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L’esplosione è avvenuta poco prima che cominciasse una riunione della coalizione del 14 marzo, in una casa di Hariri nel cuore di Beirut, tra la banca centrale e il palazzo del governo. I feriti sarebbero una settantina ma come sempre succede in questi casi c’è da aspettarsi che il bilancio delle vittime e dei morti salga col procedere della giornata. Poco prima di Natale un’autobomba era esplosa a un posto di blocco della milizia sciita di Hezbollah nella valle della Bekaa. All’inizio di dicembre attentatori suicidi avevano parzialmente colpito l’ambasciata iraniana, nel sud della capitale, uccidendo diversi feriti. Ma lungo tutto l’anno il Libano, con solo brevi pause, è stato sfigurato da ordigni esplosivi, come quello in agosto a Tripoli, nel nord del paese, che ha ucciso 42 persone davanti a una moschea sunnita.
La stagione delle autobomba è il frutto avvelenato della guerra civile in Siria che fin dall’inizio è tracimata nel vicino Libano, sia a livello di combattenti che a livello di profughi. Come spesso è accaduto nella sua storia, il Libano diventa la scacchiera su cui potenze regionali e internazionali giocano la loro sanguinosa partita per la supremazia in Medio Oriente. (...)
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