La recente scoperta di ingenti riserve di gas naturale nelle acque del Mediterraneo di fronte a Israele ha aperto un’opportunità inattesa per l’Europa. Le maggiori riserve sono nel bacino di Tamar, in produzione dal marzo 2013, a 90 km dalla costa. Si tratta di riserve stimate 282 miliardi di metri cubi (mld mc), che assicureranno a Israele, paese fino a oggi importatore, la copertura della domanda interna. A queste si aggiungono le riserve del Leviatano, a 130 km dalla costa, stimate 536 mld mc, in produzione dal 2017, in larga parte per esportazione. Vi sono poi riserve più piccole: Dalit (14 mld mc), Tanin (33 mld mc), Mari B (30 mld mc) e due campi in territorio Palestinese di fronte alla striscia di Gaza (Marine 1 e 2, di 30 mld mc complessivi). È un’opportunità da cogliere senza esitazione, perché può attivare percorsi virtuosi di grande importanza, sia per l’Unione europea che per la regione intorno a Israele, secondo tre diverse prospettive: economica, di politica europea e geopolitica.
Oligopolio addio
L’Europa affronta oggi un serio problema nel costo dell’energia che ostacola la crescita e mina la competitività, soprattutto nei confronti dell’industria di base americana, tornata a operare attivamente dal 2011-12, anche grazie al crollo del prezzo del gas non convenzionale (tra i 2$ e i 4$ /mc, a fronte di un prezzo europeo quattro volte più alto, intorno ai 12 euro/mc negli hub e sopra i 25 euro/mc nei contratti take or pay indicizzati al petrolio, che ancora coprono più della metà del gas d’importazione). Dal 2011, si sono attivate in Europa regole per molti aspetti dirompenti che eliminano le barriere contrattuali tra i paesi membri, accrescendo flessibilità e capacità di tenuta del mercato energetico. L’obiettivo di un mercato europeo dell’energia è fissato dalla Commissione in termini ottimistici al 2014. Il problema resta però a monte, nell’oligopolio dei pochi produttori che determinano offerta e prezzi e dai quali l’Europa dipende per il 54% delle fonti primarie. Si tratta di un ristrettissimo numero di paesi extra-europei che fanno un uso politico delle proprie risorse (Russia) o sono politicamente instabili (Algeria, Libia, Nigeria, Qatar). La diversificazione delle fonti è dunque un elemento chiave per ridurre il costo dell’energia. (...)
In questo quadro incerto, le riserve israeliane di gas naturale si presentano come una risorsa geograficamente vicina, a un prezzo intorno ai 5 dollari/mc, non lontano da quello dello shale gas americano. Sono riserve di entità contenuta nell’immediato, ma nel medio periodo possono essere un “game changer” per l’intera regione. Infrastrutture strategiche Sul piano politico, questa scoperta costituisce un potenziale elemento di coesione per l’Europa, poiché può accrescere la forza contrattuale dell’Unione nei confronti dei produttori tradizionali. È dunque complementare alla politica d’infrastrutture strategiche recentemente avviata, da ultimo con l’approvazione del gasdotto Tap, che trasporterà gas azero (20 mld mc iniziali) attraverso Albania e Grecia in Italia per poi raggiungere l’Europa del Nord attraverso il Corridoio Adriatico, uno dei progetti considerati strategici dalla Commissione nel 2013. La progettazione flessibile del gasdotto lo rende fruibile per il trasporto di gas proveniente da altri punti di produzione nel Mediterraneo, ma sono previste anche altre infrastrutture. I paesi dell’Europa meridionale possono trarne notevoli vantaggi economici grazie all’indotto e all’occupazione generata dagli investimenti, ma anche alla forza contrattuale che acquisiranno con il ruolo di corridoio di ingresso per un gas a prezzi competitivi. Potranno così anche attenuarsi le disparità economiche tra Nord e Sud dell’Europa.(...)
Il governo israeliano si è inoltre attivato nei confronti di Grecia, Italia e Cipro per studiare le opportunità di transito verso l’Europa in attesa di migliori rapporti con la Turchia, e infine con Bruxelles. (...)
L'Italia potrebbe diventare in un futuro non troppo lontano il punto d'approdo per tutto il Nord Europa del nuovo gas estratto dai megaciacimenti offshore scoperti tre anni fa a largo delle coste israeliane. È quanto emerso ieri durante i colloqui tra il premier italiano, Enrico Letta, e quello israeliano, Benjamin Netanyahu, che hanno presieduto a Roma il quarto vertice intergovernativo italo-israeliano. Letta e Netanyahu hanno condiviso le stesse preoccupazioni sulla situazione in Siria e in Libia mentre sull'Iran e la prossima riunione di Ginevra 2 Letta si è detto «cauto ma fiducioso» mentre Netanyahu ha ribadito le sue perplessità. Gerardo Pelosi - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/MgnfB
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