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giovedì 21 novembre 2013

Cristiani In Medio Oriente (da VaticanInsider)

(...) Il Pontefice ha quindi rivolto il suo pensiero al Medio Oriente, «terra benedetta in cui Cristo è vissuto, morto e risorto. In essa – l’ho avvertito anche oggi dalla voce dei Patriarchi presenti – la luce della fede non si è spenta, anzi risplende vivace. Ogni cattolico ha perciò un debito di riconoscenza verso le Chiese che vivono in quella regione. Da esse possiamo, fra l’altro, imparare la fatica dell’esercizio quotidiano di spirito ecumenico e dialogo interreligioso».

 «La Siria, l’Iraq, l’Egitto, e altre aree della Terra Santa, - ha proseguito Bergoglio - talora grondano lacrime. Il Vescovo di Roma non si darà pace finché vi saranno uomini e donne, di qualsiasi religione,colpiti nella loro dignità, privati del necessario alla sopravvivenza, derubati del futuro, costretti alla condizione di profughi e rifugiati. Oggi, insieme ai Pastori delle Chiese d’Oriente, facciamo appello a che sia rispettato il diritto di tutti ad una vita dignitosa e a professare liberamente la propria fede. Non ci rassegniamo a pensare il Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù, inseriti quali cittadini a pieno titolo nella vita sociale,culturale e religiosa delle nazioni a cui appartengono».(...)

mercoledì 13 novembre 2013

E' Vero Rispetto Del Pluralismo? E' Vera Laicità?

Ammetto di non riuscire ad accettare il tipo di ragionamento che è alla base della scelta della tv norvegese di obbligare una giornalista a non indossare un crocefisso, anche se capisco i presupposti da cui parte. Non riesco a condividere l'idea che rispetto del pluralismo significhi nascondere ogni minima traccia di "identità". 

I fattori di cui tener conto sono molteplici: va considerato, tra l'altro, che ormai il crocefisso viene usato come ornamento, quasi spoglio del suo reale significato (questo non è buona cosa, probabilmente, ma va tenuto in conto...). 

Inoltre: uno stesso simbolo può essere portato con maggiore o minore attenzione, oserei dire con maggiore o minore stile, e rispetto verso gli altri, mandando quindi segnali assai diversi. E ancora: diverso è un ambiente come quello della tv, e un servizio come il telegiornale, rispetto ad altri ambienti (l'ospedale, per esempio, dove i malati esigono un'attenzione maggiore, e quindi forse potrebbe essere corretta una regolamentazione più stretta).

Rischiamo il paradosso che il mondo occidentale decida di aprirsi a costumi altri (l'assenso al velo tradizionale per le donne di una parte del mondo africano o medioorientale, per esempio), ma sia timoroso fino all'eccesso dei "suoi" simboli.

Il problema non è affatto semplice, naturalmente, e quanto tratteggiato rappresenta un sunto molto parziale.

Ma quando il rispetto sembra avvicinarsi troppo alla paura, o a una troppo manifesta "cortesia istituzionale" (un po' artefatta), rischia di non essere una reale attenzione al pluralismo, ma scivolare nella sottile paura di manifestare qualsiasi differenza. 

Corriamo qualche rischio, seguendo questa strada.

FMM

Una catenina d’oro con una piccola croce di pietre scure . Un simbolo religioso comparso durante la conduzione di un tg al collo di una nota giornalista della tv Nrk, che ha fatto arrabbiare molti telespettatori musulmani e non solo. È accaduto in Norvegia. La protagonista della vicenda è la giornalista Siv Kristin Saellmann a cui alla fine è stato vietato di ripresentarsi in video con quella piccola croc e al collo. (...) Tuttavia l’episodio ha scatenato le polemiche. Ad alcuni osservatori è apparso «eccessivo» per un «Paese a maggioranza cristiana». Anche la diretta interessata non ha gradito molto quella che considerata una «censura». Al quotidiano «The Local» Saellmann ha detto di non aver apprezzato che «queste persone estranee abbiano potuto telefonare e dire al mio capo cosa io debba o non debba indossare». Tuttavia, ha concluso, «non voglio che le persone che mi guardano mentre faccio il mio lavoro di conduzione mi considerino in qualche modo di parte, voglio essere il più neutrale possibile. Però - spiega ancora - Non ho mai pensato che questa croce, lunga non più di un centimetro e mezzo e che mi era stata regalata da mio marito durante una recente vacanza a Dubai come semplice gioiello, potesse causare tanto clamore . Non ho indossato la croce per provocare. Sono cristiana ma finora ho visto croci un po’ ovunque, anche come oggetti di moda, e non credo che la gente reagisca per questo».(...)

