L'accordo tra il "5+ 1" (Usa, Inghilterra, Francia, Russia e Cina, più la Germania) e l’Iran è difficile da valutare: sembra essere inevitabile, forse anche per certi aspetti "positivo", al tempo stesso inutile. E comunque porta con sé una quota di "rischio" che non può essere sottovalutata, e che rende molto comprensibile la dura reazione israeliana.
Inevitabile, perché ormai le mosse dei giocatori si erano portate su un territorio dal quale "ritirarsi" era forse impossibile, a meno di non voler aprire una fase "drammatica" ed "esplicita" del conflitto (la fase "implicita" e coperta essendo già in corso).
Positivo, sia pur detto con moltissime cautele, perché almeno sulla carta vengono posti limiti all'attività iraniana, pur con inevitabili ambiguità; e questi limiti - teoricamente - possono servire a "sorvegliare" Teheran, che è chiamata ad accettare le ispezioni dell'ONU, senza più alcun alibi (non che prima le motivazioni per rifiutarle fossero reali e fondate, ma è comunque importante togliere quasiasi pretesto); il problema è naturalmente capire se le ispezioni riusciranno a essere così stringenti da verificare effettivamente le eventuali violazioni al patto.
Inutile, perché questi sei mesi di prova possono funzionare, ma se il Medio Oriente tutto non viene coinvolto - e in questo senso all'orizzonte c'è anche la drammatica questione siriana - questo accordo non porrà certo le basi di una pace duratura (solo in un quadro di pace ogni paese potrebbe legittimamente rivendicare autonomia nelle scelte energetiche).
Anzi: come segnalato in uno degli articoli qui sotto riportati, il rischio è che l'accordo segni una "stabilizzazione" del regime iraniano, che può trovare ossigeno (anche finanziario) con il quale resistere ai segnali e ai tentativi di cambiamento.
E' proprio questa - in ultimo - la posta in palio con il nucleare, per Teheran: non un'improbabile guerra atomica, ma il "congelamento" della situazione politica interna, l'alzare il prezzo di qualsiasi possibile cambiamento profondo.
Non potendo e non volendo alzare la tensione, forse l'Occidente non poteva fare altro, per il momento.
Una scelta inevitabile, dunque. Ai fatti decidere se sarà stato un primo felice passo, o un azzardo che pagheremo più caro, più avanti.
Meglio prepararsi a tutto.
Francesco Maria Mariotti
Non è tutto oro quel che luccica. L’accordo tra il “5+1” (Usa, Inghilterra, Francia, Russia e Cina, più la Germania) e l’Iran suscita perplessità e malcontento in più di un attore del grande gioco mediorientale, e non solo. La sospensione per sei mesi delle sanzioni sulla Repubblica Islamica iraniana, ottenuta in cambio di alcune concessioni all’Occidente sul programma nucleare, promette di portare circa sette miliardi di dollari nelle casse di Teheran. Un miglioramento, anche se lieve, delle condizioni economiche del Paese verrebbe sfruttato dal regime degli Ayatollah per legittimare la propria permanenza al potere, messa in crisi dalle proteste del 2009 e dal peggioramento delle condizioni di vita di milioni di iraniani, stretti tra disoccupazione e inflazione. I primi “sconfitti” di questo accordo sarebbero quindi gli oppositori interni del regime.(...)
«L’intesa sicuramente rafforza la Repubblica Islamica nel suo complesso», spiega Pejman Abdolmohammadi, docente di Storia e istituzioni dei paesi islamici all’Università di Genova. «La questione è abbastanza complessa. I “falchi” del clero sciita e dei Pasdaran stanno già attaccando l’accordo raggiunto, sostenendo che ci si è spinti troppi avanti, ma si tratta del solito gioco delle parti. L’ala moderata rappresentata da Rohani e dal ministro degli Esteri Zarif è riuscita nell’impresa di ottenere al tavolo dei negoziati l’allentamento delle sanzioni, con conseguenze economiche favorevoli per la popolazione iraniana, stabilizzando di fatto la Repubblica Islamica. Questa è una cosa positiva per tutti i suoi sostenitori».(...)
A riassumere il capitolo meno noto della diplomazia dell’amministrazione Obama è stato il luogo della Casa Bianca scelto per annunciarne il successo: la State Dining Room, con alle spalle il grande ritratto di Abramo Lincoln. Proprio a Lincoln infatti Obama si riferì nel discorso di insediamento a Washington, il 20 gennaio 2009, ispirandosi alla sua scelta di «cooperare con i nemici» dopo la vittoria nella guerra civile per mandare un messaggio esplicito all’Iran: «Tenderemo la mano, se voi aprirete il pugno».
Cosa concede l'Iran in cambio dell'alleggerimento delle sanzioni?
Il Paese non ha ceduto, per il momento, sull'arricchimento dell'uranio a scopi civili ma deve neutralizzare l'uranio già arricchito al 20% (considerato vicino a quello necessario per armi atomiche) riconvertendolo o diluendolo fino al 5 per cento. Nell'accordo la comunità internazionale concede infatti a Teheran di continuare ad arricchire l'uranio fino al 5 per cento. Le centrifughe in grado di effettuare un arricchimento superiore dovranno essere disattivate e il Paese non ne produrrà di nuove. Questa parte dell'accordo comporta che circa la metà delle centrifughe in funzione a Natanz e tre quarti di quelle di Fordow verranno rese inoperative. Congelerà le attività nell'impianto di acqua pesante di Arak che, se costruito, potrebbe produrre plutonio per un'arma nucleare.
di Roberta Miraglia. Con un articolo di Roberto Bongiorni - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/deALF
Leggi anche:
Nessun commento:
Posta un commento