sabato 28 settembre 2013

Così la Farnesina riorganizza i consolati sulle rotte energetiche (da ilFoglio.it)

Una volta era la via della seta. Oggi è la strada dell’energia e degli affari. Così, spinto anche da esigenze dettate dalla continua stretta sui conti pubblici, il ministro degli Esteri Emma Bonino ha cominciato a ridisegnare la mappa dei consolati italiani all’estero con un obiettivo: puntare sui paesi emergenti che non conoscono crisi economica e sono forti nel campo energetico e industriale. Per questo, a breve, nasceranno tre nuovi consolati: ad Ashgabat, capitale del Turkmenistan, a Chongqing in Cina e a Ho Chi Minh in Vietnam dove ormai ci sono più aziende che risaie. A presentare il piano alle commissioni Affari esteri di Camera e Senato è stata Marta Dassù, viceministro che sta seguendo il dossier in modo scrupoloso.
“Il nostro paese vive sull’estero, esiste un’Italia fuori dall’Italia, perché il nostro paese dipende fortemente dall’import di energie e materie prime e possiamo rilanciarci solo guardando ai nuovi mercati”, ha detto il numero due della Farnesina. Insomma basta alla vecchia logica dei consolati per vecchi emigrati, che oramai sono più che integrati con i paesi dove vivono, e più presenza verso quei paesi che crescono a velocità doppia o più che doppia rispetto al nostro. Così, visto che il capitolo a favore dell’emigrazione dopo i tagli della spending review avviata dal governo Monti l’anno scorso è ridotto a un miliardo e trecento milioni di euro, per far nascere le nuove strutture bisogna chiudere 14 sedi. E bisogna farlo a tappe spedite. Una prima tranche prevede la soppressione entro il prossimo 30 novembre di otto consolati. Cancellato quello di Tolosa in Francia, quello di Mons in Belgio, via quello di Spalato in Croazia e Scutari in Albania, così come quello ad Alessandria d’Egitto, di Sion, Neuchâtel e Wettingen in Svizzera. Su queste chiusure, tranne qualche voce sparuta, ad esempio su Spalato e Scutari, in teoria strategici in quanto i Balcani fanno parte delle politiche di sviluppo di molte aziende italiane, non si sono levate mozioni d’ordine.(...)

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