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venerdì 27 dicembre 2013

Autobomba in Libano

Questa mattina intorno alle 9 e 40 ora locale, le 8 e 40 in Italia, un'autobomba è esplosa nel centro di Beirut, in Libano. La zona è quella degli alberghi e dei commerci, distante meno di un chilometro dal luogo dove fu ucciso l'allora premier Rafik Hariri e non lontano dal Serail, l'ufficio dell'attuale premier Najib Mikati. L'esplosione ha causato la morte di un ex ministro, Mohammed Chatah, attuale consigliere di Saad Hariri, il figlio dell'allora premier, Rafik, ucciso anche lui in un attentato (...)

http://www.ilfoglio.it/soloqui/21239

L’esplosione è avvenuta poco prima che cominciasse una riunione della coalizione del 14 marzo, in una casa di Hariri nel cuore di Beirut, tra la banca centrale e il palazzo del governo. I feriti sarebbero una settantina ma come sempre succede in questi casi c’è da aspettarsi che il bilancio delle vittime e dei morti salga col procedere della giornata. Poco prima di Natale un’autobomba era esplosa a un posto di blocco della milizia sciita di Hezbollah nella valle della Bekaa. All’inizio di dicembre attentatori suicidi avevano parzialmente colpito l’ambasciata iraniana, nel sud della capitale, uccidendo diversi feriti. Ma lungo tutto l’anno il Libano, con solo brevi pause, è stato sfigurato da ordigni esplosivi, come quello in agosto a Tripoli, nel nord del paese, che ha ucciso 42 persone davanti a una moschea sunnita. 

La stagione delle autobomba è il frutto avvelenato della guerra civile in Siria che fin dall’inizio è tracimata nel vicino Libano, sia a livello di combattenti che a livello di profughi. Come spesso è accaduto nella sua storia, il Libano diventa la scacchiera su cui potenze regionali e internazionali giocano la loro sanguinosa partita per la supremazia in Medio Oriente. (...)

lunedì 16 dicembre 2013

Tensione al confine Israele - Libano

Notizie appena arrivate (scrivo che sono le 0:28...) e che sono da prendere con la massima cautela in attesa di ulteriori dettagli.

FMM

AGI) - Gerusalemme, 15 dic. - Ci sarebbe una vittima tra i soldati israliani che in serata sono finiti nel mirino di truppe libanesi. Lo riferiscono fonti della sicurezza di Beirut citate dal quotidiano locale 'The Daily Star'. In precedenza la tv di Hezbollah, al Manar, aveva sostenuto che un soldato israeliano sarebbe stato ucciso ma mancano conferme indipendenti.(...)


An Israeli soldier was killed on Sunday evening by shots fired from Lebanese territory. The shooter was evidently a Lebanese soldier.
Israel has lodged a complaint with the Lebanese government and with the United Nations, but it does not seem as though this incident will lead to a broader confrontation between the two countries.
The soldier's family has been informed of his death.
Around 8:30 P.M. an Israeli military vehicle moving near the border with Lebanon was struck by six or seven bullets fired from a light firearm, evidently from a relatively short distance. The incident occurred just east of an Israel Defense Forces post in Rosh Hanikra. 
The IDF did not immediately respond to the incident.(...)

sabato 23 novembre 2013

La frattura che si allarga nell’Islam (laStampa.it)

(...) La realtà è ben diversa, non solo perché – dal Marocco alle Filippine – vediamo una grande varietà di modi di essere musulmani (a seconda della storia di ciascun popolo, delle particolarità culturali, delle appartenenze etniche) ma anche perché esistono, oltre alle differenze, vere e proprie fratture, di cui la più importante è la contrapposizione sunniti-sciiti. 

E’ una contrapposizione che ricorda, nella sua radicalità e ricorrente carica di violenza, quella che è esistita per secoli fra il ramo cattolico e quello protestante della cristianità. Lo scontro fra queste due diverse interpretazioni del messaggio cristiano aveva in origine radici dottrinali, teologiche, anche se ben presto si intrecciò con dimensioni politiche, dinastiche, territoriali. Nel caso dell’Islam, una religione della «ortoprassi» piuttosto che della «ortodossia», la spaccatura fu fin dall’inizio determinata non da divergenze teologiche, ma da una questione di potere: quella della successione a Maometto, che gli sciiti volevano per discendenza familiare e i sunniti secondo i tradizionali meccanismi tribali di selezione dei capi. (...)

mercoledì 21 agosto 2013

Siria, l'uso dei gas nervini potrebbe essere il capolinea del regime di Assad (da ilSole24Ore.it)

Non c'è dubbio che Damasco disponga di uno dei più grandi arsenali di armi chimiche del Medio Oriente Non solo. Avrebbe anche la tecnologia e gli esperti in grado di utilizzarle. Ma risulta difficile comprendere perché lo abbia fatto proprio ora, quando il conflitto sembra, temporaneamente, pendere in suo favore. Grazie al determinante appoggio delle milizie libanesi degli Hezbollah, il regime siriano è riuscito a stappare ai ribelli importanti obiettivi militari e città strategiche, come Qusair. Perché poi sferrare un attacco di queste proporzioni proprio nei giorni in cui, dopo mesi di rifiuti, è arrivata a Damasco una missione di esperti dell'Onu incaricata di verificare se sono state usate armi chimiche nel conflitto tra lealisti e ribelli. di Roberto Bongiorni - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/BiSwJ 

domenica 16 dicembre 2012

Libano del Sud, dove si combatte per i cuori e le menti della popolazione (ilSole24Ore)

