Un appello importante de Le Scienze - segnalato fra gli altri anche dal CIPMO - contro il rischio di regresso sul problema della vaccinazione.
Contro le campagne dettate da paura e superstizione, paura e superstizione che per la verità trovano spazio anche per l'incapacità degli scienziati e forse soprattutto di molti espondenti della medicina più alta a farsi vicini umanamente alle sofferenze, ad ascoltare e non solo a trattare le persone come "casi".
Purtroppo è anche vero che spesso chiediamo alla medicina risposte che non può dare; in questo c'è uno spazio e nu tempo di "autoeduzcazione" che ognuno di noi deve darsi, per poter evitare di chiedere rispote impossibili, magari "di senso" ("perché proprio a me?") che non possono essere date dagli scienziati, ma solo dalla propria coscienza.
Ciò detto, aderisco convintamente all'appello. Di seguito anche una breve rassegna stampa sulla questione.
Meno speranze di guarigione ci sono, più certi medici diventano potenti. «Lo so, lo so, non è cambiato niente, dopo quella “cura naturale”. Però mettetevi nei miei panni, l’Asl mi ha detto: si tenga suo figlio autistico così com’è. Al massimo, le prescriviamo un ansiolitico». E lei, signora, cosa ha fatto? «Ho sbattuto la porta in faccia al dottore dell’Asl. Sono andata a casa, ho cercato su Google: vaccini e autismo. Subito salta fuori il nome di Massimo Montinari. Sono andata da lui. A quell’epoca riceveva all’American Hospital di Roma».
Lui è grande e grosso, un dottore con il vocione e la divisa da poliziotto. Si è arruolato a quarant’anni, ma non ha mai lavorato sulla strada. Ufficialmente, gastroenterologo. Fa il medico della polizia, al Reparto Mobile di Firenze. Fa, soprattutto, quello che promette, speranze ai genitori dei bambini malati di autismo: «Ti ascolta. Ti lascia sfogare fino alle lacrime. Ha buona capacità oratoria. Ti ripete frasi come: “I nostri bambini, i nostri bambini...”. Dice: “Ne verremo fuori”. Come fosse un problema suo. Lo vedi così autorevole, che vuoi credergli.(...)
La decisione della procura di Trani di aprire un’indagine sui possibili effetti del vaccino MPR contro morbillo, parotite (gli “orecchioni”) e rosolia sta facendo molto discutere, e ha suscitato una dura reazione della comunità scientifica in Italia. Le indagini sono state avviate in seguito alla denuncia di una coppia di genitori, secondo i quali i loro figli sono diventati autistici dopo la somministrazione del vaccino. Alla base della denuncia c’è un vecchio e fraudolento studio scientifico del 1998, da tempo smentito da tutte le più importanti organizzazioni sanitarie del mondo compresa l’OMS e ritirato dalla stessa rivista The Lancet, che lo aveva pubblicato alla fine degli anni Novanta. Il timore è che le nuove indagini possano portare a una riduzione dei vaccini in Italia contro parotite, rosolia e morbillo, malattia che può avere complicazioni molto gravi.(...)
La contestata ricerca di Wakefield del 1998 fu sostanzialmente affossata insieme alla reputazione del medico nel febbraio del 2004, quando il giornale britannico The Sunday Times pubblicò un’inchiesta dove si dimostrava un conflitto d’interessi del ricercatore, che aveva ricevuto 55mila sterline da un gruppo di persone alla ricerca di prove sulla presunta dannosità del vaccino MPR per una causa legale da portare avanti. Wakefield si difese dicendo di avere ricevuto quel denaro per un’altra ricerca, ma a quel punto gli editori di The Lancet dissero chiaramente che l’autore dello studio avrebbe dovuto fare presente il suo conflitto d’interessi prima di proporre il suo lavoro per la pubblicazione.
Altre inchieste negli anni seguenti accusarono Wakefield di avere falsato diversi dati e di averne omessi altri, per portare elementi a sostegno della sua tesi sull’autismo tra i bambini vaccinati. Il General Medical Council (GMC), che nel Regno Unito controlla la professione medica, avviò un’indagine contro Wakefield, accusandolo di avere agito “disonestamente e irresponsabilmente”, conducendo test non regolari e agendo sotto un grave conflitto d’interessi.
In seguito agli sviluppi del caso, nel febbraio del 2010 The Lancet fece una cosa con pochi precedenti: ritirò completamente e integralmente lo studio che aveva pubblicato nel 1998 da tutti i suoi archivi. Nel 2012 con una sentenza dell’Alta Corte britannica, Wakefield fu radiato e gli fu vietato di proseguire la professione medica.(...)
Semmai ci fosse (ancora) bisogno di verificare il peso e l’influenza della cultura scientifica in Italia, ecco arrivare, da una parte, le dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Trani, balzato agli onori delle cronache per aver avviato un’indagine sul possibile legame tra vaccino trivalente e autismo. Dall’altra, le notizie su una prossima discesa in campo di diverse Procure, indifferenti ai pronunciamenti di esperti, autorità sanitarie, dello stesso ministro della salute, che hanno ribadito come manchi, allo stato attuale, ogni evidenza scientifica per sospettare un nesso di causa-effetto.
Ogni richiamo, ogni appello alla ragionevolezza ha avuto lo stesso ascolto delle proverbiali prediche di San Giovanni Battista nel deserto. Di certo non sembrano aver scalfito le certezze del procuratore di Trani che ha affermato di essersi basato - nientemeno – sul presupposto «che diverse sentenze del giudice del lavoro, competente per i risarcimenti, hanno accertato che esiste un nesso di probabile causalità». Aggiungendo di aver affidato la scelta dei periti ai carabinieri del Nas che si rivolgerà a «esperti di profilo internazionale e assoluta imparzialità». Affermazione che lascia indovinare, perlomeno, una mancanza di fiducia nel rigore e nell’obiettività di quelli che hanno condotto una mole di ricerche indipendenti in tutto il mondo, senza riuscire a trovare nessun legame tra vaccini e insorgenza della malattia. Continuano, intanto, a imperversare sul web i leader di movimenti anti-vaccinazioni che gridano al complotto delle multinazionali farmaceutiche. Mentre si levano le voci di avvocati che plaudono alla giustizia penale che si è «accorta» della correlazione potenziale vaccini-autismi. Spunta persino un’inedita specializzazione in «diritto sanitario minorile», qualunque cosa voglia dire.
Il caso aperto dall’inchiesta della Procura di Trani non è certo il solo a chiamare ad una riflessione su quello che è successo, su cosa sta succedendo tra scienza e magistratura, tra medicina e giustizia.
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