giovedì 21 novembre 2013

Bilancio Europeo: Luci e Ombre

L'Aula di Strasburgo ha dato il via libera al maxi bilancio europeo che finanzierà le politiche dell'Unione per i prossimi sette anni.
Un accordo segnato da luci e ombre che, ancora una volta, riflettono la crisi e l'incertezza di questi anni.
L'ombra più lunga sono i numeri assoluti: le risorse messe in gioco per finanziare l'ambizioso programma Europa2020, per un`Europa della crescita intelligente sostenibile e inclusiva, si fermano a 959 miliardi di euro, contro i 1045 che chiedevano Commissione e Parlamento.
Il problema non è solo la riduzione: è soprattutto il fatto che, per la prima volta, i finanziamenti complessivi per la coesione, l`agricoltura, la ricerca, sono ridotte anziché aumentate. 
La ragione è semplice: gli Stati membri hanno bilanci in sofferenza e stentano a finanziare il bilancio europeo che, a oggi, dipende ancora integralmente da quelli dei singoli Paesi membri.
Gli aspetti positivi del maxi bilancio pero, sono molti.
Prima di tutto saranno subito disponibili quasi due miliardi e mezzo di euro per sostenere l`occupazione, dei giovani e la ricerca e per rafforzare il nuovo programma Erasmus per tutti.
Risorse importantissime in questo momento, soprattutto per i Paesi più in difficoltà.
Altri aspetti positivi riguardano i meccanismi di spesa dei finanziamenti: se le risorse non aumentano, sarà comunque decisamente ridotto il rischio di "perderle".
Le somme non utilizzate, infatti, costituiranno una sorta di "salvadanaio" che potrà essere usato negli anni futuri.
Suona, infine, un campanello di allarme per i Paesi, come il nostro, sotto sforzo per rimanere nei parametri europei: si chiama "condizionalità macroeconomica".
In pratica, i finanziamenti europei sono collegati alla corretta gestione economica di un Paese e, in caso di mancato rispetto degli impegni, possono essere sospesi.
E' chiaro che questa regola mira a rafforzare una buona gestione dei conti ma, nei fatti, rischia di penalizzare uno Stato membro già in difficoltà, svuotando di significato il senso della politica di coesione.
Tagliare i finanziamenti ai Paesi che sono in crisi, produce solo una crisi peggiore.
Purtroppo nonostante la posizione contraria di una parte consistente del Parlamento questo principio apre un capitolo di incertezza su una parte importante del bilancio europeo per molti Paesi.


Non è ancora stato possibile dotare l'Unione di risorse proprie, gli eurobond (e qualsiasi delle diverse ipotesi e opzioni di messa in comune dei debiti sovrani) sono duramente osteggiati, di tassa sulle transazioni finanziarie come risorsa propria dell´Unione non si parla più e le risorse ordinarie sono state robustamente ridotte. Le conseguenze sono immediate: ci sono meno fondi per le politiche di coesione proprio quando le rotture sociali tra i territori e nei territori aumentano per effetto dell´indebolimento del welfare; cala la dotazione del fondo sociale in concomitanza con l´aumento della disoccupazione; anche uno strumento come la "garanzia giovani" (che non crea certo nuovi posti di lavoro ma protegge come fanno in genere gli ammortizzatori sociali le fasce giovanili più deboli) ha a disposizione una quantità modestissima di finanziamenti e per questo diviene un simboli sostanzialmente inefficace.
La schizofrenia insita nel definire l´obiettivo ambizioso e non creare poi le condizioni per realizzarlo cade pesantemente sulle condizioni materiali della vita delle persone che finiscono per non credere più agli impegni che la politica e le Istituzioni prendono con loro. Le perplessità nascono dallo scarto crescente tra il dire e il fare, non è determinato da ostilità ideologiche verso l'Europa o da strumentali calcoli politici; per questo scetticismo si consolida è più difficile da rimuovere. Ne deriva un contributo forte alla contrarietà dei cittadini alle Istituzioni europee. Il tema riguarda tutti, progressisti e conservatori, e viene prima delle proposte di merito relative alla politica economica e sociale.
Contrastare questa deriva negativa e pericolosa è possibile, ma richiede una scelta netta di metodo e di coerenza politica. È indispensabile usare sempre il linguaggio della verità e non accreditare mai ipotesi che si sa non realizzabili. Ciò vuol dire non solo rifuggire dalla demagogia, cosa che si dovrebbe sempre fare, ma avere il coraggio di affrontare i temi più difficili anche mettendo in conto di avere difficoltà nel costruire consenso tra i propri rappresentanti.

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