lunedì 22 ottobre 2012

Fare Riforme Non E' Fare La Morale


Ammiro molto Elsa Fornero nella sua azione di governo (in particolare per la riforma previdenziale; argomento che comunque fra qualche anno probabilmente dovremo riprendere in mano per capire se il valore delle nostre pensioni basterà a garantirci un'esistenza dignitosa) e naturalmente non sopporto la prepotenza di chi le ha impedito di parlare (su questo episodio spero non vi siano tentennamenti nella condanna).

Detto ciò, ho l'impressione che Fornero a volte non percepisca le possibili semplificazioni che possono nascere da sue dichiarazioni (perché anche oggi le sue dichiarazioni sono state un po' semplificate, estraendo uno "slogan" da un pezzo di discorso più ampio...), diventando involontariamente la "peggiore avversaria" di se stessa e trovandosi così costretta a inseguire le sue stesse dichiarazioni per precisare.

Inoltre, nell'approccio complessivo di Fornero (ma è un problema solo suo? forse no...) si percepisce un "tono moralista" che stride con la drammaticità del momento che molti giovani si trovano a vivere; e che allontana dalla nostra attenzione il cuore del problema. 

Sarei più contento se insieme a queste parole (che definire "eretiche" come suggerisce Linkiesta mi pare eccessivo), il Ministro Fornero agisse di più sia per investigare la realtà del lavoro, che è molto più complessa del "ragazzo viziato che fa il difficile" (ma sicuramente questo lo sa) e che ha tante sfaccettature ambigue (non necessariamente tutte da condannare), sia per colpire là dove vi siano ingiustizie; e ve ne sono, eccome. Non possiamo dimenticarlo, anche se la situazione di crisi ci spinge ad abbassare attese e pretese.

Certo, assieme alle ingiustizie vi è la difficoltà reale delle aziende nel creare lavoro, e di conseguenza nel gestire rapporti di collaborazione stabili e permanenti. 

Vi è insomma una vasta area di "mondi lavorativi" che è difficile da valutare; in tale spazio vi sono certo abusi da colpire con severità, ma anche situazioni nelle quali bisogna lavorare con più strumenti, sia dissuasivi che persuasivi, "acconpagnando" lavoratori e aziende a superare quelle storture che possono essere apparse in taluni frangenti "inevitabili".

La riforma del lavoro e la lotta alla disoccupazione non si fanno con una legge, ma con un mix di pratiche che si devono mettere in atto in un orizzonte di medio-lungo periodo: per esempio - si è detto spesso da più parti - pratiche dell'orientamento e della alternanza scuola - lavoro, che aiuterebbero a diminuire il "differenziale" fra aspettative dei singoli e realtà produttiva.

In generale però, questo mi premeva sottolineare, è sbagliato additare colpe, o anche solo dare la percezione di una "condanna morale"; fare riforme non è giudicare i cittadini, ma porli nelle condizioni di fare le scelte migliori; se il Governo fa scelte giuste - e molte scelte di questo governo sono state giuste, altre un po' meno - non ha bisogno di "fare la morale". 

I cittadini - anche i più giovani - se convinti e coinvolti, capiscono e scelgono da soli. 

Questo sia detto a partire dalle dichiarazioni di oggi di Elsa Fornero; ma, come accennato più sopra, a ben vedere, forse l'avvertenza riguarda tutti coloro che vogliono agire per cambiare l'Italia, oggi e in futuro. La "retorica moralistica" è spesso la peggiore nemica di uno sforzo realmente riformatore.

Francesco Maria Mariotti

Nessun commento:

Posta un commento