mercoledì 21 agosto 2013

Arabi vs arabi la democrazia è un miraggio (da laStampa.it)

(...) Si parte dalla contrapposizione religione/laicità, che spinge a divisioni politiche inconciliabili soprattutto perché – con un equivoco che non è solo semantico ma profondamente concettuale – nel mondo islamico «laico» è equivalente ad ateo. La maturazione di un modo più corretto di impostare la questione, con il rafforzamento (come faticosamente è diventato possibile nel mondo cristiano) della opzione di una religiosità laica, non è certo per domani, anche se non mancano gli intellettuali islamici che stanno cercando di spingere in questa direzione. Nel frattempo i laici vedono da un lato un islamismo violento, wahabita nell’ideologia e jihadista nella prassi, e dall’altro un islamismo moderato (come quello dei Fratelli Musulmani o del partito Akp in Turchia) che temono voglia perseguire, anche se con mezzi pacifici, la stessa finalità di un’islamizzazione della società imposta con la legge. Un timore che arriva a portare, come oggi in Egitto e ieri in Turchia, sedicenti democratici a schierarsi a favore di dittature militari anche profondamente repressive, ma laiche.  

La seconda contrapposizione si riferisce alla spaccatura fra musulmani ed appartenenti ad altre religioni. Il Medio Oriente è stato sempre caratterizzato da una pluralità di comunità religiose che, anche in regimi non pluralisti, avevano finora mantenuto spazi di «agibilità» e un’integrazione di fondo con le maggioranze musulmane. Pensiamo soprattutto alle antiche comunità cristiane d’Oriente. I dittatori laici (Saddam, Mubarak, Assad e lo stesso Gheddafi) avevano, agli occhi di queste comunità, il non secondario merito di non discriminare nei loro confronti. Certo, opprimevano tutti i cittadini, ma non in quanto appartenenti o no all’Islam. In tutti i Paesi in cui i dittatori laici sono stati sostituiti da governi di maggioranza islamica (Iraq, Egitto, Libia), i cristiani hanno cominciato a sentirsi minacciati dagli islamisti più radicali, ma spesso con la connivenza o la passività degli islamisti moderati, mentre in Siria la presenza nello schieramento anti-Assad di gruppi wahabiti ha comprensibilmente aumentato l’avversione delle minoranze non islamiche nei confronti di un’ipotesi di caduta del regime e il sospetto nei confronti di una «democrazia islamica». 

Ma la spaccatura più significativa, più generalizzata, più drammatica è quella fra sunniti e sciiti. Si tratta di uno scisma all’interno dell’Islam che ha radici antiche, visto che nacque per una disputa sulle modalità di successione al Profeta, e che nei secoli ha visto un alternarsi di periodi di quiescenza con periodi di feroce scontro non molto diversi da quelli che per secoli hanno caratterizzato il difficile rapporto fra cattolici e protestanti.  (...)

lunedì 19 agosto 2013

Gli Attacchi Alle Chiese In Egitto (ilPost)

Sabato 17 agosto, durante una conferenza stampa, il portavoce della presidenza egiziana ha accusato i media occidentali di occuparsi troppo delle azioni del governo nei confronti dei Fratelli Musulmani, ma di aver completamente dimenticato di raccontare gli attacchi che in questi giorni hanno subito le chiese copte in Egitto. Secondo il portavoce, almeno 12 chiese sono state attaccate e incendiate negli ultimi giorni.

