martedì 4 dicembre 2012

Donne Che Vogliono Combattere In Prima Linea


Ho già scritto in passato su come sia problematica - dal mio punto di vista - l'idea (e la realtà) di donne che combattono in prima linea in guerra. E' un dilemma non facile, e capisco che le donne che vogliono dare il loro contributo alla sicurezza nazionale possano sentire come intollerabile un limite legato alla differenza di genere. 

Eppure, come appunto già scrivevo, mi riesce difficile pensare a una così piena parità da includere anche la violenza come fattore da "parificare", da mettere nella bilancia del confronto uomini-donne. 

E' un passaggio che forse necessiterebbe di una riflessione più approfondita. Anche se - comunque meglio precisarlo - la libertà personale di ogni donna di decidere come gestire la propria vita rimane indiscutibile. 

Eppure questo è un problema che ha comunque una ricaduta su di noi, su come vediamo anche il rapporto uomo-donna, non solo nella guerra. 
Non sottovalutiamo il dilemma.

Francesco Maria Mariotti

La scorsa settimana quattro soldatesse americane hanno incaricato l’ACLU (American Civil Liberties Union), un’organizzazione non governativa a difesa dei diritti civili e delle libertà individuali negli Stati Uniti, di depositare una causa alla Corte Federale di San Francisco contro il Pentagono. Le soldatesse chiedono una cosa apparentemente ovvia: poter combattere per l’esercito di cui fanno parte. La Difesa degli Stati Uniti impone infatti delle restrizioni nei confronti delle donne nell’esercito, alle quali è vietata l’azione diretta sul campo.
Il maggiore Mary Jennings Hegar, una delle quattro soldatesse ad aver promosso la causa, era in missione in Afghanistan quando il veicolo sul quale viaggiava, che trasportava dei militari feriti, fu attaccato. Nonostante fosse stata colpita da un proiettile portò a termine la missione e per questo motivo guadagnò la Purple Heart, la medaglia che viene conferita ai militari americani che si sono distinti in battaglia. Ma in realtà Hegar, che è stata in Afghanistan tre volte, in quel momento non era ufficialmente impiegata in un’operazione militare sul campo. Molte operazioni infatti, pur non essendo tecnicamente sul campo, comportano rischi per i militari. Per questo motivo le quattro soldatesse ritengono che le restrizioni imposte dalla Difesa statunitense siano incostituzionali, anche perché, dato che le donne costituiscono il 14 per cento di tutti i soldati americani attivi (un milione e 400 mila), viene di fatto vietato loro l’accesso a 238 mila professioni e la possibilità di ricoprire posizioni di rilievo e ottenere promozioni. 
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