Pur non coinvolgendoli in maniera diretta, le iniziative degli Stati Uniti nel campo della sicurezza rischiano, infatti, di alimentare i timori di una lunga serie di paesi, primi fra tutti quelli del delicato scacchiere asiatico. Ciò vale tanto per realtà come il Giappone o la Corea del Sud, che intrattengono solide relazioni con Washington sin dall’inizio degli anni Cinquanta ma che potrebbero essere in qualche modo contagiati dalla “sindrome europea”, anche alla luce del “riallineamento geopolitico” che stanno sperimentando e della relativa autonomizzazione che lo accompagna, quanto per realtà come la Cina e, per certi aspetti, l’India, che con gli Stati Uniti coltivano un rapporto più complesso, permeato da una parte da una certa diffidenza, dall’altra (almeno allo stato attuale delle cose) da considerazioni di reciproco interesse(1). Allo stesso modo, le notizie sulle attività statunitensi hanno comportato la vivace reazione di alcuni paesi dell’America Latina, primi fra tutti il Messico (che tradizionalmente gestisce in maniera difficile la prossimità fisica con il vicino nordamericano e l’influenza da questo esercitata sui suoi equilibri interni) e il Brasile, che, nonostante le difficoltà sperimentate da qualche tempo a questa parte, appare intenzionato ad affermare con crescente concretezza il ruolo politico che la posizione ricoperta in seno al gruppo del BRICs gli assegna “in potenza”(2). Anche la trasversalità di questi timori è significativa. Negli ultimi mesi l’amministrazione USA sembra, infatti, essere riuscita (forse per la prima volta dall’inizio della sua parabola politica) a coagulare un effettivo “consenso trasversale”, pur se in chiave più o meno apertamente antagonista. Per chi – in Europa soprattutto – continuava a confidare in Barack Obama per ristabilire su basi più solide un rapporto transatlantico percepito come ormai logoro, è questa, forse, la fine delle illusioni. Un simile giudizio merita, tuttavia, di essere oggetto di qualche considerazione più ampia.
"Una simile pace dovrebbe permettere a tutti gli uomini di navigare senza impedimenti oceani e mari." (Carta Atlantica, 14 agosto 1941)
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