La tirannia del breve termine, l`eccesso di indebitamento, pubblico o privato, il clientelismo hanno portato a un disastro che le popolazioni pagano caro. Nessuno può più sostenere che la democrazia nazionale funzioni in modo soddisfacente e che invece «l`Europa» non funzioni.
AI tempo stesso, la crisi ha accentuato il bisogno di legittimazione delle decisioni europee. La disoccupazione crea enormi danni, la precarietà e le ineguaglianze aumentano.
Troppi europei hanno la sensazione di trovarsi in un tunnel. Sono pronti a fare sforzi, se questi sono equamente ripartiti. Vogliono soprattutto capire chi decide e vogliono avere un peso sulle scelte per ritrovare dignità e speranza.
Siamo convinti che, per uscire durevolmente dalla crisi, dobbiamo ripensare la democrazia a tutti i livelli, europeo e nazionale, senza contrapporli. E giunto il momento di abbandonare le dispute istituzionali e le recriminazioni incrociate che nuocciono al bene comune. Un disarmo generale si impone al fine di riconciliare gli europei con l`Europa.(...)
Anche su certe carenze dell`azione europea, che minacciano di diventare veri e propri «buchi neri», non c`è un dibattito sufficiente: sulla necessità, per esempio, di riattivare la crescita senza nuocere alla disciplina, o ancora sulle possibilità di preservare l`equità fiscale quando, nel mercato unico, il capitale è mobile e il lavoro lo è molto meno.
La mancanza di una discussione aperta accredita anche l`impressione di un «diktat» degli Stati più potenti: Ciò è pericoloso.- Una delle virtù della costruzione europea, dal 1950, e la ragione profonda del suo successo nel preservare la pace, è quella di unire su base volontaria, nel mutuo rispetto. La stabilità non può essere imposta con la forza.(...)
L`esigenza di democrazia, di partecipazione, di trasparenza è irresistibile. A termine, riforme di grande ampiezza saranno necessarie per fortificare la dimensione parlamentare dell`Unione Europea. Come a livello nazionale, la posta in gioco è delicata, poiché consiste nell`inventare una democrazia più esigente, che eviti la demagogia e la veduta corta. Il processo sarà lento, ma un contributo può già darlo un dialogo intenso e fiducioso fra istituzioni, al di là delle frontiere.
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