mercoledì 11 settembre 2013

11 settembre (1973, 2001, 2012)


11 settembre 1973: golpe in Cile

Alle sette del mattino dell’11 settembre alcune navi della Marina militare cilena occuparono il porto di Valparaíso, sull’Oceano Pacifico. L’ammiraglio Raúl Montero Cornejo, comandante della Marina e fedele al presidente Allende, venne imprigionato e sostituito da José Toribio Merino Castro, uno degli ideatori del colpo di stato. Il Prefetto della Provincia di Valparaíso informò subito delle manovre della Marina il presidente Allende, che diede ordine alla scorta, il Gap (Gruppo di Amici Personali), di lasciare la sua residenza di calle Tomás Moro per raggiungere il palazzo presidenziale, La Moneda, nella capitale Santiago. Erano circa le otto e a Santiago le forze aeree e i carri armati dell’esercito avevano già condotto la cosiddetta “Operazione silenzio”: chiudere e bombardare le sedi e le antenne di tutte le stazioni radio e tv. L’unica che quel giorno riuscì a non interrompere le trasmissioni (nonostante il bombardamento) fu la radio Magallanes del Partito comunista cileno da cui, poco dopo, Allende avrebbe parlato alla nazione per l’ultima volta.


11 settembre 2001: Attacco alle Torri gemelle e al Pentagono

L'attacco al Pentagono è uno degli aspetti dell'11/9 che maggiormente ha stimolato la fantasia dei complottisti. Dapprima hanno sostenuto che l'edificio fosse stato colpito da un missile o da un caccia;  negli ultimi anni alcuni hanno cambiato parere e ora sostengono che un aereo di linea abbia effettivamente colpito il Pentagono ma percorrendo una rotta diversa rispetto a quella comunemente accettata. Tralasciando la disinvoltura con cui i complottisti cambiano parere, allo scopo di confermare nuovamente che le versioni complottiste sono solo frutto di menti troppi fervide Undicisettembre ha raccolto la testimonianza diretta di Steven Mondul, che al tempo degli attacchi ricopriva il ruolo di State Emergency Manager (responsabile statale per le emergenze) per il Virginia Department of Transportation (Dipartimento dei Trasporti della Virginia) e che ci ha fornito una nuova smentita di queste assurde teorie.

Ringraziamo Steven Mondul (citato con il suo permesso) per la sua cortesia e disponibilità.


11 settembre 2012: Chris Stevens muore in un attentato a Bengasi

Era il Primo maggio. E quello è stato il giorno in cui ho visto per l'ultima volta Chris Stevens, un diplomatico esperto e un amico. Abbiamo parlato a lungo della sua nomina ad ambasciatore in Libia, Paese che conosceva e amava. E con il suo stile per nulla formale, da californiano vero, aveva toccato un tema rimasto un po' sotto traccia ma sentito. Quello dell'infiltrazione dei militanti islamisti. «Dicono che arrivino anche dall'estero», aveva affermato. Non era la violazione di un segreto bensì la conferma di notizie pubbliche che rimbalzavano dal Nord Africa. Ma Chris Stevens, pur consapevole dei rischi, non sembrava preoccupato più di tanto. Era abituato ai posti difficili, sapeva cosa fosse il Medio Oriente, conosceva la terribile favola della rana e dello scorpione. Quella dove quest'ultimo uccide la prima dopo che lo ha aiutato ad attraversare il fiume.(...)




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