà aspettare a lungo, è di avere un numero consistente di cittadini fermi, bloccati (non per colpa, né per demerito) nel definire un proprio orizzonte, e dunque sempre più facilmente bersaglio di solitudine, demagogia, populismo.
Dagli ospedali ai territori da rimettere in sesto (Liguria docet), dalle nuove povertà e solitudini alla sicurezza contro la microcriminalità: i cittadini italiani -  e quelli europei, pensando a un programma continentale di occupazione dei cittadini UE, con scambi ad hoc - possono esser chiamati a dare il loro apporto al bene della comunità, nel frattempo imparando (o re-imparando) un lavoro.
Sto parlando dei nati qui (indipendentemente dalla nazionalità dei loro genitori), ma non solo.
Sto parlando dei giovani, ma non solo.
Perché la cittadinanza non è un diritto definito una volta per tutte, ma è una costruzione, a maggior ragione la cittadinanza europea.
E' un "artificio", quindi, e come tale è sovente da rinsaldare e ridefinire.
Francesco Maria Mariotti

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