L’agenzia di stampa Associated Press ha pubblicato ieri sera un lungo articolo in cui racconta queste violenze, firmato dall’esperto giornalista egiziano e direttore dell’ufficio del Cairo di APHamza Hendawi. Quasi tutte le violenze, scrive Hendawi, hanno avuto luogo fuori dal Cairo e spesso, oltre alle chiese, sono state attaccate anche abitazioni private. Almeno 40 tra chiese e altri edifici religiosi sono stati saccheggiati negli ultimi giorni e altri 23 sono stati incendiati e pesantemente danneggiati. Funzionari anonimi hanno rivelato ad AP che almeno due copti sono stati uccisi negli ultimi giorni, uno ad Alessandria ed un altro nella provincia meridionale di Sohag.
Le violenze si sono concentrate sulla comunità copta, legata ad una delle più antiche chiese cristiane del mondo, che in Egitto rappresenta una minoranza religiosa di quasi 10 milioni di persone, più o meno il 10 per cento della popolazione egiziana (che è in totale di circa 85 milioni di persone). Venerdì la chiesa copta ha diffuso un comunicato, confermando il suo appoggio al governo militare. Sono stati attaccati anche alcuni edifici cattolici.

giovedì 8 novembre 2012

Terrore Qaedista in Mali


AL ABAMAKO (Mali)- Bulldozer, mazze e picconi. Sono le armi con cui gli integralisti islamici, che occupano Timbuctu dal marzo scorso, stanno distruggendo l’immenso patrimonio artistico della «Perla del deserto». Ultimo bersaglio, il monumento all’Indipendenza che sorge al centro della città, preso di mira sabato dai qaedisti del Mali. Una statua di Al Faruk, leggendario protettore della «città dei 333 santi», incorniciata da una costruzione triangolare in muratura.

CONFLITTO INTERRELIGIOSO - Nell’oscurantismo praticato con sistematica violenza dai gruppi terroristici che hanno imposto la sharia su quasi due terzi del territorio del Mali, soltanto Allah può essere venerato. Così come in Tunisia e Libia distruggono mausolei sacri al sufismo (corrente spirituale dell’islam) e luoghi di culto musulmani e cristiani patrimoni dell’umanità “protetti” dall’Unesco. Tutto quello che è prova di culti più antichi e radicati del loro bieco salafismo o integralismo islamico, anche all’interno dello stesso islam, viene distrutto.

giovedì 13 ottobre 2011

"Siano rispettati i diritti di tutti"


Città del Vaticano (AsiaNews) – In Egitto siano rispettati i diritti di tutti, in particolare delle minoranze. E’ l’appello lanciato oggi da Benedetto XVI che, al termine dell’udienza genrale si è detto “profondamente rattristato dagli episodi di violenza che sono stati commessi al Cairo domenica scorsa” e ha espresso il proprio sostegno “agli sforzi delle autorità egiziane, civili e religiose, in favore di una società nella quale siano rispettati i diritti umani di tutti, e, in particolare, delle minoranze, a beneficio dell'unità nazionale”. Il Papa si è detto vicino al “dolore delle famiglie delle vittime e dell'intero popolo egiziano, lacerato dai tentativi di minare la coesistenza pacifica fra le sue comunità, che è invece essenziale salvaguardare, soprattutto in questo momento di transizione”. “Esorto i fedeli – ha concluso - a pregare affinché quella società goda di una vera pace, basata sulla giustizia, sul rispetto della libertà e della dignità di ogni cittadino”.

In precedenza, il Papa nel discorso per l’udienza generale aveva evidenziato come la nostra storia anche se segnata da “dolori, incertezze, momenti di crisi” è “una storia di salvezza”, perché nella nostra storia e nella nostra vita “Dio è già presente”. E’ l’insegnamento che Benedetto XVI trae dalla lettura del Salmo 126, del quale ha parlato oggi, continuando nella illustrazione di tali preghiere.

Benedetto XVI ha così parlato di una preghiera “dalle note festose, che nella gioia canta le meraviglie di Dio”: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”. E’ il ricordo della “esperienza esaltante della salvezza”, “quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion”. Si parte da una situazione di sofferenza e di bisogno nella quale Dio opera la salvezza e “riporta” la situazione come era prima, anzi in meglio.

E’ quanto accade al popolo di Israele tornando in patria dall’esilio babilonese. Era la fine della deportazione in terra straniera.(...)

http://www.asianews.it/notizie-it/Papa:-in-Egitto-siano-rispettati-i-diritti-di-tutti,-in-particolare-delle-minoranze-22887.html