Giovedì ha volato per la prima volta un drone con motore a getto e tecnologia stealth made in China. Si chiama Lijian: Spada affilata. Verrà usato in operazioni antiterrorismo, ricognizione, combattimento, dice la stampa cinese. La tecnologia stealth (furtiva o invisibile) permette di sfuggire ai radar.
Un apparecchio senza pilota che secondo gli esperti occidentali somiglia nel disegno alle ali a forma di pipistrello dell’RQ-170 Sentinel, prodotto dalla Lockheed Martin e impiegato dagli americani fin dal 2007. La tecnologia bellica cinese è all’inseguimento. Ma si è avvicinata: l’Esercito popolare di liberazione ha già sviluppato piccoli droni per uso tattico e corto raggio e altri apparecchi senza pilota che somigliano in modo impressionante agli americani Reaper e Predator, usati nella caccia ai terroristi di Al Qaeda dal Medio Oriente al Pakistan e all’Afghanistan.
Anche i cinesi sono in grado di armare i loro droni: recentemente un alto ufficiale dell’ufficio antidroga ha detto al Quotidiano del Popolo che l’uso di un drone è stato preso in considerazione per eliminare un trafficante birmano che si nascondeva nella foresta di Myanmar ed era ricercato per l’uccisione di 13 marinai di un peschereccio cinese. Il narcotrafficante fu poi arrestato e giustiziato dopo un processo.
Un altro impiego dei droni è la ricognizione aerea e Pechino potrebbe inviarli anche a pattugliare la zona delle isole Diaoyu/Senkaku, controllate dal Giappone. Tokyo, che chiama le isole Senkaku, minaccia di aprire il fuoco sugli apparecchi che violano lo spazio aereo. Pechino, che le chiama Diaoyu, replica che l’abbattimento di un velivolo, anche senza pilota come un drone, «sarebbe un atto di guerra». (...)
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