Davanti alla platea che lo ascolta proprio nel giorno del ricordo di Federico Caffè, pioniere della divulgazione del pensiero di Keynes, il presidente della Banca centrale europea ricorda le debolezze del paradigma keynesiano, che “sminuisce il ruolo della moneta ed esclude l’ipotesi del default”. A coloro che per superare la crisi finanziaria invocano una forte immissione di liquidità da parte dell’istituto monetario di Francoforte, e chiedono di adottare una strategia di investimenti in deficit per alimentare la domanda interna, Draghi risponde illustrando le conseguenze di una simile politica: “Indebitamento esponenziale degli Stati e perdita della loro credibilità agli occhi di investitori e creditori, drastica diminuzione del valore della nostra moneta, aumento della spirale inflazionistica che nel medio periodo provoca una ricaduta negativa sul piano occupazionale e sociale. È la storia degli anni Settanta, che all’inizio del decennio seguente ha determinato la spinta a cambiare strada”.
"Una simile pace dovrebbe permettere a tutti gli uomini di navigare senza impedimenti oceani e mari." (Carta Atlantica, 14 agosto 1941)
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