(...) Ma in questo modo ci sfugge la verità. Sulla Grecia, sulla Germania e sull’Europa. Pieper parla di “rimozione di massa” per spiegare ciò che sta accadendo, e i meccanismi di difesa dei politici, in particolare, funzionano a meraviglia.
Ecco come si è presentata la Grecia agli occhi di Pieper nell’ottobre del 2012: donne in avanzato stato di gravidanza supplicano gli ospedali di farle entrare, e se non hanno un’assicurazione o denaro a sufficienza nessuno le aiuta a mettere al mondo i loro figli. Persone che fino a poco tempo fa facevano ancora parte della classe media raccolgono resti di frutta e legumi per le strade della periferia di Atene.
Un vecchio racconta che non può più pagare le medicine per il cuore perché la sua pensione è stata dimezzata. Dopo aver lavorato per più di quarant’anni pensava di aver fatto il suo dovere, ma oggi non capisce più come funziona il mondo. Le persone che vanno in ospedale sono invitate a portarsi da casa lenzuola e cibo. Da quando le imprese di manutenzione sono state congedate sono i medici, gli infermieri e gli aiuto-infermieri (senza stipendio da mesi) che si incaricano della gestione delle strutture. In ospedale mancano guanti e cateteri. L’Unione europea parla di un rischio di propagazione di malattie infettive. (...)
Non serve essere una Cassandra o un esperto per immaginare l’impatto che tutto questo può avere sulle relazioni sociali tra gli individui e sul clima della società greca. Il risentimento nei confronti di un sistema corrotto e di una politica internazionale i cui aiuti finiscono nelle casse delle banche anziché nelle tasche dei bisognosi è enorme. E se possibile sta aumentando. Gli uomini portano questo odio a casa, in famiglia, e i loro figli lo riportano in strada. I gruppi violenti che attaccano le minoranze si moltiplicano rapidamente.
A novembre gli Stati Uniti hanno emanato un avviso per chi aveva intenzione di recarsi in Grecia, sottolineando la pericolosità del paese, in particolare per i neri. Per la Grecia, da sempre considerata un luogo ospitale, è qualcosa di sconvolgente.
In tempi normali anche il più terribile degli eventi non è sufficiente a mettere l’individuo in ginocchio, spiega Pieper, perché tutti noi siamo dotati di un istinto di sopravvivenza estremamente sviluppato. E questa è una buona notizia. La cattiva notizia è che questo istinto funziona soltanto in una società in salute, capace di ammortizzare lo shock. La tragedia di Utøya ha mostrato la forza che una società di questo tipo è in grado di sprigionare. Tutta la Norvegia ha sostenuto le vittime dopo il massacro, come se qualcuno avesse coperto il paese con una campana di solidarietà.
In Grecia le fondamenta della società sono state erose fino a farla affondare. La crisi ha annientato lo stato sociale. “L’uomo – scrive Geog Pieper – si trasforma in un essere selvaggio in questo tipo di situazioni drammatiche”. La necessità lo allontana dalla ragione, e l’egoismo prende il posto della solidarietà. (...)
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