Ci sono momenti in cui le comprensibili attenzioni diplomatiche devono far posto a posizioni nette, e in questo senso l'Unione Europea dovrebbe dare segno di "accorgersi" di quanto sta succedendo in Ucraina.
Sia chiaro: come in tutte le contrapposizioni di questo tipo, è facile che all'interno delle manifestazioni filo-UE non tutti i gruppi di attivisti siano presentabili; e può darsi che sia giusto tentare una mediazione.
Epperò c'è il rischio che a furia di troppa diplomazia, l'Unione europea si incastri nelle sue paure e appaia troppo prudente.
La sfida ucraina forse è da prendere in altro modo, perché quando i paesi della nostra Comunità riusciranno a dire qualcosa di univoco e forte sulla politica, oltre che sull'economia, anche buona parte della percezione della crisi potrebbe essere sconfitta.
Il mondo deve sapere che Europa non significa solo "ordine economico", ma soprattutto libertà. Ed è per quella libertà - di pensiero, di azione, di fede - che si tenta di fare "ordine" nell'economia.
In un momento in cui gli USA forse stanno diventando troppo timidi, anche senza l'uso delle armi si può mostrare che esistono alternative ai soffocanti "liberi mercati" russo e cinese.
Speriamo di non perdere l'occasione.
FMM
Il presidente ucraino, Viktor Ianukovich, ha detto che farà tutto il possibile per avvicinare il Paese all’Unione europea. Ma la protesta non si ferma. A Kiev e in altre città dell’Ucraina migliaia di persone stanno protestando da dieci giorni contro la decisione del governo di congelare la firma di un accordo di associazione con l’Ue. E oggi almeno 20 mila sono scesi in piazza a Kiev: manifestazioni e scontri con la polizia davanti al palazzo dell’amministrazione presidenziale ucraina: lo riferisce la tv pubblica ucraina, citata da Itar-Tass. Uditi anche colpi d’arma da fuoco dalla vicina via Bankovskaya, l’area è avvolta dal fumo dei lacrimogeni. Secondo la Reuters, i manifestanti pro Ue hanno usato un trattore per sfondare le linee di polizia. Sono intervenuti i Berkut, le teste di cuoio, per sgomberare le migliaia di manifestanti che presidiavano via Bankovskaya, dove si trova la sede presidenziale: cariche e manganellate per tutti, compresi alcuni giornalisti, ai quali sono state distrutte le telecamere. (...)
Più di 100.000 manifestanti ucraini favorevoli all’Unione europea in piazza a Kiev, sfidando il divieto del governo che ha proibito i cortei in centro. Gli attivisti del partito nazionalista di opposizione hanno occupato il municipio di Kiev e contemporaneamente hanno proclamato lo sciopero generale. In mattinata gli attivisti si sono radunati nel parco Taras Shevchenk e poi hanno marciato verso Piazza dell’Indipendenza, dove hanno abbattuto le transenne erette attorno a un albero di Natale per scoraggiare gli assembramenti.
“La firma degli accordi di Vilnius rappresenta per noi quello che la caduta del muro ha rappresentato per la Germania 24 anni fa” ha dichiarato l’ambasciatore ucraino presso l’Unione europea (Ue) Konstantyn Yelisieiev, chiarendo però che l’accordo non intende rappresentare un pericolo per gli interessi commerciali di Mosca.
Questi toni europeistici assunti dalla dirigenza ucraina cominciano però ad attenuarsi e, stando alle dichiarazioni del primo ministro Mychola Azarov: la priorità sarebbe la normalizzazione delle relazioni commerciali con Mosca. Un passo indietro è stato fatto anche dal presidente Viktor Yanukovich che ha citato delle stime per cui l’adeguamento agli standard europei costerebbe all’Ucraina tra i 9 e i 45 miliardi di euro. Ora il paese non può permetterseli.
In un primo momento anche Bruxelles ha tentennato, lasciando trasparire la disponibilità ad aspettare il 2014, quando Yanukovich sarà alle prese con le imminenti elezioni presidenziali.
Al contrario Varsavia, è rimasta il grande sponsor della svolta europea di Kiev, invitando il presidente ucraino a firmare subito l’accordo perché se da un lato rischia di perdere il treno degli investimenti provenienti dalla Russia, dall’altro può salire al volo su quello europeo.
Tuttavia recentemente, l’Ue ha fatto capire di puntare a concludere l’atteso accordo di associazione. Lo dimostrano le dichiarazioni della cancelliera tedesca Angela Merkel che ha ventilato la prospettiva di “concrete opportunità e reale solidarietà” per il governo di Kiev. A farle eco quelle del ministro Emma Bonino che ha ribadito la disponibilità dell’Unione perfino alla “convocazione di un Consiglio affari esteri alla vigilia del vertice di Vilnius”.
Nessun commento:
Posta un commento