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mercoledì 19 settembre 2012

L'Europa ricomincia da Varsavia (da laStampa)


Per otto mesi i ministri degli Esteri dei paesi fondatori dell’Europa, assieme a Spagna, Portogallo, Austria,Polonia e Danimarca, si sono incontrati in riunioni informali e, sinora, coperte da silenzio, per discutere liberamente e senza vincoli negoziali dell’Europa del futuro. Poi, l’altroieri notte a Varsavia, hanno approvato un documento comune.

Che contiene anzitutto un elemento politico macroscopico: per la prima volta la Germania ha accettato un documento che contiene un’espressione che sin qui provocava il tedesco raccapriccio, la «mutualizzazione dei rischi sovrani», sia pur «proposta da alcuni membri del Gruppo». L’importanza del documento, di cui La Stampa è in possesso, è tuttavia molto più ampia. Il disegno di quelle otto cartelle, limate sino all’ultimo nella notte polacca, muove dalla necessità di una maggior consapevolezza europeista dei cittadini e va verso una maggior responsabilità delle istituzioni. Per la prima volta, oltre a una effettiva europeizzazione dei partiti, integrazione e rapporto di check-and-balance tra Commissione e Parlamento, si parla di responsabilità delle istituzioni sino all’accountability, al «render conto» che vige nelle società anglosassoni. (...)


martedì 10 luglio 2012

Monti, l'Euro, l'Italia

SALVARE L'EURO -C'è la «volontà di fare tutto ciò che è necessario per salvaguardare la nostra moneta e far progredire il progetto politico europeo» ha sottolineato Monti. Che ha spiegato di essere «convinto dell'importanza delle proposte delineate nel "rapporto dei quattro"». Ovvero nella relazione di Draghi, Barroso, Van Rompuy e Juncker. «Lo spread non è una torta amara che si possa ripartire a fette e che possa essere attribuita a una dichiarazione, a un'incertezza, a un ritardo nell'adottare una misura».

venerdì 29 giugno 2012

Un risultato migliore del previsto (dal Sole24Ore)

Come è successo altre volte durante questa crisi questa notte i paesi della zona euro hanno dato un'improvvisa accelerazione al modo in cui cercare di mettere mano allo sconquasso debitorio. La trattativa a Bruxelles ha comportato una serie inattesa di risultati, almeno sulla carta. Molti dettagli andranno negoziati e potranno rivelarsi ostici, ma nei fatti gli stati membri della zona euro ieri ha posto sul tavolo il primo tassello di una unione bancaria. dal nostro corrispondente Beda Romano - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/7LK28  


sabato 23 giugno 2012

Piccoli passi per una nuova Europa (da laStampa)

(...) Il fatto che Monti abbia potuto ribadire che le regole della disciplina finanziaria sono state rotte nel 2003, in modo clamoroso, proprio da Francia e Germania, è significativo: vuol dire che è un gruppo dove ci si confronta con franchezza e non ci si limita a voler dar messaggi miracolistici ai mercati. E’ un gruppo dove alla Germania, che comincia a vedere nella sua stessa congiuntura i segni della crisi europea, si offre l’opportunità di attenuare l’impressione di essere un misto di paese-fenomeno, potenziale solutore dei problemi altrui e stopper dei progressi dell’integrazione. E’ un gruppo dove al nuovo presidente francese si offre l’opportunità di smentire, sia pur gradualmente, l’idea che sia proprio la Francia a ostacolare cessioni di sovranità nazionale. (...) Quanto alle cose da fare, vanno distinte quelle per il breve da quelle per più tardi. Sul breve è cruciale che la sostanza della proposta fatta da Monti fin dal Messico venga in qualche modo accolta. La sostanza è che, per godere di interventi di stabilizzazione degli spread con acquisti di titoli pubblici con fondi europei, compresa in un primo tempo la Bce, non occorra essere sull’orlo del disastro e pronti a forme eccezionali di extradisciplina. Se un Paese riceve l’approvazione e il monitoraggio della Commissione sui suoi piani di riequilibrio finanziario, ciò deve bastare. Se i mercati, ad esempio, sovra-reagiscono al problema greco facendo salire molto lo spread italiano, nonostante i nostri conti rimangano buoni e approvati da Bruxelles, è opportuno che con fondi comunitari si metta riparo alle esasperazioni. L’iniziativa di intervenire dovrebbe essere degli stessi responsabili dei fondi, senza che l’Italia prenda altri impegni e senza che nemmeno lo richieda. Per l’orizzonte più lungo, pare di capire che il quartetto dei presidenti punti a una prima tappa di cosiddetta unione bancaria, una seconda di unione fiscale, una terza, più lontana, di unione politica. L’essenziale è partire davvero, con molta concretezza e debita urgenza, con la prima tappa.(...) 

