mercoledì 12 dicembre 2012

Siria come la Libia?

Andiamo verso una nuova Libia? Il riconoscimento americano della Coalizione degli insorti come rappresentante legittimo del popolo siriano, seguita oggi anche dalla dichiarazione europea di Marrakesh dello stesso tenore, segna una svolta forse ancora maggiore dello schieramento dei Patriot della Nato ai confini della Turchia. Anche se la Francia e altri Paesi che fanno parte del gruppo "Amici della Siria" affermano di non essere pronti di Alberto Negri - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/nc8uh

Se i generali parlano con i ribelli via Skype. Dai media sale un ronzio inverificabile sulla possibilità di un’imminente azione militare a favore dei ribelli. Il numero domenicale del Times – quello di solito dedicato agli scoop – sostiene che l’Amministrazione Obama sta cedendo ai ribelli uno stock di armi pesanti comprato dalla Libia, residuato funzionante degli arsenali di Gheddafi, e ora intende appoggiare i ribelli in guerra, lasciando perdere gli aiuti “non letali”. Pochi giorni prima il Times aveva intervistato una fonte militare dentro il Pentagono, che aveva assicurato: “Siamo in standby, siamo pronti a intervenire nel giro di pochi giorni”. Ieri altra stampa inglese, Guardian e Independent, raccontavano di un meeting – poche settimane fa – tra il capo di stato maggiore britannico, il generale David Richards, e generali di Francia, Stati Uniti e Turchia, più due paesi arabi che già hanno partecipato alle operazioni in Libia, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti (manca l’Italia). Il giornale francese Figaro venerdì ha pubblicato la notizia che militari francesi sono entrati in Siria per parlare con i ribelli e avere un quadro esatto, e gli incontri sono avvenuti tra il confine libanese e la capitale Damasco. Anche militari americani e inglesi si sono incontrati con i ribelli, scrive il Figaro, ma dietro il confine turco, “per paura di rapimenti”. Il Pentagono passerebbe giornate a parlare con i ribelli dentro la Siria via Skype. Decidere di chi fidarsi e di chi no potrebbe essere il compito più pericoloso, più che la reazione armata di Assad. 
http://www.ilfoglio.it/soloqui/16151

Nessun commento:

Posta un commento