Le spinte decisive appaiono però quelle dall’esterno, ovvero la crescente assertività cinese, con il connesso build up militare, e le richiese americane di un maggiore coinvolgimento di Tokyo in una strategia di “blocco” che ha l’obiettivo di garantire la stabilità regionale. Si tratta di spinte convergenti seppure di segno opposto. Stanno diventando un fattore di accelerazione per una linea di sviluppo che altrimenti sarebbe lenta e contraddittoria. In Giappone infatti il pacifismo è ben radicato nelle coscienze. Ben pochi auspicano un ritorno a quel passato militarista che proprio la Costituzione e il suo articolo 9 intendevano cancellare. Ma sempre più urgente appare agli occhi dell’opinione pubblica una risposta secca e “muscolare” a quelle che vengono percepite come provocazioni cinesi. La difesa delle pur lontanissime Senkaku è un assioma indiscutibile per tutti. L’ipotesi di chiedere un parere alla Corte internazionale di Giustizia è respinta con sdegno seppure con scarsa coerenza politica (alla stessa Corte di Giustizia ci si vuole appellare per il contenzioso con la Corea del Sud, dove sono invertiti i ruoli di chi rivendica e chi ha già il controllo di un arcipelago).(...)
Giappone: la Costituzione pacifista e le nuove esigenze strategiche (Aspenia online)
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