lunedì 18 giugno 2012

Obiettivo: Europa

L'obiettivo è «definire una chiara road map e interventi concreti per rendere l'euro stabilmente più credibile e anche per definire impegni comuni per avviare la crescita». Il presidente del Consiglio ha spiegato che «non abbiamo problemi a discutere dei problemi europei» anche al di fuori delle sedi europee, ma i problemi vanno risolti all'interno dell'Eurozona. dal nostro inviato Gerardo Pelosi - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/RzJ77 

sabato 16 giugno 2012

Draghi: "Siamo pronti, ma..."


La Bce non può colmare tutte le falle nel processo di integrazione europea, ha detto Draghi a Francoforte, aggiungendo che una situazione complessa non può essere risolta con una singola azione. Per una Unione monetaria più forte sarà necessario un potere centralizzato, ha continuato il presidente Bce in linea con quanto detto da Angela Merkel pochi giorni fa, sottolineando l'importanza di una più stretta unione politica - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/ZKFmT

martedì 12 giugno 2012

Un piano per l'Unione politica (da AffarInternazionali)

(A parte i titoli, sottolineati, i grassetti sono miei, FMM)


(...)
Con Berlino
Questo risultato va ottenuto con e non contro Berlino. La cancelliera va messa alla prova. I tedeschi sanno che il loro futuro, economico e politico, è nell’Unione europea. Il raggiungimento della stabilità finanziaria non è un’invenzione tedesca. La causa scatenante della crisi deriva dall’entità del debito. È giusto pretendere dalla Germania solidarietà ma non una carta di credito illimitata. È realistico tenere presente che la Germania è tutt’altro che isolata nella difesa del rigore. Il consenso in Irlanda all’accordo sulla disciplina di bilancio dimostra fiducia nella stabilità come premessa della crescita. È tuttavia fondamentale che non rimanga avvitata dai propri incubi (l’inflazione degli anni 20), vinca l’ossessione giuridica e contabile che la tormenta, sia propositiva, contrasti i sentimenti nazionalistici latenti che si addensano contro Berlino.

lunedì 11 giugno 2012

La road map della Germania da sola non basta a salvare l'euro (dal Sole24Ore)


Da Berlino sta emergendo finalmente una "mappa nautica" che dovrebbe accompagnare la barca europea al sicuro.

La mappa prevede tre passaggi impegnativi: un'unione bancaria e finanziaria entro 12-18 mesi; un'unione fiscale entro il 2015 e infine un'unione politica legittimata democraticamente entro il 2020. È forse la prima volta che si vede sullo sfondo un punto d'approdo per la tormentata vicenda europea.

Tuttavia questo percorso immaginario sposta così in là l'orizzonte politico da scontrarsi con le emergenze di brevissimo termine.

di Carlo Bastasin - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/Yyu1M 

venerdì 1 giugno 2012

Unione bancaria: passi avanti?


