martedì 3 dicembre 2013

Accordo con l'Iran: Nuova Monaco o Compromesso Positivo?

Segnalo ​due articoli de ilFoglio sugli accordi di Ginevra fra 5+1 e Iran. Il paragone con gli accordi di Monaco del 1938 è richiamato troppo spesso, nella discussione pubblica, per essere un punto di confronto utilizzabile concretamente. 

Di fatto l'argomento - anche laddove sia fondato - rischia di essere una sorta di "al lupo, al lupo", che dopo reiterazioni continue diventa incapace di colpire e convincere; uno di quei richiami storici troppo distanti e differenti per essere pregnanti. 

Detto ciò, non possono essere sottovalutate le preoccupazioni che nel primo articolo vengono sottolineate. Come spesso in politica estera, le ragioni concrete, misurabili - e sagge, il più delle volte - della diplomazia non bastano - né possono bastare - ad esaurire lo scenario. 

Come già scritto, la posta in palio con la questione nucleare non è infatti "solo" la possibilità di una guerra nucleare (improbabile), ma il potere dell'Iran all'interno della scacchiera medioorientale, e più ancora la stabilità del regime fondamentalista. 

Ecco perché se da una parte è giusto non eccedere in allarmismi che rischiano di essere involontariamente retorici e quindi dannosi, sarebbe assai rischioso - non solo per israele, ma per tutto il mondo - non vedere la partita più complessiva che si gioca con questo accordo, al di là di questo accordo.

FMM

Quando Adolf Hitler si sedette nel 1938 alla Conferenza di Monaco con Neville Chamberlain, Benito Mussolini ed Edouard Daladier aveva dalla sua un non piccolo vantaggio: per dirla sbrigativamente, sui Sudeti aveva ragione lui. Da qui bisogna partire quando si maneggia – spesso incautamente – il parallelo tra il patto di Monaco e accordi come quello siglato a Ginevra tra i 5+1 e l’Iran sul programma nucleare di Teheran. Il parallelo è opportuno, a patto che non si ragioni in termini geopolitici, dentro le regole che valgono nella diplomazia occidentale da Vestfalia in poi. Dentro quello schema, invece, ragionò e agì Chamberlain, che non coglieva per nulla – non da solo – il punto focale di quella trattativa, che non era affatto la ragione o no che i tedeschi dei Sudeti avevano di voler essere distaccati dalla Cecoslovacchia e essere inglobati nel Reich tedesco. Su questo punto, come si è detto, i tedeschi dei Sudeti avevano ragione, perché i cechi e gli slovacchi li trattavano come cittadini di seconda categoria e il loro irredentismo pangermanico era giustificato. Anche l’Iran oggi ha tutte le ragioni di aspirare al nucleare civile e anche a pretendere di raffinare l’uranio da solo: l’errore dei 5+1 a Ginevra è oggi, appunto, di ritenere che il punto focale della trattativa sia questo e che quindi l’ambito della discussione sia soltanto quello di imporre agli iraniani di aderire ai protocolli e alle ispezioni dell’Agenzia atomica dell’Onu (Aiea), come previsto dal Trattato di non proliferazione nucleare. Se così fosse, nulla quaestio, si tratta soltanto di discutere dei risultati – in questo ristretto ambito – che avrà la futura road map.(...)

Punto primo, il paragone storico con Monaco 1938 è il grido d’allarme più abusato del repertorio ma non ci aiuta a capire nemmeno un grammo in più di cosa sta succedendo davvero. Stiamo parlando di Israele, che è uno stato sovrano e anche la potenza militare più avanzata di tutto il medio oriente, e stiamo parlando di armi atomiche, di Repubblica islamica iraniana e di sanzioni internazionali che colpiscono soprattutto il mercato del greggio. Queste cose nel 1938 non esistevano e oggi si dovrebbe poterne parlare senza per forza essere costretti a passare di nuovo dai Sudeti. Se poi andiamo a vedere nello specifico, l’accordo di Monaco fu firmato dalle grandi potenze il 30 settembre e il giorno dopo le truppe naziste entrarono marciando in Cecoslovacchia provocando la fuga di almeno centomila persone – tra loro molti ebrei e oppositori politici degli hitleriani. Il pre-accordo di Ginevra è stato raggiunto domenica scorsa e l’effetto è questo: da gennaio ci saranno ottomila centrifughe in funzione in Iran invece che diciannovemila. Si vede la differenza tra i due?

Punto secondo, questo non è l’accordo con l’Iran. E’ un pre-accordo. Nulla è stato deciso. Si è trattato di un patto preliminare tra le potenze mondiali e l’Iran per rallentare il programma atomico da una parte e alleggerire di poco le sanzioni dall’altra e andare in questo modo ai negoziati reali che cominceranno fra sei mesi. Le decisioni che contano saranno prese allora. Qual era l’alternativa a questo pre-accordo di Ginevra? Erano due: non fare ancora nulla oppure fare la guerra.(...)

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