Indipendentemente dalle convinzioni politiche di ognuno (sono lontanissimo - ma proprio molto lontano - da taluni movimenti politici presenti oggi in Parlamento, ma questo non è importante) penso che la Costituzione andrebbe cambiata solo con l'applicazione integrale dell'articolo 138.
Mi lascia molto perplesso la soluzione attualmente scelta.
Anche perché le riforme costituzionali a mio avviso non sono una priorità.
(sul perché non lo siano ragionavo un po' di tempo fa su FB, parlando però più nel dettaglio di presidenzialismo. Riporto comunque la nota di seguito)
FMM
Presidenzialismo: Maschera Forte Senza Vera Sostanza?
3 maggio 2013 alle ore 0.42
C'è aria di presidenzialismo in Italia; voglia - corretta, da un certo punto di vista - di semplificare, razionalizzare, rafforzare il sistema di governo italiano. E desiderio di riconnettere le istituzioni ai cittadini. Ma l'idea di un presidenzialismo alla francese continua personalmente a non convincermi.
Provo ad argomentare meglio, anche se sinteticamente, perché l'operazione complessiva che si sta impostando intorno a una riforma presidenziale non mi convince.
1. Abbiamo ancora bisogno di una figura di garanzia: è diverso se un Presidente - anche se nasce votato da un maggioranza - è chiamato a diventare Presidente di tutti (come è stato con Napolitano), oppure se un Presidente "nasce" in una competizione elettorale, di fatto legittimato quindi ad essere "pienamente di parte", per così dire. E in un sistema ad alto tasso di tensione politica, rischiamo di perdere un punto importante di mediazione e coesione nazionale.
(Per motivi simili ho forti perplessità anche in relazione all'idea di eleggere direttamente un Presidente della Unione Europea).
2. Un presidente "forte" di per sé non è sinonimo di governabilità e capacità di decisione; se non si calibra con attenzione tutta la architettura costituzionale "sottostante" il Presidente eletto, si rischia di costruire un gigante con i piedi d'argilla; questo può avvenire - per esempio - sia perché si fa una legge elettorale non risolutiva (e dunque il Parlamento rimane debole e questo minerebbe la solidità complessiva del sistema), sia perché (e forse soprattutto se) non si studiano tutti i dettagli degli "interna corporis", non dando al Presidente tutti i giusti poteri esecutivi. Già questo in un certo senso accade oggi alla figura del Presidente del Consiglio, che andrebbe - questa sì -rafforzata anche in relazione ad alcuni meccanismi di coordinamento e di guida del Cosiglio dei ministri (si legga per esempio un interessante articolo di AffarInternazionali, che lega alcune problematiche del "caso Marò" con difficoltà di gestione unitaria da parte del Premier: "La cosa sembra assurda, e certamente è un danno grave per la credibilità del Paese, ma è resa possibile dalla natura scoordinata e pressoché anarchica del sistema italiano di governo. Benché il Presidente del Consiglio abbia la responsabilità di assicurare la linea politica del Governo, egli non è un Primo Ministro come in Gran Bretagna né ha i poteri del Cancelliere in Germania." Stefano Silvestri, Caso marò, chi non comanda in Italia, AffarInternazionali, 24 marzo 2013). Per dirla in un altro modo, se non si analizzano e si riequilibrano tutti i nodi del sistema il rischio è di creare una Maschera Forte, ma Imbelle. Per fare un esempio analogo, per certi aspetti: anche i mutamenti di legge elettorale che abbiamo fatto negli scorsi anni non hanno creato tutte le ricadute positive previste per lo stesso ordine di motivi; per esempio, perché si sono lasciate immutate per molto tempo - se non vado errato - alcune norme interne delle Camere, così che non si è riusciti a evitare la frammentazione post-elettorale delle maggioranze anche vincenti e teoricamente "forti".
3. Guardiamo all'estero: quale nazione sta guidando l'Europa? la Germania. Berlino ha un sistema presidenziale? nient'affatto, ma ciò nonostante - secondo molti grazie all'Agenda 2010 di Schroeder - la Germania ha vinto le sue debolezze ed è ora la "locomotiva" del nostro continente. Senza entrare nel merito di quel complesso piano di riforme, va detto che comunque fu effettivamente radicale e fu impostato senza bisogno di un Presidente Forte, o simili "fantasie istituzionali". Al contrario, mi pare, della Francia. Che continua a "coprire" con un'ottima amministrazione e con un Presidenzialismo gaullista (ma che senza un De Gaulle non è egualmente efficace) la sua sempre più evidente incapacità di affrontare alcuni problemi. Per dirla in breve: non c'è sistema o riforma istituzionale che tenga, se manca la chiarezza di idee e la capacità di un sistema politico nel suo complesso di affrontare alcune sfide.
Questi, in breve, i motivi del no a un presidenzialismo che rischia di essere un'illusione. Possiamo fare - e dobbiamo fare - alcune vere riforme di sostanza, per esempio nel rendere più forte la figura del Premier, senza la necessità di rinunciare ad alcuni importanti simboli - e poteri - di garanzia.
E soprattutto, forse è necessario rinunciare all'illusione che la riforma delle regole sostituisca la capacità di trovare soluzioni ai problemi del Paese.
Francesco Maria Mariotti
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