L'idea di una unione bancaria è tornata d'attualità dopo che nelle ultime settimane sono emersi i segnali di un rischio di contagio e di fughe di capitale, ad Atene ma anche a Madrid. Questa opzione comporterebbe la responsabilità in solido dei depositi e delle banche da parte dei diversi Governi della zona euro. Impossibile però da attuare seriamente senza una vigilianza credizitia che sia centralizzata, con un trasferimento di sovranità dalla periferia al centro.

dal nostro corrispondente  Beda Romano - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/FWvWt 

giovedì 12 aprile 2012

Il timoniere bendato (Adriana Cerretelli, ilSole24Ore)

È la non-Europa il vero bersaglio dei mercati. Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Italia e anche Francia sono di volta in volta obiettivi-test per verificarne la coesione che non c'è o, quando fa finta di materializzarsi, lo fa regolarmente sull'orlo del baratro, in ritardo e con il contagocce. In breve con azioni insufficienti per essere davvero convincenti. In questo modo, invece di disarmarli, si invitano a nozze gli speculatori di tutto il mondo. di Adriana Cerretelli - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/X5XoS

mercoledì 11 aprile 2012

Guerra sui Mercati? Mantenere la Calma (Ma Agire)


Ascoltando i telegiornali di questa sera, si aveva la strana impressione che il nostro paese fosse ripiombato indietro di qualche mese, con spread a livelli molto alti e tensioni politiche casalinghe tutte giocate nelle dinamiche fra partiti (oggi in particolare all'interno della Lega).
Forse è il caso di mantenere la calma, e tentare di non seguire i giornalisti e i mercati nella loro ansia del minuto per minuto.

Certo, secondo alcuni commentatori i mercati avrebbero già condannato il governo Monti, e (tra l'altro) l'eccessiva titubanza nella riforma del lavoro. Mi pare un po' eccessivo fare una valutazione del genere; lo sguardo è probabilmente più ampio, legato a dati che non riguardano solo l'Europa, ma che naturalmente colpiscono il nostro continente perché più debole, o meglio più fragile (intendo cioè dire teoricamente non debole, ma con una struttura ancora in formazione).

Il discorso è sempre lo stesso, e se leggiamo come scossone casalingo un terremoto che è di più ampia portata rischiamo di fare fatiche inutili: fino a che i mercati non vedranno e sentiranno l'Europa come una comunità politica coesa, e quindi un Qualcosa/Qualcuno che sta dietro la Moneta e che può garantire i debiti dei singoli membri, sarà naturale per la speculazione vedere un bersaglio facile nei singoli paesi europei, a difesa dei quali non arriverà mai la risposta forte che sarebbe necessaria.

I Cattivi di questa recita - posto che di Cattivi si tratti, ma prendiamo per buona questa narrazione forse troppo semplificatoria - ci stanno inseguendo sapendo che il guadagno è facile, e il rischio è poco. Il Fondo Salva Stati è sicuramente inadeguato alle potenzialità di un gioco che ha leve elevatissime. Sono pochi carri armati, e anche un po' insicuri, di fronte a un esercito che ti salta addosso da punti diversi. Una guerra asimmetrica e perdente (per noi). A meno che...

Lo si è detto da più parti, e ormai lo abbiamo imparato. A meno che non arrivi la BCE e dica chiaro e tondo: garantisco io; e giochi pesante sul mercato, facendo piangere gli speculatori

Ma questa azione il Generale Draghi non può deciderla da solo; ha già fatto azioni in avanscoperta parecchio azzardate, e non può assumersi la responsabilità di una decisione che monetariamente è l'equivalente di una bomba atomica. 
Lo può fare se c'è un Presidente che dice: "Ora!", se c'è un'Autorità politica Una e Indivisibile che significhi al mondo "L'Europa c'è, e non è in svendita". 

