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mercoledì 25 giugno 2014

Il Nodo E' Il Debito (da ilSole24Ore)

(...) La Bundesbank ha già lanciato l'allarme e chiesto di «rafforzare» anziché «allentare» le regole di bilancio. Renzi e Hollande dovrebbero stanare Sigmar Gabriel, capo dell'Spd, e farlo uscire dall'ambiguità. Fu Gabriel, dopo il vertice dei partiti a Parigi, ad annunciare la strategia di dilazione dei tempi in cambio di riforme di cui si discute fin dal 2013 sulle ceneri della proposta degli «accordi contrattuali» cara alla cancelliera. A ben vedere la distanza tra le parti non è grande. Infatti, come è noto ai lettori di questo giornale, i margini di allentamento dei vincoli del deficit non hanno mai messo in discussione il tetto del 3% sopra il quale scatta inesorabile una procedura di infrazione che irrigidisce le politiche di bilancio. La dilazione riguarda invece i tempi di rientro del debito. Si tratta di evitare la riduzione automatica annuale di un ventesimo dell'eccesso di debito che dovrebbe scattare dal prossimo anno. Una riduzione più graduale del debito implica anche un deficit più vicino al 3% che allo zero, giustificabile dai molti caveat inclusi nei trattati. (...)
 
di Carlo Bastasin - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/bPbZb2

venerdì 7 febbraio 2014

Sulla BCE Deciderà La Corte Europea

(...) E' la prima volta nella sua storia ultrasessantennale che la Corte di Karlsruhe rimanda un caso alla sede europea. Dopo un anno di lavoro, i giudici hanno espresso un parere secondo cui il piano Omt, che prevede l'acquisto di titoli pubblici di Paesi in difficoltà in cambio dell'adozione di un severo programma di riforme economiche, viola il mandato della Bce, ma non hanno trovato modo di arrivare a una sentenza contraria, nonostante durante le udienze pubbliche avessero manifestato una aperta opposizione, sostenuta dalla testimonianza del presidente della Bundesbank (...)

di Alessandro Merli, con un'analisi di Isabella Bufacchi - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/ZLQPe

(...) Per molti economisti il piano Omt è l'unica vera causa del reflusso della crisi dell'euro. Lo hanno chiamato il "bazooka" di Mario Draghi, a cui erano bastate tre parole ("Credetemi, sarà sufficiente") per cambiare le sorti dell'Europa. La Bce assicurava che avrebbe fatto di tutto per non lasciare nessuno indietro e salvare l'euro. Questo programma di azione, prima ancora di essere testato dai mercati - non è mai stato necessario attuarlo, non è stato speso un euro - viene ora testato dai tribunali. Draghi ha dovuto ribadire a cadenza pressochè quotidiana di agire all'interno del mandato della Bce. Non ha mai convinto la Bundesbank. Da subito il "falco" tedesco Jurgen Stark, ex membro della Bce, ha ribattezzato il piano Omt con le parole "Out of mandate transactions", ovvero "operazioni fuori dal mandato" originario di Eurotower.

Il dossier è stato per mesi sul tavolo della Corte Costituzionale tedesca fino alla decisione di oggi, una "mezza bocciatura" del piano con ricorso alla Corte di Giustizia europea. A giugno scorso, di fronte ai giudici della Consulta tedesca si sono trovati due vecchi compagni di studio: l'accusa affidata al presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, convinto che il piano Omt metta a rischio l'indipendenza della Banca centrale e favorevole anche a rivedere i trattati europei per limitare il raggio d'azione di Eurotower; la difesa, sostenuta dal componente (tedesco) del direttorio della Bce, Joerg Asmussen, rassicurante sulle misure anticrisi "necessarie, efficaci" e sull'operato di Mario Draghi "entro i confini del mandato".
Con il passare dei mesi, la Bundesbank si è trovata sempre più isolata. Anche nel Governo di Berlino le posizioni si sono ammorbidite gradualmente (...)
Proprio dalla "Città del Diritto" della Germania arriva oggi un verdetto contrario al piano di Mario Draghi: si osservano, spiegano i giudici della Consulta, "importanti ragioni per ritenere che il programma vada oltre il mandato della Bce e per questo infranga i poteri degli Stati membri, violando il divieto di finanziare i bilanci pubblici con la leva monetaria". La Corte, nell'annunciare il ricorso alla Corte europea di Giustizia, aggiunge però che "se interpretato in modo restrittivo" il piano Omt può rispettare la legge. Suggerisce in altre parole una via di compromesso: togliere il bazooka a Draghi, ma dotarlo di armamenti più leggeri. Ora la parola passa alla Corte del Lussemburgo che, fattore non secondario, impiega in media oltre un anno per esaminare e chiudere un dossier.
Perché allora le Borse registrano tutte performance positive? Come mai gli spread si riducono, con il differenziale del Btp sul Bund vicino ai 200 punti e il rendimento del Btp decennale sul Bund ai minimi dal 2006? Come mai, ancora, una notizia che solo alcuni mesi fa avrebbe gettato nel panico i mercati oggi viene accolta positivamente? (...)

