Ammetto di non riuscire ad accettare il tipo di ragionamento che è alla base della scelta della tv norvegese di obbligare una giornalista a non indossare un crocefisso, anche se capisco i presupposti da cui parte. Non riesco a condividere l'idea che rispetto del pluralismo significhi nascondere ogni minima traccia di "identità".
I fattori di cui tener conto sono molteplici: va considerato, tra l'altro, che ormai il crocefisso viene usato come ornamento, quasi spoglio del suo reale significato (questo non è buona cosa, probabilmente, ma va tenuto in conto...).
Inoltre: uno stesso simbolo può essere portato con maggiore o minore attenzione, oserei dire con maggiore o minore stile, e rispetto verso gli altri, mandando quindi segnali assai diversi. E ancora: diverso è un ambiente come quello della tv, e un servizio come il telegiornale, rispetto ad altri ambienti (l'ospedale, per esempio, dove i malati esigono un'attenzione maggiore, e quindi forse potrebbe essere corretta una regolamentazione più stretta).
Rischiamo il paradosso che il mondo occidentale decida di aprirsi a costumi altri (l'assenso al velo tradizionale per le donne di una parte del mondo africano o medioorientale, per esempio), ma sia timoroso fino all'eccesso dei "suoi" simboli.
Il problema non è affatto semplice, naturalmente, e quanto tratteggiato rappresenta un sunto molto parziale.
Ma quando il rispetto sembra avvicinarsi troppo alla paura, o a una troppo manifesta "cortesia istituzionale" (un po' artefatta), rischia di non essere una reale attenzione al pluralismo, ma scivolare nella sottile paura di manifestare qualsiasi differenza.
Corriamo qualche rischio, seguendo questa strada.
FMM
Una catenina d’oro con una piccola croce di pietre scure . Un simbolo religioso comparso durante la conduzione di un tg al collo di una nota giornalista della tv Nrk, che ha fatto arrabbiare molti telespettatori musulmani e non solo. È accaduto in Norvegia. La protagonista della vicenda è la giornalista Siv Kristin Saellmann a cui alla fine è stato vietato di ripresentarsi in video con quella piccola croc e al collo. (...) Tuttavia l’episodio ha scatenato le polemiche. Ad alcuni osservatori è apparso «eccessivo» per un «Paese a maggioranza cristiana». Anche la diretta interessata non ha gradito molto quella che considerata una «censura». Al quotidiano «The Local» Saellmann ha detto di non aver apprezzato che «queste persone estranee abbiano potuto telefonare e dire al mio capo cosa io debba o non debba indossare». Tuttavia, ha concluso, «non voglio che le persone che mi guardano mentre faccio il mio lavoro di conduzione mi considerino in qualche modo di parte, voglio essere il più neutrale possibile. Però - spiega ancora - Non ho mai pensato che questa croce, lunga non più di un centimetro e mezzo e che mi era stata regalata da mio marito durante una recente vacanza a Dubai come semplice gioiello, potesse causare tanto clamore . Non ho indossato la croce per provocare. Sono cristiana ma finora ho visto croci un po’ ovunque, anche come oggetti di moda, e non credo che la gente reagisca per questo».(...)
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