Siamo ancora lontani da una situazione del genere; ma il paradosso positivo della tensione di oggi, è che a questo punto - quando anche la Spagna non riesce più a difendersi - siamo sempre più costretti a muoverci all'unisono. Per quanto molto imperfetto, il Fiscal Compact prende atto di questo, che siamo una realtà già de facto unita. 

Ora va fatto il passo in più. O almeno gli Eurobond, che comunque richiedono e implicano una Unione più forte. 

lunedì 9 aprile 2012

Olanda, tanto rigore ma conti fuori posto (dal Sole24Ore)

I più ottimisti possono sperare che - più delle vicende greche, portoghesi o irlandesi - la deriva dell'ex virtuosa Olanda riuscirà a far riflettere sulla necessità, sempre più urgente, di una mutualizzazione dei debiti pubblici e in ultima analisi di un'unione politica. Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/6Hoke

domenica 1 aprile 2012

L'Europa tra Scilla e Cariddi, di Mario Deaglio (laStampa, 1 aprile 2012)

(...)L’Unione europea non può semplicemente accettare una situazione del genere e continuare a inchinarsi ai mercati finanziari perdendo di vista la sostenibilità sociale delle manovre in corso e considerando gli andamenti di tali mercati come una (l’unica?) variabile indipendente, alla quale bisogna sempre adeguarsi senza discutere. Dovrebbe invece da un lato porre ordine in tali mercati, impedendo ondate speculative troppo brusche e rimuovendo l’opacità che ne caratterizza certi segmenti e dall'altro spostare in avanti gli obiettivi di pareggio dei bilanci pubblici e di riduzione dei debiti pubblici troppo frettolosamente fissati nel patto fiscale o «patto di bilancio» dei primi di marzo. Un pareggio troppo frettoloso potrebbe destabilizzare il sistema europeo per un lungo periodo.Potrebbe poi introdurre qualche forma di tassazione dei circuiti finanziari (spesso sinteticamente indicata come «Tobin tax»): gli introiti di tale imposta, come anche una parte degli introiti derivanti dalle manovre dei vari Paesi, dovrebbero essere subito reimmessi nell’economia sotto forma di misure di stimolo invece di venire passivamente sacrificati al dio Moloch del pareggio da raggiungere al più presto possibile. Se non si vuole seguire questa linea, non va scartata a priori la proposta avanzata venerdì a Cernobbio da Nouriel Roubini - l’economista turco-americano, laureato alla Bocconi che è stato uno dei pochi a prevedere la crisi - di immettere una fortissima liquidità nel sistema fino a far svalutare l’euro del 30 per cento. Per non finire nelle bocche di Scilla o sugli scogli di Cariddi l’Europa deve in ogni caso fare un salto di qualità e smetterla con il suo compiaciuto linguaggio burocratico, con le conferenze stampa annullate per nascondere i contrasti, con una visione troppo miope e troppo pericolosa.

giovedì 15 marzo 2012

L'Unione Politica è archiviata, prendiamone atto (Paolo Savona, da FULM.org)


Sulla stessa linea si è posta la Bundesbank indicando nella Bce un possibile untore, mentre essa ha trovato un modo per evitare che l'euro si impesti. Gli organi dell'Unione non riescono invece a evitare la peste della disoccupazione, che combattono a colpi di dichiarazioni a favore dello sviluppo. Eppure almeno uno strumento lo hanno: finanziare un piano di infrastrutturazione europea emettendo eurobond. Non lo fanno perché sarebbe un passo concreto verso l'unione politica, che non si vuole.
Se così è, si prenda nota che i patti europei che ci legano vanno rinegoziati alla luce dell'abbandono dell'obiettivo dell'unificazione politica e il mantenimento, se si vuole, del mercato unico europeo con moneta comune, che è ben altra cosa e non richiede il trasferimento di sovranità, ma solo, come si dice, patti chiari e amicizia lunga. Meglio farsi illuminare dal faro politico inglese, che fotografa la situazione dei reali fondamenti dei patti europei, o accenderne uno nuovo.