(...) La missione Leonte è anche questo: un taglio di nastri e una festa. Iniziata nel settembre 2006 con lo sbarco del San Marco sulla spiaggia di Tiro (in realtà i primi arrivarono in elicottero, causa mare agitato), è arrivata al tredicesimo avvicendamento di truppe italiane. Israele ed Hezbollah congelati in un fragile cessate il fuoco non hanno smesso di pensare che prima o poi dovranno chiudere i conti lasciati aperti dalla guerra di allora. Adesso c'è anche la Siria in fiamme, giusto oltre il confine a Est, che potrebbe contagiare il Libano. I problemi sono sempre lì e ai vecchi se ne sono aggiunti di nuovi (...)
dal nostro inviato Ugo Tramballi - Il Sole 24 Ore - leggi su Libano del Sud, dove si combatte per i cuori e le menti della popolazione

lunedì 19 novembre 2012

Guerra Inutile, Senza Un Nuovo Ordine


Per l'ennesima volta ci troviamo angosciati a seguire gli scenari di guerra del Medio Oriente. Per l'ennesima volta Hamas - con calcolato "azzardo" - decide di sparare razzi su Israele, tentando di colpire anche le città più importanti; per l'ennesima volta Israele reagisce come sa fare, e come ritiene giusto fare; come è giusto che faccia, da molti punti di vista.
Ma la sensazione è inevitabilmente del solito muro contro muro; della "trappola", del cunicolo di angoscia e terrore nel quale anche le giuste ragioni di Gerusalemme rischiano di infangarsi e di diventare non-ragioni, e torti. 

Perché fare una guerra male, anche se giusta - lo avete già letto spesso su questo blog - può essere peggio che non farla.
Può essere, scrivo; perché spero che le capacità tecniche, e la lucidità politica di una parte dell'establishment di Israele (più l'esercito che il governo, dal mio punto di vista) sia capace di calcolare e pazientare fino all'estremo, affinché non sia necessario passare ad atti più duri.

Ancora non è chiaro mentre scrivo (sera del 19 novembre 2012, è notizia di pochi minuti fa la telefonata di Obama a Morsi e Netanyahu) quale sarà la prossima mossa di Israele, né quelle di Hamas. L'ipotesi di tregua è importante, e sarebbe da sfruttare, ma i preparativi di Israele sembrano a uno stadio troppo avanzato per non pensare che comunque sia difficilissimo un passo indietro. Ma speriamo in novità positive.

Parlo soprattutto di Israele, non perché pensi - come altri fanno - che sia di Gerusalemme la colpa di quanto avviene; parlo soprattutto di Israele perché stato democratico, e con il quale altri stati democratici possono definire relazioni aperte, esplicite e forti, nel consenso e nel dissenso; non parlo di Hamas, perché il livello con cui si può contrattare con Hamas non appartiene - per il momento - al classico schema delle relazioni internazionali, ma si gioca quasi (quasi!) solo sui rapporti di forza; può essere giocato sul versante delle trattative separate, dei contatti informali; può - e deve, se possibile - essere giocato all'ombra. Nel patteggiamento continuo, snervante e a tratti immorale, ma inevitabile, che comunque c'è sempre, anche con il peggior nemico.

Ma non se ne esce, e non se ne uscirà, finché l'intero scacchiere medioorientale non sarà costretto a un cambiamento di posizione, che è cosa diversa - si badi - dal "semplice" cambiamento delle leadership a cui abbiamo assistito con la cosidetta primavera araba.

venerdì 19 ottobre 2012

Esplosione a Beirut (analisi di Guido Olimpio - Corriere)

(...) Primo) Da mesi il Libano è teatro di tensioni e violenze, specie nel nord, che oppongono elementi contrari ad Assad e gruppi sponsorizzati da Damasco.

Secondo) Dal territorio libanese si sviluppa una “pipeline” che porta armi e volontari arabi allo schieramento ribelle in Siria. Anche il Corriere ha documentato come ambienti vicini ai sauditi usino la zona come piattaforma per rifornire gli avversari di Assad.
Terzo) Il movimento pro-iraniano Hezbollah e buon alleato di Damasco partecipa alla guerra civile in Siria con nuclei di combattenti. Una presenza negata ma provata dai funerali dei miliziani caduti in battaglia al fianco del regime.
Quarto) Nei villaggi al confine si sono verificati spesso scontri e sconfinamenti: è una zona usata per mille traffici e dunque utile per chi vuol far arrivare armi ai ribelli in Siria. In passato queste stesse rotte sono state usate dai siriani per inviare materiale bellico agli Hezbollah.
Quinto) Da settimane c’erano allarmi sui rischi di attentati in Libano. (...)