E' importante dire i nomi. Amb, Diop, Sougou, Mbenghe, Moustapha erano e sono persone
“ e io darò nella mia casa e nelle mie mura forza e rinomanza, meglio di figli e di figlie; darò a ciascuno una rinomanza eterna (un memoriale e un nome) che non perirà” (Isaia, Cap. 56, verso 5)
Amb Modou 40 anni e Diop Mor 54 anni sono morti oggi a Firenze uccisi dall’odio, dalla rabbia di chi si sente in diritto di disporre della vita altrui in nome della propria.
Con loro in piazza Dalmazia è stato colpito un altro senegalese, Moustapha Dieng, 34 anni, Sougou Mor 32 anni, e Mbenghe Cheike, 42 anni, tutti colpiti da Gianluca Casseri, che poi si è tolto la vita.
Gran parte deli notiziari continuano in queste ore a parlare di due senegalesi uccisi e altri feriti.
Altri, anche in nome della solidarietà parlano di “due fratelli uccisi”.
Nessuna di queste due procedure mi piace e non la trovo né condivisibile, né accettabile.
Certo nessuno usa termini ambigui, ma è importante ripetere i loro nomi, fissarli nella memoria.
E’ importante dare alle persone un nome. Dare un nome significa riconoscere loro non solo il diritto al ricordo, ma anche che hanno avuto una vita, che questa per quanto stentata, difficile, forse anche malinconica era fatta di scelte, di storie, di amori, di rinunce, di tristezze. Un breve di emozioni e i sensazioni, di ricordi, di relazioni.
Se si afferma il principio quantitiativo del numero, anziché imporsi il criterio del nome, allora il primo passaggio verso la svalutazione della vita degli altri è già compiuto e il viaggio verso l’indifferenza è già iniziato.
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