martedì 17 dicembre 2013

L’effetto farfalla inquieta Draghi (da ilFoglio.it)

La partenza di Jörg Asmussen dalla Banca centrale europea è “un’enorme perdita per il Consiglio esecutivo e per me stesso personalmente. Andavamo molto, molto, molto d’accordo”. Mario Draghi non poteva essere più esplicito, ieri, davanti al Parlamento europeo, sulla decisione di Asmussen di abbandonare Francoforte per tornare a Berlino come sottosegretario al Lavoro in quota socialdemocratici nel governo Merkel III. C’è il pericolo di vedersi piombare nel board della Bce un super-falco tedesco, come l’attuale vicepresidente della Bundesbank Sabine Lautenschläger, favorita della coppia Schäuble-Weidmann per succedere a Asmussen. C’è il rischio di indebolire la posizione europeista della Bce sull’Unione bancaria, nel momento in cui i ministri delle Finanze negoziano gli ultimi dettagli del Meccanismo unico di risoluzione delle banche in crisi. Soprattutto, con il trasloco di Asmussen, Draghi perde un alleato formidabile di fronte all’opinione pubblica tedesca e un canale di comunicazione permanente e influente con Angela Merkel. “I contatti di Asmussen nel governo tedesco mancheranno sicuramente” alla Bce, ha spiegato l’economista di Ing Carsten Brzeski a Bloomberg: “Agiva come contrappeso, difendendo in modo convinto la linea della Bce”.(...)

A differenza di Weidmann, Asmussen non può essere classificato come un falco. Semmai rientra nella categoria sempre più rara di europeista convinto, pronto a utilizzare la creatività pur di preservare la zona euro nel suo insieme. Dopo aver difeso la Long Term Refinancing Operation (l’iniezione di liquidità da mille miliardi del dicembre 2011), Asmussen ha votato a favore dell’Outright Monetary Transactions (il cosiddetto “scudo anti spread” annunciato nel settembre dello scorso anno) e di due precedenti tagli dei tassi. Secondo i ben informati, senza i pranzi del lunedì a Berlino tra Asmussen e la cancelliera, sarebbe stato impossibile forgiare il patto tra Merkel e Draghi che nell’estate dello scorso anno ha permesso di salvare la zona euro con lo scudo anti spread. Non è un caso se era stato Asmussen a difendere davanti alla Corte costituzionale tedesca l’Omt dagli attacchi politico-giuridici-monetari di Weidmann.(...)

venerdì 3 agosto 2012

La battaglia della BCE e dell'Europa è solo all'inizio


La lettura odierna - un po' più "distaccata" - della conferenza stampa di Mario Draghi conferma quanto si diceva ieri: la volontà politica del Presidente della BCE rimane forte e netta, e la guerra allo spread è ormai dichiarata.
Certo, rispetto al "tutto e subito" che richiederebbero i mercati e la politica permane una distanza rilevante che va colmata: altrimenti le ipotesi fatte da Monti di governo antieuropeo non sarebbero valide solo per l'Italia.
Il cammino è ancora lungo, lo Zar non ha voluto portare lo strappo oltre misura, anche perché probabilmente le controindicazioni (politiche e legali, e forse anche economiche) sarebbero state pesanti, al di là dei benefici più o meno immediati.
Ora sta all'Europa tutta riprendere il cammino che sembrava interrotto, e dimostrare al mondo che non verrà messa in discussione uno dei più bei sogni della storia della politica internazionale.
Se riprenderemo la tensione di questa sfida, allora sì sarà vera svolta, e si vedrà luce, in fondo al bruttissimo tunnel che stiamo vivendo, e che rischia di portare a comettere errori gravi, dettati dalla paura.

Francesco Maria Mariotti

giovedì 15 marzo 2012

L'Unione Politica è archiviata, prendiamone atto (Paolo Savona, da FULM.org)


Sulla stessa linea si è posta la Bundesbank indicando nella Bce un possibile untore, mentre essa ha trovato un modo per evitare che l'euro si impesti. Gli organi dell'Unione non riescono invece a evitare la peste della disoccupazione, che combattono a colpi di dichiarazioni a favore dello sviluppo. Eppure almeno uno strumento lo hanno: finanziare un piano di infrastrutturazione europea emettendo eurobond. Non lo fanno perché sarebbe un passo concreto verso l'unione politica, che non si vuole.
Se così è, si prenda nota che i patti europei che ci legano vanno rinegoziati alla luce dell'abbandono dell'obiettivo dell'unificazione politica e il mantenimento, se si vuole, del mercato unico europeo con moneta comune, che è ben altra cosa e non richiede il trasferimento di sovranità, ma solo, come si dice, patti chiari e amicizia lunga. Meglio farsi illuminare dal faro politico inglese, che fotografa la situazione dei reali fondamenti dei patti europei, o accenderne uno nuovo.